
Secondo Paolo Zangrillo, l’intelligenza artificiale “è un’opportunità per la Pubblica amministrazione, ma servono competenze”. Il ministro non ha dubbi. Negli ultimi trent’anni, l’Italia e l’Europa si sono trovate in una posizione particolare nel panorama della digitalizzazione, agendo come una sorta di arbitro tra le dinamiche, spesso contrastanti, di Stati Uniti e Cina. Un trend che ha posto il blocco a spendere troppo tempo sulle regolamentazioni tecnologiche invece che nell’applicazione degli strumenti e per la formazione dei cittadini. Scorci che arrivano dalla AI Week di Milano, la settimana dedicata all’intelligenza artificiale, che ha raccolto oltre 375 interventi da aziende di tutto il mondo. “L’Italia è sotto la media europea per conoscenze tecnologiche di base”, ha ricordato Zangrillo, sottolineando che “prima che portare l’intelligenza artificiale negli uffici pubblici bisogna formare le persone. È una grande opportunità ma servono competenze. Dobbiamo accompagnare il percorso di adozione anche per sfatare il mito di sostituzione dei lavoratori odierni. L’uomo sarà sempre al centro ma non possiamo negare il supporto dell’intelligenza artificiale nello svolgere mansioni ripetitive, poco creative”.
Sulla stessa falsariga è Alec Ross, ex consigliere per l’innovazione del dipartimento di stato di Hillary Clinton e con un ruolo chiave nella campagna digitale di Barack Obama. “La Silicon Valley è piena di talenti italiani. Perché sono lì e non in Europa? La burocrazia ha rallentato gli investimenti nel vostro Paese e questo spinge i giovani e le aziende a guardare altrove. Pensiamo all’AI Act – prosegue Ross – quasi 400 pagine alla ricerca di un problema. L’Ue non è riuscita a bilanciare rischi e opportunità, producendo un documento che, di fatto, porta ulteriori vantaggi a Usa e Cina nella corsa all’intelligenza artificiale”. Secondo Ross, ad essere penalizzata maggiormente in tale scenario è proprio l’Italia “in fondo all’indice Desi sulla digitalizzazione dell’economia e della società. Un risultato inaccettabile alla luce di un potenziale inespresso”.
Ci sono però degli aspetti positivi: “Non siamo all’anno zero ma l’economia italiana, con forti radici territoriali, adesso può sperimentare qualcosa di nuovo – spiega Ross – c’è da agire, tempestivamente, anche come sistema-Paese, per non perdere ulteriore terreno nei confronti del resto del mondo”. Durante la AI Week, è stata presentata l’Agenda per l’intelligenza artificiale nelle imprese italiane. Stando ai fautori, Compagnia delle Opere, Fabbrica dell’Eccellenza e Università degli studi di Bergamo, le organizzazioni possono diventare protagoniste, non comparse, della trasformazione digitale nazionale: “Sono il terreno ideale per sperimentare modelli organizzativi innovativi. L’intelligenza artificiale è accessibile, ma non è neutra quando inserita nella vita lavorativa. Serve una strategia coerente con la cultura aziendale. È una lente che amplifica visione, talento e coerenza delle nostre scelte. Rivela chi siamo e dove vogliamo andare. E proprio per questo, è anche un banco di prova per la maturità delle nostre imprese”.
Aggiornato il 14 maggio 2025 alle ore 15:46