
Al centro del Mobile World Congress figura l’intelligenza artificiale. La fiera della tecnologia, che si chiude oggi a Barcellona, ha visto protagoniste aziende che mettono in mostra le ultime novità della robotica. In Spagna il marchio cinese Oppo ha presentato la sua nuova strategia aziendale, incentrata sull’intelligenza artificiale, oltre alle novità per i consumatori, come lo smartphone Reno 13 Pro, il primo dispositivo capace di scattare e girare video sott’acqua, senza custodie protettive. Durante l’Ai Tech Summit, Oppo ha delineato una strategia tripartitica focalizzata su produttività, creatività e imaging, con l’obiettivo di integrare l’intelligenza artificiale nella vita quotidiana degli utenti. Il fine è di raggiungere cento milioni di persone con funzionalità di Ia generativa entro la fine del 2025. Un elemento chiave di questa strategia è la collaborazione con Google, che vedrà l’integrazione di Gemini nelle app native di Oppo, come note, calendario e orologio. Il tutto con la sicurezza come perno centrale dell’esperienza. Ecco allora il Private Computing Cloud, un sistema basato sulla tecnologia Confidential Computing di Google Cloud che permetterà ad app come AI Search, AI Studio e AI Call Summary di gestire i dati e le informazioni personali con un elevato livello di sicurezza. Oppo ha inoltre annunciato un piano di aggiornamenti mensili, introducendo funzionalità come l’AI Call Translator, che offre traduzioni in tempo reale durante le chiamate, e l’AI VoiceScribe, per la sintesi vocale in vari contesti. Molte di queste funzionalità sono il focus dello smartphone Oppo Reno 13 Pro, parte della famiglia Reno 13, che ha visto un lancio europeo proprio in Italia, a Milano, a fine febbraio. Il suo punto di forza è la modalità underwater, che non solo garantisce l’impermeabilità del dispositivo ma ottimizza anche l’esperienza di ripresa subacquea. La funzione permette di controllare la registrazione video tramite i tasti fisici.
Intanto, nel corso del Mobile World Congress la società di sicurezza informatica Kaspersky Digital Footprint Intelligence ha pubblicato un nuovo studio relativo al dark web. Dall’indagine emerge che, tra il 2023 e il 2024 circa 2,3 milioni di carte di credito sono state diffuse sulla parte oscura di Internet. In media, ogni 14 casi di infezione informatica, una riguarda il furto di informazioni sulle carte di pagamento con quasi 26 milioni di dispositivi compromessi di cui più di 9 milioni nel solo 2024. Le carte italiane rappresentano il 2 per cento del totale, poco meno di 50mila quelle diffuse online. Nonostante a livello globale il numero di carte interessate sia inferiore all’1 per cento, il 95 per cento dei dati registrati risulta essere tecnicamente valido. Questo significa che le informazioni rubate sono utilizzabili per frodi e transazioni illecite. Come sottolinea Kaspersky Digital Footprint Intelligence, “il numero effettivo di dispositivi realmente colpiti è molto più alto poiché spesso i cybercriminali diffondono i dati rubati a distanza di mesi o addirittura anni dall’infezione iniziale. Di conseguenza, più passa il tempo più è possibile rilevare le infezioni degli anni precedenti”. Le cifre emergono attraverso l’analisi dei malware, la tipologia di virus informatici specializzati nel furto di dati, i cosiddetti infostealer, che raccolgono credenziali di accesso, cronologia di ricerca web e altre informazioni sensibili degli utenti.
Aggiornato il 06 marzo 2025 alle ore 16:10