I tecnocrati, in questo assistiti dai programmatori e dagli ingegneri, ci ripetono fino allo sfinimento che l’Intelligenza artificiale sarà al servizio di chi l’ha prodotta e che genererà immani opportunità di sviluppo per l’umanità, scomodando paragoni con le ere mitiche e quindi più fortunate della storia o della mitologia come l’età dell’oro di Esiodo o gli Yuga dei Veda. Nel loro tracimante ottimismo i fautori dell’Intelligenza artificiale e delle robotiche varie vanno perfino a urtare il principio aristotelico di non contraddizione, fondamento della nostra civiltà, che si domanda come può qualcuno svolgere un lavoro se già c’è Intelligenza artificiale, magari nano tecnologicamente o più semplicemente roboticamente assistita, che si occupa di realizzare lo stesso scopo. Ma i sacerdoti dell’apparato tecnico-scientifico non demordono e presentano il tempo d’Intelligenza artificiale come il nuovo Eden, la terra cristica o presunta tale in cui sbocceranno cornucopie dagli alberi e i frutti della terra saranno per tutti facilmente accessibili. Una carica messianica in questa retorica da fine della storia che va a rinsaldare le idee di Francis Fukuyama o a solleticare l’immaginario in maniera prepotente come non accadeva dai tempi dell’escatologismo marxiano del “ciascuno secondo i suoi bisogni”.
Ammettiamo pure che questi numerosi salmodianti della tecnologia abbiano ragione e che l’Intelligenza artificiale abbia perlopiù effetti positivi, tacendo di eventuali risvolti sul tasso occupazionale o sulla non originalità dei prodotti presentati sul mercato che potrebbero non essere più concepiti da esseri umani. Tacciamo, inoltre, delle suggestioni da letteratura fantascientifica di un’Intelligenza artificiale che riesce a diventare infine autocosciente e a imporsi con la sua volontà e a schiavizzare l’impotente (a suo confronto) umanità. Se le dinamiche sociali continueranno nel loro corso, vedremo facilmente che l’Intelligenza artificiale verrà sviluppata in modo polare, vale a dire solo per portar avanti gli interessi di alcuni, per cui avremo un mondo ancora più diseguale. Finora la differenziazione economica è stata sviluppata grazie ai mezzi della ragione, del mercato e del profitto di chi si avvantaggiava delle leggi del capitalismo. Se l’Intelligenza artificiale verrà messa non a sostegno e beneficio di tutti, ma solo di pochi avremo un mondo dove le opportunità varranno solo per quei pochi che avranno gli strumenti economici e dunque tecnologici per poter prevedere e calcolare digitalmente i modelli di sviluppo, gli scenari, le condizioni di mercato financo l’imponderabile che una tecnologia sofisticata come Intelligenza artificiale può sfiorare.
Da una parte semidei assistiti da dispositivi ultra tecnologici delle grandi corporation come Meta, OpenAi e simili, dall’altra la massa che vivrà con l’umana ragione fisiologica – roba da Medioevo – come sempre è avvenuto ma azzoppato dall’handicap di non essere affiancata dagli ultimi, prepotenti dispositivi di calcolo. Certo, qualcuno auspica che i risultati positivi del calcolo dell’Intelligenza artificiale siano ripartiti in maniera ragionevole tra i vari attori sociali e che le ricadute benefiche riguardino il maggior numero possibile. Torniamo all’aspettativa messianica dell’Intelligenza artificiale. Molto hegelianamente qualche anima ingenua auspica che l’Intelligenza artificiale svolga un’azione di supplenza di fronte alle incongruenze e alle debolezze del pensiero umano, che ha generato guerre, inflazioni e una società di monadi sempre più separate tra loro, che se Max Weber le vedesse, impallidirebbe.
Ma contro questa speranza da anime ingenue urta il contesto di avidità, lotta per il successo a ogni costo e calcolo per niente woke che negli ultimi trent’anni ha guidato le dinamiche sociali e politiche, guidando la crescita vertiginosa delle disuguaglianze, il trionfo dell’apparato tecnico scientifico e burocratico e la crisi del liberalismo. I prodotti della tecnologia e i beni del mercato sono stati distribuiti non secondo una logica razionale per sanare le ferite sociali ma secondo una logica di aperta ricerca dell’utile ad ogni costo, anche a scapito di rinnegare e mettere nel dimenticatoio il bene generale dell’umanità, qualcosa oggi di inconcepibile e assente da quasi ogni discorso circa il bene pubblico. La tecnologia dell’Intelligenza artificiale non farà eccezione e sarà messa anch’essa alle dipendenze di pochi eletti che diventeranno ancora più potenti, coloro che potranno permettersi l’utilizzo di una tecnologia già oggi molto costosa che prevede investimenti per centinaia di milioni o miliardi per implementare programmi sempre più autonomi e sofisticati. Chi ne risentirà maggiormente, è sarà più colpito da questa nuova divaricazione sociale non sarà soltanto il sistema liberale oggi in crisi in tutto l’Occidente, ma soprattutto l’onestà intellettuale e il pensiero libero. Di fronte a una macchina che computa e prevede le sarà sempre più difficile controbattere, specie se non si farà parte di apparati organici e ben strutturati.
Aggiornato il 19 dicembre 2024 alle ore 10:41