Elettrodomestici: storie di una vita breve

Chi di noi non si è trovato a dover chiamare improvvisamente un tecnico per riparare un elettrodomestico, che a pochi anni di vita, già necessitava di un intervento di riparazione. Frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici, asciugatrici, televisori, amici indispensabili della quotidianità casalinga un giorno senza alcun preavviso decidono semplicemente di smettere di funzionare. Sebbene a noi, meri consumatori, la cosa possa sembrare strana, trovandoci nel dramma di dover trovare una soluzione, in realtà si tratta di una vera e propria fine programmata. 

Una recente ricerca condotta dell’Università di Amburgo ha mostrato come il 60 per cento dei televisori sostituiti dai consumatori tedeschi sia ancora perfettamente funzionante, sebbene la vita media di una tv nell’ultimo decennio sia passata da nove a cinque anni. Stessa problematica per la lavatrice, lavastoviglie e aspirapolvere che hanno una durata media di 7 anni.  Mentre per gli iPhone ad ogni nuovo modello prodotto corrisponde un ciclo di vita più corto del precedente. 

Un meccanismo, quello dell’obsolescenza programmata, che porta il consumatore, a causa di prezzi eccessivi di riparazione, ad acquistare un nuovo oggetto. In altre parole, l’impossibile sostituzione dei pezzi di ricambio a prezzi ragionevoli unita ai lunghi tempi di ripristino, è tale per cui ci giunge al paradosso che risulta più conveniente procedere con un acquisto ex novo

Con il recepimento della direttiva Ue 2024/1799, da parte degli Stati membri entro luglio 2026, le cose dovrebbero cambiare. La direttiva comunitaria ha, infatti, l’obiettivo di ridurre i rifiuti elettronici e promuovere un’economia circolare. Basti pensare che ogni anno, circa 12 miliardi di euro vengono spesi per la sostituzione di prodotti che potrebbero essere riparati, generando circa 36 milioni di tonnellate di rifiuti. Consentire l’effettivo accesso alla riparazione, riducendo gli sprechi è, infatti, il fine ultimo della direttiva. 

Nel frattempo, già dal 2015 la legislazione francese ha introdotto nel proprio Codice del consumo il reato di obsolescenza programmata, così da consentire l’incremento del tasso di sostituzione nel territorio francese. Con questo fine è nata Halte à l’obsolescence programmée (Hop), un’associazione che aiuta i consumatori e le imprese fornendo supporto anche di tipo legislativo. Ma se guadiamo alle aziende durante la presentazione dei nuovissimi Huawei Mate 40 il colosso ha inteso evidenziare come i dispositivi sono notevolmente migliorati con riguardo all’ aspettativa di vita. La Huawei ha, infatti, stimato che gli smartphone della serie Mate 40 subiranno un calo delle prestazioni del solo 2,5 percento dopo 36 mesi dovuta alla naturale usura del dispositivo, contro il 5 per cento in 18 mesi che ha subito Mate 20. Un fatto che dimostra come grazie ad un serio lavoro capace di incidere sulla progettazione, sia possibile arginare tale fenomeno, riconsegnando ai prodotti la giusta durata di esistenza. 

Aggiornato il 09 settembre 2024 alle ore 14:30