Solo l’uomo, creazione di Dio, ha il dono della parola. Strumento divino di civiltà che ci separa nettamente dalle altre specie viventi nell’universo, la parola è l’origine di tutto. Prima eravamo parola e poi carne, senza la parola non siamo niente. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità (Giovanni 1,14). Ecco perché il diritto occidentale include questo principio in tutte le sue leggi: la libertà di espressione è essenziale per la libertà individuale e lo sviluppo umano. Senza di essa la condizione umana è completamente persa.

Gli Stati occidentali, fin dalla loro fondazione, hanno raccolto questo principio divino, trasformandolo in legge e accogliendolo nella loro Costituzione. La parola crea, la parola libera, la parola santifica e anche maledice. La parola vera ci rende liberi. L’uomo senza libertà di esprimere la sua opinione perde la sua condizione umana. Possiamo sapere cosa sia falso ma mai dovremmo censurarlo, per non trasformare la democrazia in farsa e l’uomo in schiavo. Libertà di espressione non significa non poter distinguere il vero dal falso o il bene dal male. Né significa che tutte le opinioni abbiano valore o meritino di essere espresse. Significa che nessun individuo o istituzione debba imporci quali opinioni siano vere o false. Lasciatemi dire questo forte e chiaro: non mi sono mai fidato, e non mi fiderò mai, di nulla che provenga da burocrati non eletti che non paghino alcun prezzo per sbagliare, tanto più quando esprimono spudoratamente i loro piani per schiavizzare l’umanità, quando impongono di iniettarci schifezze o convincerci a mangiare insetti (prima di abbatterci nell’ambito di programmi di “riduzione del carbonio”).

Proprio uno di questi burocrati non eletti, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, agli assetati di potere intervenuti nell’ultimo incontro del World economic forum (Wef) da poco conclusosi a Davos, ha dichiarato: “La falsa informazione rappresenta, per la comunità imprenditoriale globale, una minaccia maggiore della guerra e del cambiamento climatico” (sic). “Molte delle soluzioni non risiedono solo nella collaborazione tra Paesi ma, soprattutto, nella collaborazione tra imprese e governi, imprese e democrazie ha affermato – mentre i governi detengono molte delle leve per affrontare le grandi sfide del nostro tempo, le imprese hanno l’innovazione, la tecnologia, i talenti per fornire le soluzioni di cui abbiamo bisogno per combattere minacce come il cambiamento climatico o la disinformazione su scala industriale”.

Von der Leyen non ha però detto quale sia la disinformazione che l’affligge. Ha evidenziato, tuttavia, che la soluzione è che aziende e governi collaborino per reprimerla. Deduco, quindi, che “disinformazione” riguardi tutto ciò che è contrario alle narrative sia del Wef che della presidente Ue, il che è un eccellente esempio dei loro doppi standard. Per anni si sono lamentati della mancanza di libertà di espressione in Russia, Cina e altri Paesi, poi non appena hanno sentore che il loro potere vacilli preparano la svolta tirannica invocando per l’umanità è la censura totale. Già al tempo del Covid-19, i governi avevano impresso una svolta allarmante alla soppressione dell’espressione, appaltando il lavoro sporco ai mezzi di informazione legacy come Facebook, Twitter, Google, YouTube e altri social media che, con algoritmi, filtri, pattugliamento della rete e truth checker, eliminavano le opinioni politiche divergenti e persino le notizie legittime, mettendo a tacere ogni dissidenza contraria alla verità stato-aziendale.

Poiché come abbiamo visto con Twitter – adesso X – queste piattaforme possono essere decostruite o acquistate da chi non condivide le agende autoritarie, ecco che ad assurgere a Santo Graal della censura sarà la nascente Infrastruttura pubblica digitale (Dpi), inclusiva del sistema di identificazione digitale e di quello monetario che consentirà il controllo assoluto del comportamento sociale. Persino la regina olandese, Máxima, a Davos, ha dichiarato che, poiché non ci si può più fidare delle persone, gli Id digitali forniranno ai governi un modo per monitorare il loro comportamento, spingendolo verso l’obbedienza così da evitare la libera comunicazione al di fuori delle narrazioni ufficiali. Benvenuti nell’ultima versione della tecno-censura!

La tirannia richiede sempre che la parola sia soppressa, la verità messa a tacere e che la storia reale sia cancellata e riscritta al fine di raggiungere l’uniformità comportamentale, eliminando qualsiasi deviazione da essa. Siamo troppo stupidi per sapere cosa è meglio per noi. Solo l’élite sa come plasmare il futuro. Dobbiamo rinunciare alla nostra sovranità e non avere voce in capitolo sul nostro avvenire. Dobbiamo cedere allo Stato “la parola”, le nostre convinzioni e aspirazioni. Queste idee sono state provate nel corso della storia così tante volte. Ma sono sempre finite prima, nella stagnazione, poi nel collasso totale e parecchi morti nel processo.

Aggiornato il 26 gennaio 2024 alle ore 10:27