I cristalli ci mostrano che sottoterra esiste la perfezione. Essi si dispongono in una innata armonia. Le molecole di cui sono composti non si mescolano casualmente ma si posizionano secondo un ordine precisissimo e matematico. Ciascuna molecola si allinea con tutte le altre nel formare una matrice dalle proporzioni uniformi, in cui tutte le molecole vibrano nello stesso modo e con lo stesso ritmo. Nessun elemento agisce singolarmente, discostandosi dal comportamento degli altri.
Le strutture molecolari si uniscono in numerose configurazioni, creando così una matrice di ordine e unisono tra le parti. I cristalli interagiscono con noi grazie alle loro proprietà. Interessante riferire che, a differenza della legge o fenomeno di entropia secondo cui i sistemi organizzati vanno sempre verso lo stato di disorganizzazione (il calore è il tipico esempio di energia che quando supera un certo grado porta alla disorganizzazione della materia, il bruciare la materia con il fuoco), l’energia cosmica ha invece la caratteristica di essere entropicamente negativa, vale a dire che non tende alla diffusione – come avviene con il calore – ma alla accumulazione. L’entropia negativa – entalpia – dell’energia cosmica porta alla costruzione della materia vivente. Il grado di organizzazione è in rapporto diretto con la sua concentrazione, cioè più alta è la concentrazione di energia cosmica, più ne appare organizzata la materia, più complessa è la sua funzione.
La natura è ordinata. Noi pensiamo, sbagliando, che vada verso la confusione e il disordine ma quello che vediamo è la deformazione dell’ordine, la deformazione della materia. La natura, intendendosi per questa l’essenza della vita, cioè l’energia vitale o Dio o comunque si chiami, è ordinatissima. I cristalli sono la rappresentazione di ciò che noi stiamo cercando di comprendere e diventare, ossia l’unificazione dello spirito e della materia, la fusione tra materia e spirito. I cristalli hanno come noi organismi umani viventi: polo positivo e polo negativo, ovvero il funzionamento o meccanismo della nostra stessa energia. Sembra sia il calore che disfa e faccia andare verso l’entropia. Il freddo e le basse temperature ricompattano il “gioco” dei poli – positivo e negativo – e vanno verso la entalpia, cioè l’ordine.
I computer con i chip di memoria sono quarzo ovvero semplice biossido di silicio. I dispositivi a ultrasuoni, gli oscillatori per controllare le frequenze radio, i meccanismi per modificare la potenza nei circuiti, i trasduttori di energia da una forma all’altra, i condensatori che accumulano energia, i laser nella microchirurgia si basano tutti sul quarzo. I cristalli sono un mondo fenomenale di energia, di luce, di conoscenza. Si trovano anche dentro di noi, “funzionano” dentro i nostri organismi viventi, riflettendo luce e energia. Gli elettroni e i protoni che compongono gli atomi, gli atomi che formano le molecole e il lattice molecolare che forma i blocchi di costruzione di questi minerali vibrano tutti alla stessa frequenza.
Non vi è alcuna disposizione casuale o fortuita. Sono una espressione naturale di armonia e di perfezione materiale. Emettono frequenze, portando la nostra vibrazione alla loro propria essenza unificata (sono “accordati” sulle frequenze cosmiche). Tutto è collegato. Forse un tempo molto lontano Terra-Orione-Sirio-Pegaso o Dragone erano la via segnalata, sulla Terra, dalle piramidi, insieme ad altre costruzioni terrestri orientate tutte incredibilmente su Orione e Sirio. Forse queste costruzioni, di cui non riusciamo a spiegarci pressoché niente, sono portali, segni indicatori della via di accesso (e di arrivo?) da altre costellazioni, da altri pianeti che si trovano in altre costellazioni, di Pegaso o del Dragone. Teorie che ricollegano il tutto, la medesima infinita energia che circola e che ci rende vivi.
In base alla conoscenza scientifica, cioè provata e dimostrata, la piezoelettricità – termine che proviene dal greco e che significa “premere”, “comprimere” – è la proprietà comune dei cristalli. I cristalli hanno i poli che, “polarizzandosi”, generano una differenza di potenziale elettrico. Quando sono soggetti a una deformazione meccanica – cosiddetto effetto piezoelettrico diretto – o si deformano in maniera elastica, quando sottoposti ad una tensione elettrica, si chiama effetto piezoelettrico inverso o effetto Lippmann dal nome di colui che lo intuì. Tale effetto piezoelettrico si manifesta solo lungo una determinata direzione. E le deformazioni ad esso associate sono dell’ordine del nanometro. La scoperta dell’effetto piezoelettrico risale al 1880, grazie a Pierre Curie e Paul-Jacques Curie che scovarono dapprima l’effetto piezoelettrico diretto nel quarzo e, successivamente, seguendo l’ipotesi di Gabriel Lippmann, l’effetto piezoelettrico inverso.
La struttura dei cristalli è costituita da microscopici dipoli elettrici. In condizioni di quiete, questi dipoli elettrici sono disposti in maniera tale che le facce del cristallo abbiano tutte lo stesso potenziale elettrico. Quando viene applicata una forza dall’esterno, comprimendo il cristallo, la struttura del cristallo viene deformata e si perde la neutralità elettrica del materiale, per cui una faccia del cristallo risulta carica negativamente e la faccia opposta risulta carica positivamente. Nel caso in cui il cristallo venga sottoposto ad una trazione, il segno della carica elettrica di tali facce si inverte. Il cristallo si comporta, quindi, come un condensatore al quale è stata applicata una differenza di potenziale. Pertanto, se le due facce vengono collegate tramite un circuito esterno, viene generata una corrente elettrica, detta corrente piezoelettrica. Al contrario, quando si applica una differenza di potenziale al cristallo, esso si espande o si contrae lungo un asse determinato provocando una vibrazione anche violenta.
L’espansione volumetrica è facilmente pilotabile ed è strettamente dipendente dalla stimolazione elettrica. È proprio producendo una differenza di potenziale con la compressione che si utilizzano i cristalli, ad esempio nell’industria. Si pensi agli accendigas in cucina in cui un cristallo viene sottoposto manualmente a pressione tramite un tasto e fa così scoccare la scintilla senza bisogno di pile di alimentazione. È il genio dell’imprenditore italiano Lisio Plozner ad averlo inventato nel 1968, insieme a molte sue altre invenzioni che hanno cambiato le nostre vite in meglio. I materiali piezoelettrici sono utilizzati per le rilevazioni sismiche, grazie all’accelerometro al quarzo piezoelettrico. Li si usa in ambito musicale – i cosiddetti pickup piezoelettrici – per l’amplificazione. Come detto, vengono utilizzati per rilevare la pressione e realizzare gli oscillatori al quarzo; negli orologi al quarzo, in cui la frequenza naturale (32768 cicli al secondo) viene molto rallentata per contare e segnare i secondi, i minuti e le ore; nei microfoni al quarzo e dei telefoni.
In maniera opposta ai microfoni, i cristalli piezoelettrici trovano applicazione negli altoparlanti. Negli utensili nelle lavorazioni meccaniche ad ultrasuoni, nelle stampanti di vecchia e nuova generazione, si pensi alle stampanti tridimensionali. In campo medico, grazie ai cristalli abbiamo le sonde ecografiche che sono come piccoli sonar che producono l’ultrasuono e poi lo ricevono dopo il rimbalzo. L’eco, ovvero il segnale di ritorno, ha poi una trasformazione in immagini. Grazie ai cristalli e agli strumenti che li inglobano, si opera con estrema precisione in urologia. Una recente applicazione è la piezochirurgia – piezosurgery – che consente di sfruttare le onde ultrasoniche generate attraverso strumenti piezoelettrici per la chirurgia ossea, senza intaccare nervi, arterie, membrane e tessuti molli. E molti, molti altri sono gli utilizzi.
I cristalli emettono e assorbono energia, sono vivi come lo siamo noi. “Parlano” il nostro stesso linguaggio delle vibrazioni, evidentemente coniugato in maniera diversa. Ma è sempre lo stesso linguaggio della polarità – polo positivo e polo negativo – che “parliamo” noi e tutti gli organismi viventi: l’energia. Le sonde ecografiche funzionano come dei piccoli sonar, producendo l’ultrasuono e poi ricevendolo dopo il rimbalzo con un ritardo dipendente dalla distanza percorsa. L’eco, ovvero il segnale di ritorno.
Aggiornato il 17 gennaio 2024 alle ore 18:04