Il dossier sulle app anti-spam

Illustrati i risultati dell’indagine sull’operato delle app anti-spam, punto di partenza di un esposto che le associazioni promotrici hanno firmato e che verrà presentato alle Autorità competenti. Il tutto si è tenuto nella Sala stampa della Camera dei deputati, nel corso della conferenza promossa da Asseprim, Assocall, Assocontact e dalle associazioni dei consumatori Consumerismo e Oic.

Le app anti-spam, in sostanza, dovrebbero fornire ai consumatori protezione contro le chiamate moleste. In pratica, quando arriva una telefonata, il numero chiamante viene confrontato con una blacklist: se il numero è riconducibile a call center illegali parte un alert o la chiamata viene direttamente bloccata. Un servizio gratuito, semplice ed efficace. Le app, peraltro, possono essere facilmente installate, se non lo sono già di default sui sistemi operativi degli smartphone.

Nel dettaglio, le indagini da cui è nato l’esposto basato sull’analisi delle app TrueCaller e Hiya hanno però rilevato diversi comportamenti potenzialmente illegittimi oltre che pericolosi: dalla violazione della privacy alla profilazione e alla data monetization, dalle intercettazioni illegittime fino a pressioni indebite. L’avvocato Eugenio Prosperetti, che ha curato l’esposto per le associazioni, ha affermato: “Queste app dovrebbero confrontare il numero di telefono di chi chiama con una lista di numeri di telefono che operano in modo massivo e illegittimo. Allora a che servono tutti i dati personali, le registrazioni vocali, la trascrizione dei messaggi, i metadati del telefono che invece raccolgono, senza chiaramente descrivere le finalità nell'informativa e senza chiedere apposito consenso?”. La risposta alla domanda l’ha fornita il founder di Nevil, l’esperto di cybersecurity, Marco Menichelli: “Le app in questione funzionano come veri e propri digital market dei dati. Il cittadino deve capire che non ci sono benefattori, ma che ognuno di noi paga con i propri dati per accedere a questi ed altri servizi digitali”.

Luciano Ciocchetti, deputato di Fratelli d’Italia, ha insistito: “Condivido l’iniziativa delle associazioni che hanno presentato un esposto congiunto al Garante della privacy contro le app anti-spam. Ritengo gravissimo quanto denunciato dalle associazioni – ha sottolineato – ed è compito della politica avviare una serie di approfondimenti, affinché si possa allontanare qualsiasi ragionevole dubbio che i telefoni dei cittadini, a causa delle disfunzioni del sistema di protezione, possano essere persino intercettati. Sarà mia cura interrogare gli organi competenti per verificare anche la possibilità di avviare una inchiesta non solo in ambito nazionale”.

Il presidente di Assocall, Leonardo Papagni, ha sollecitato la politica a mettere un freno all’ingerenza degli operatori stranieri e a proteggere i dati dei consumatori, dichiarando guerra allo spoofing (il camuffamento dei numeri chiamanti). Allo stesso tempo, il presidente di Oic, Gianluca Di Ascenzo, ha sottolineato che i danni derivati da queste app colpiscono due volte il consumatore: da un lato, ne carpiscono i dati e li utilizzano a fini di profilazione e marketing sulla base di un’informativa incompleta e inaccessibile; dall’altro minano la libera concorrenza favorendo i call e contact center illegali.

Infine, Lelio Borgherese, presidente di Assocontact, ha notato: “I contact center seri sono contattati per sottoscrivere un abbonamento che li tenga fuori dalle blacklist. Questo significa dover versare un obolo per poter lavorare: una somma onerosa e svantaggiosa per le aziende che già sostengono i legittimi oneri che il Roc, il Rop e tutta la legislazione prevede”.

Aggiornato il 14 novembre 2023 alle ore 16:36