Che cos’è l’Intelligenza artificiale? Cosa rappresenta e quali sono i potenziali di sviluppo, gli eventuali benefici ma anche le possibili controindicazioni di una tecnologia che nell’ultimo decennio ha visto una rapida crescita e che molte persone guardano con un misto di meraviglia, interesse, ma anche apprensione, tanto che il fatto di portare avanti un suo ulteriore sviluppo si trova al centro di un vivace dibattito intellettuale in Occidente e soprattutto negli Stati Uniti, dove la tecnologia di Ia è oggetto di una profonda riflessione ma anche di seri dubbi? Il magnate californiano Elon Musk ha parlato della necessità di pensare a uno stop della sua implementazione, mentre altri imprenditori come Sam Altman, fondatore di OpenAi, stanno cercando di portare avanti un differente sviluppo dell’Intelligenza artificiale che si potrebbe definire etico, vale a dire il fatto che questa tecnologia possa essere sviluppata in maniera costruttiva, “friendly” come direbbero gli americani, in modo da valorizzarne i punti positivi e rigettarne i potenziali rischi.
Ma quali sono, appunto, questi rischi legati all’Intelligenza artificiale? Per rispondere alla domanda, occorre accennare alle teorie di Nick Bostrom, uno dei filosofi più influenti della Silicon Valley, tra i fondatori del cosiddetto lungotermismo, una corrente filosofica che si interroga su come preservare la vita umana nel futuro, a lungo termine. Bostrom e il lungotermismo parlano dell’esigenza di ripensare lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, perché ritengono che essa possa essere una minaccia per l’umanità, aprendo a possibilità inquietanti che si possono facilmente immaginare (si pensi ai vari film di Hollywood sull’argomento). Il filosofo californiano s’interroga se, una volta sviluppate al loro massimo grado, queste macchine senzienti e iper-intelligenti potranno essere ancora controllate dai loro sviluppatori umani.
Ma se negli Stati Uniti e in Occidente è presente un dibattito circa la possibilità di frenare lo sviluppo di questa tecnologia, non avviene lo stesso in Cina, dove lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale a fini militari non è oggetto di un altrettanto aperto dibattito politico e intellettuale. In altre parole, se in Occidente si decidesse, come auspicano Musk, Bostrom e i filosofi del lungotermismo, di fermare lo sviluppo di questa tecnologia, lo stesso avverrebbe anche a Pechino? Che senso avrebbe fermare in Occidente lo sviluppo di Ia se poi verrebbe lo stesso implementata in Cina? Evidentemente la questione è seria e dovrebbe essere presa in considerazione dai decisori politici. Se i dubbi espressi dai lungotermisti, ma anche da imprenditori come Musk e Altman sono fondati, sarebbe dovere dei governi occidentali valutare se questi scenari siano veritieri o meno. Però questa riflessione non può essere portata avanti senza coinvolgere anche le altre nazioni dove l’Intelligenza artificiale viene sviluppata, in primis la Cina.
Non si può pensare a una riflessione seria sull’argomento senza un dialogo con il governo cinese, che da parte sua aveva pianificato già nel 2017 un Piano di sviluppo dell’Intelligenza artificiale affinché entro il 2030 Pechino potesse raggiungere un primato in questa tecnologia, anche a fini di sicurezza nazionale. Pertanto sarebbe saggio coinvolgere Pechino in questo dibattito, perché anche ammesso che in Occidente si bloccasse lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale nulla vieterebbe al Gigante asiatico di portare avanti un suo sviluppo autonomo. Certamente le riflessioni di Bostrom, ma anche di importanti imprenditori come Musk e Altman, possono anche essere assunte come troppo pessimistiche o false. Sono in molti a ritenere che la tecnologia abbia sempre un effetto positivo per vita umana, compresa quella dell’Intelligenza artificiale.
Tuttavia bisogna quantomeno riconoscere che quando discutiamo dell’Intelligenza artificiale stiamo parlando di una delle tecnologie più potenti mai sviluppate nel corso della storia umana. Pertanto la cautela è d’obbligo. Sarebbe auspicabile, prima di realizzare ulteriori passi in avanti, non solo promuovere in Occidente una riflessione seria sull’argomento, anche a livello di opinione pubblica, ma anche comprendere che queste riflessioni dovrebbero essere condivise anche con la Cina e gli altri Paesi dove l’Intelligenza artificiale viene implementata, al fine di ragionare sul fatto se davvero questa tecnologia abbia un potenziale di sviluppo e fino a che punto la ricerca in questo campo possa spingersi.
Aggiornato il 13 ottobre 2023 alle ore 10:06