Come sta evolvendo il digitale in Europa?

Il “Digital Agenda Scoreboard 2015”, pubblicato solo pochi giorni fa dalla Commissione europea, evidenzia un trend di complessiva crescita del settore digitale in tutti i Paesi dell’Unione. All’interno di questa analisi vengono considerati differenti aspetti: l’utilizzo di Internet, il capitale umano, la connettività. I dati aggregati mostrano che ad oggi l’82 per cento della popolazione dell’Unione europea utilizzi Internet, anche se la percentuale cala di 10 punti rispetto ad un utilizzo regolare e si attesta al 65 per cento se considerata su base quotidiana. Quello che appare interessante, oltre a questa macro-informazione, è capire che tipo di utilizzo si fa della Rete: il 52 per cento si connette a fini informativi, il 46 per cento per social networking, il 38 per cento per scaricare musica, film e videogiochi e il 29 per cento per telefonate e video-call.

Un altro aspetto considerato dal rapporto interessa l’e-commerce. E qui i dati sono meno positivi. Solo il 50 per cento della popolazione Ue utilizza il commercio on-line, e una percentuale ancora inferiore fa uso di e-banking. Molti sono ancora i timori nel fornire i dati personali e della propria carta di credito su Internet. Per quanto riguarda le vendite on-line, ad offrire questo servizio sono soltanto il 15 per cento delle società europee. Va un po’ meglio per le grandi aziende, che si attestano intorno al 20 per cento, ma decisamente scarse sono le performance delle piccole e medie imprese (9%). Il problema maggiore emerge rispetto alle vendite transfrontaliere. Stando ai fatti, sembra ci siano barriere molto forti che disincentivano questo tipo di commercio: tra le cause principali emergono gli alti costi di consegna e la differenza da Paese a Paese nei diversi regimi di tassazione. Il 57 per cento delle aziende europee dichiara apertura verso il mercato transfrontaliero on-line qualora vengano armonizzate le regole di settore a livello comunitario.

Per quanto riguarda le competenze digitali emerge un dato allarmante. Se il 60 per cento della popolazione vanta conoscenze basilari, il restante (40%) non dispone neanche di quelle. Occorre peraltro ricordare che i professionisti dell’Ict sono ad oggi richiesti in ogni settore e la domanda professionale in questo ambito è cresciuta ad una media del 3 per cento annuo nell’ultima decade. A far da contraltare, il 30 per cento dei lavoratori non ha ancora conoscenze Ict sufficienti a confrontarsi con un ambiente sempre più interconnesso.

Spostandosi sul fronte della connettività, le reti di nuova generazione raggiungono, a livello aggregato, il 68 per cento delle abitazioni (in Italia questa percentuale si attesta al 36%), il 26 per cento degli abbonamenti per la banda larga fissa sono superiori a 30 mega (3,8% in Italia) e il 9 per cento superano i 100 mega. Si riscontra inoltre una crescita costante e generalizzata del mobile, che ha avuto un incremento di circa il 25 per cento annuo nell’ultimo quinquennio. Ma dove si colloca l’Italia in questo quadro?

La fotografia fornita mostra infatti un quadro di sintesi dell’Europa a 28, dove i trend generali sono certamente influenzati dalle performance dei singoli. Come accade ormai da molti anni, i risultati migliori vengono dal Nord Europa. Prima nel ranking la Danimarca, seguita da Svezia, Paesi Bassi e Finlandia. L’Italia si tiene stretto il suo 25esimo posto cui è ancorata da anni, prima solo rispetto a Grecia, Bulgaria e Romania. Oltre al problema infrastrutturale, di cui si sente ormai parlare in modo pressoché costante, in Italia esiste un forte deficit in termini di alfabetizzazione digitale – che affonda le proprie radici in una rigidità culturale. Anche i servizi di e-commerce sono in clamoroso ritardo: basti pensare che solo il 5 per cento delle piccole e medie imprese vende on-line. Dati sui quali sarebbe importante riflettere.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:55