L’informazione   e la chimera-libertà

La liberazione di Peter Greste, avvenuta lo scorso 1 febbraio non ha riscontrato grande partecipazione sui media nazionali, ma rappresenta la conclusione – almeno parziale – di una pagina nera per il giornalismo internazionale. Proviamo ad andare con ordine… Peter Greste è un giornalista e corrispondente di origine australiana. Nel suo curriculum annovera collaborazioni con testate ed emittenti di fama internazionale, tra le quali la tv pubblica inglese Bbc, l’agenzia stampa Reuters, l’americana Cnn…

La vicenda di Greste, che si era legata a quella di Mohamed Fadel Fahmy and Baher Mohammad, aveva rappresentato l’ennesimo caso di censura al giornalismo, scatenando reazioni nell’opinione pubblica globale. I tre corrispondenti di Al Jaazera English erano stati arrestati, prelevati nelle proprie stanze di albergo al Cairo, il 29 dicembre 2013.

Un mese dopo, il 29 gennaio, emerse che le autorità egiziane volevano “addebitare” a 20 giornalisti dell’emittente quatarense – tra cui Greste – l’accusa di falsificazione di notizie che avevano impattato negativamente sulla percezione all'estero del Paese. Persino il Commissario dell’Alta Corte per i Diritti Umani delle Nazioni Unite aveva sollecitato con insistenza la liberazione immediate dei tre professionisti detenuti. Ma a queste rischieste non era stato dato alcun seguito.

A giugno 2014 il processo aveva giudicato colpevoli i tre corrispondenti, condannandoli a pene detentive che andavano tra i 7 e 10 anni, con l’accusa di aver messo a rischio la sicurezza nazionale nell’esercizio della propria professione, insinuando peraltro una alleanza con i Fratelli Musulmani che avevano osteggiato il governo del Presidente Abdul Fattah al-Sisi. Nonostante le reazioni particolarmente dure dell’opinione pubblica contro il pronunciamento della Corte, Al-Sisi fu irremovibile, dichiarando di non voler interferire con la giustizia del Paese. La Corte di Cassazione il primo gennaio 2015 ha annunciato la riapertura del caso. Lo scorso 1° febbraio Peter Greste è stato liberato, ed è stata chiesta la sua immediata estradizione dal Paese. Il giornalista è quindi immediatamente volato a Cipro. Non sono state date spiegazioni di sorta. A seguito della sua liberazione da più parti è stato richiesto l’immediato rilascio anche degli altri due corrispondenti, Mohammed Fadel Fahmy e Baher Mohammad. Appare evidente che le ragioni che portarono all’arresto dei tre giornalisti vanno ricercate nei difficili rapporti tra l’Egitto ed il Qatar e non certo nelle faziose e pretestuose accuse attribuite ai tre reporter. Certo, basterebbe consultare il World Press Freedom Index 2014, che posiziona l’Egitto al 159 posto per libertà di espressione su 180 paesi censiti (l’Italia è quarantanovesima) per comprendere che invocare la libertà di stampa in Paesi a rischio di derive totalitarie appare quasi un’utopia.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:53