Obama si schiera   per la Rete neutrale

Le dichiarazioni dei giorni scorsi del Presidente degli Stati Uniti Barak Obama – uscito recentemente sconfitto dalle elezioni di breve termine – hanno riportato al centro del dibattito il complesso tema della neutralità della rete. Molti ricorderanno come alcuni mesi fa la Federal Communication Commission statunitense avesse promosso la prospettiva di un internet “a due velocità”. La proposta avanzata, di “paid prioritization”, consentirebbe ai “big della rete” – che trasmettono essenzialmente video, come è il caso di Netflix, Google e Amazon – di pagare i fornitori di banda larga affinchè i loro contenuti vengano trasmessi ad una velocità superiore, per arrivare all’utente senza interruzione di sorta. Questo approccio si scontra apertamente con il principio di neutralità della rete nel rispetto del quale tutti i contenuti che passano online devono essere trattati allo stesso modo.

La proposta aveva infatti già allora scatenato diverse polemiche soprattutto da parte di quanti – i così detti paladini della rete – ritengono vada protetto un internet aperto, democratico ed uguale per tutti. Nella fase di pubblica consultazione non a caso la Fcc aveva ricevuto circa quattro milioni di commenti – in buona parte negativi – contrari a questo tipo di soluzione. La questione della net neutrality volendo semplificare si riduce, come ha efficacemente sintetizzato Neil Irwin del New York Times in un articolo dell’11 novembre, alla scelta se internet vada considerato più come un servizio essenziale come l’accesso all’elettricità o come qualcosa di “accessorio”, come l’abbonamento alla tv via cavo.

A questo semplice quesito il Presidente Obama – eletto al primo mandato soprattutto grazie ad una efficace campagna elettorale veicolata attraverso la rete – ha risposto che internet, nell’economia del ventunesimo secolo, è più assimilabile all’accesso all’elettricità e quindi deve esser considerata una public utility. Ha quindi espresso a chiare lettere il suo convinto no a qualsiasi forma di discriminazione che divida vincitori e perdenti nel mercato online. Ha quindi espresso il proprio diniego a forme di pagamento che agevolino priorità d’uso e d’accesso. Lo scenario apre la strada a numerose osservazioni: la prima è certamente la constatazione del ruolo nodale che ormai internet ha assunto nel nostro quotidiano tanto da essere assimilata ad un bene pubblico.

In un secondo momento viene spontaneo chiedersi il perchè di tanta avversità verso la proposta dell’Fcc. La presunta internet a due velocità è forse lesiva dei “diritti” di alcuno? Se il traffico dati – come messo in luce da numerosi studi – evolve sempre più nella direzione di una crescente trasmissione di file video, che da sempre necessitano di banda maggiore e più veloce – e non è un caso che un gigante come Neflix, ormai penetrato in numerosi contesti europei non sia ancora sbarcato nella nostra penisola – l’ipotesi di una corsia preferenziale per i grandi “distributori” di video non potrebbe essere interpretata come la naturale evoluzione di uno scenario in cambiamento e non diventare una battaglia ideologica che rimandi ad alti concetti quali la democrazia e l’uguaglianza? In ogni caso, nonostante le dichiarazioni del Presidente Obama, la decisione finale è nelle mani della Federal Communication Commission.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:52