Bla Bla Blog. Il web che straparla

Tutti quanti si portano dietro qualche rimpianto. Chi scrive, ad esempio, rimpiange di non poter sfidare a shangai La Cosa dei Fantastici 4, di non poter più intervistare Gheddafi con l'ausilio di un simpatico pupazzo da ventriloquo («Colonnello, risponda al pupazzo, prego») e di non essere arrivato in tempo per assistere allo sbocciare dei blog, quando i primi impavidi coloni della rete cominciavano coraggiosamente a diffondere on-line i loro pensierini delle buonanotte. Che si tratti di personaggi di fantasia che comunque non si sarebbero mai cimentati in complicati giochi da tavolo, di cattivissimi dittatori passati a miglior vita che forse non avrebbero gradito molto un approccio così informale, o di essere approdati sul web quando i giochi erano ormai fatti, rimane sempre un po' di amaro in bocca. Checché ne dica Mary Poppins. E allora non resta che fare un po' di esegetico amarcord su quegli inossidabili blogger che esistevano sin dalla notte dei tempi, che sono sopravvissuti alla grande estinzione di massa innescata dall'avvento di Facebook, e si sono evoluti in qualcosa di completamente nuovo. O forse no.

Il blog di Beppe Grillo
Non si può dire "blog" senza pensare a Beppe Grillo. Anzi, quasi quasi ti chiedi se sia nato prima il blog o Beppe Grillo. Probabilmente entrambe le cose. Prima di allora c'era solo un tizio brizzolato che sul palcoscenico prendeva a mazzate un computer urlando a squarciagola con l'accento di un portuale di Vado che quei cosi lì ci avrebbero fatti diventare tutti deficienti. E difatti, poco dopo è arrivato il blog. A vederlo così com'è oggi non rende l'idea di quel che è stato: più che un blog, è un hub. Si parlano tre lingue: italiano, inglese, e persino giapponese. Ci sono i social network di Beppe Grillo, i video di Beppe Grillo, i link di Beppe Grillo, le pubblicità dei libri e dei dvd di Beppe Grillo. C'è dentro persino un partito politico. Sempre di Beppe Grillo. Ma com'era prima? Una terra di pionieri. Quando Zuckerberg portava ancora i calzoni corti (va beh, ok, vive in California e li porta ancora adesso, ma che c'entra?) e Facebook non era nemmeno un progetto, qui già si condividevano le storie dei motori ad acqua, delle scie chimiche, delle ipotesi di complotto, del terzo segreto di Fatima che in realtà era l'annuncio dell'imminente divorzio tra Albano e Romina Power.  Era un social network prima ancora che esistesse l'espressione "social network". I post erano un mero dettaglio, per lo più stralci di qualche monologo teatrale o chiose "en passant" ai temi di stringente attualità. La vera forza erano (e restano) i commenti. Prima decine, poi centinaia, poi perfino migliaia di commenti per post. Da «sono tutti ladri» a «moriremo tutti», passando per «esco a prendere il pane», «vi prego, non ho una vita sociale. Amatemi» e «comunque vorrei sottolineare che secondo il mio modestissimo parere sono proprio tutti ladri». Qui si incrociano i grafomani e i feticisti del caps lock, le guest star intellettuali e i vignettisti senza peli sulla matita, gli arrabbiati e i coprolalici, gli yes men e i bastian contrari. Migliaia di voci in un una piazza virtuale, ognuna con qualcosa da dire, pochissime con la voglia di ascoltare anche le altre. Tipo la Vuccirria senza le bancarelle. Poi qualcuno ha pensato bene di mettere pure quelle. Qui: beppegrillo.it

Come diventare il mio cane
In principio era solo Chinaski77, un nickname da chat o da forum come ce n'erano tanti (ma adesso chi se li ricorda più i forum e le chat?), con il nome di fantasia (uno dei più famosi personaggi di Charles Bukowski, in questo caso) e l'anno di nascita appiccicato in fondo. C'era il pensatoio di uno studente di lettere fuoricorso  un po' misantropo e sfacciatamente egocentrico, che giunto alla soglia dei trent'anni tirava scanzonatamente le somme della sua giovane esistenza raccontando il suo mondo attraverso un caleidoscopio di nonsense. C'era una penna (pardon, tastiera) brillante che sguazzava nei panni del disadattato, e che ciononostante riusciva puntualmente a far sentire disadattate le cosiddette persone normali. C'erano amici, parenti e conoscenti vari che diventavano personaggi da sketch dei Monty Python, come Jisus, Smeriglia e la mitica signora Maccellow. C'erano frotte di lettori letteralmente estasiati da un senso dell'umorismo straripante, la sicumera di chi la sa lunga, o per lo meno sa fingere bene, e una prosa da levarsi il cappello. E da qui è cominciato il cammino verso la gloria. Prima il contatore delle visite che ha cominciato a sparare numeri con così tante cifre da somigliare a quello di un sito porno. Poi è sparito lo spazio per i commenti, segno tangibile del blogger che diventa blogstar. Poi sono arrivati i libri, invero spassosissimi, le ospitate sui media e una rubrica fissa sul Secolo XIX. Poi il blog è diventato un homepage minimal intitolata "Come diventare il mio iceberg", con uno striminzito blogroll di altri "disadattati" come lui e un archivio con solo il meglio del meglio. E Chinaski77 è diventato la rivelazione Mauro Zucconi. Se adesso vi state chiedendo se valga ancora la pena passare a trovarlo, smettetela di farvi domande cretine e correte subito a leggerlo qui: comediventareilmiocane.blogspot.it

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:46