La guerra russo-ucraina, come quasi tutti i conflitti, prosegue tra misteri, notizie poco attendibili, ricatti, minacce ma soprattutto tragicità. L’articolato sistema conflittuale mostra ogni giorno nuove sfumature di una situazione dalla quale estrarre la realtà è sempre più complicato. Così vediamo vacillare spesso le narrazioni di Mosca sulle conquiste territoriali che in modo altisonante e con atteggiamento “terminale”, vengono divulgate; ma altrettanto vago e dubbio è ciò che viene osannato come successi militari da parte di Kiev. Insomma, una guerra delle menzogne che si concretizza con la disinformazione.
È innegabile che la propaganda sulle conquiste territoriali di Mosca fa fatica a sostenere, ad esempio, che la città di Kupiansk situata nell’oblast di Kharkiv, non sia stata ripresa dalle forze ucraine. Così risulta che la realtà sul campo ha visto i soldati ucraini, che dopo avere interrotto i rifornimenti ai circa 200 soldati moscoviti asserragliati nella città e circondati, il 12 dicembre li hanno costretti ad abbandonare l’avamposto, anche se pare che tra loro pochi russi erano presenti. Come è certa la riconquista ucraina della città di Pokrovsk nell’oblast di Doneck. Oppure negare da parte di Mosca che un sottomarino russo della classe Kilo sia stato colpito, il 15 dicembre, da un drone sottomarino ucraino a Novorossiysk, importante porto russo situato sul Mar Nero. In questo caso è stato diffuso anche un video. Inoltre i sistemi di geolocalizzazione ai quali non è complesso attingere, hanno mostrato che il 13 dicembre le forze ucraine sono avanzate verso la parte meridionale del centro abitato rurale di Yuvileynyi situato al confine russo-ucraino, conquistandolo, spingendo quindi le truppe russe verso le zone settentrionali e occidentali del sobborgo.

Quindi, uno scontro tra pseudo verità funzionali alla “pubblicità” che anche la settimana scorsa hanno visto battersi, con modalità propagandistiche, alcuni successi militari ucraini contro le narrazioni russe, ma soprattutto, sempre mediaticamente, la battaglia è sceneggiata da Mosca che annuncia una vittoria inevitabile e immediata. Non indugiando su arretramenti o avanzamenti ucraini o russi sull’attuale fronte, spesso effimeri – ad oggi circa il 20 per cento dell’Ucraina è solidamente occupato dalla Russia – la realtà è che da varie fonti sia russe che ucraine ma anche da media sauditi, risulta che le perdite russe superano i reclutamenti. La propaganda moscovita ha sempre voluto dare l’impressione di avere risorse umane illimitate, magari incrementate da soldati reclutati da “specifici” Paesi dell’ex blocco sovietico, o nordcoreani, o africani semi mercenari, o mercenari professionisti, ma in pratica i deceduti mensilmente al fronte, nel 2025, pare che abbiano superato gli arruolati.
Ad esempio, il ministro della Difesa russo Andrej Rėmovič Belousov, ha dichiarato che nel 2025 oltre 400mila volontari russi si sono offerti per il servizio militare, ovvero per andare al fronte. Ma dati dello Stato maggiore ucraino riferiscono che da gennaio a novembre sono rimasti sul campo ogni mese circa 35mila soldati con la divisa russa. Un veloce calcolo mostra che sono più i morti che gli arruolati. Quindi come riporta l’’Institute for the study of war, con sede a Washington, i numeri del reclutamento di Belousov non stanno del tutto compensando le perdite russe. In uno scenario dove i numeri dei morti sono statistiche da porre sulla bilancia del “pedaggio conflittuale”, sorge anche la notizia che la Turchia sta valutando la possibilità di restituire i suoi missili S-400 alla Russia per rientrare nel programma statunitense degli F-35. Cosi Ankara, intanto che la battaglia aerea tra russi e ucraini si alza di livello grazie alla crescita tecnologica sperimentabile sul campo, pare che stia valutando la riconsegna all’esercito di Mosca di un lotto di sistemi antiaerei.
Cosa comporterebbe a livello strategico tale operazione turca, se si concretizzasse? La restituzione alla Russia sarebbe di quattro batterie di difesa aerea a lungo raggio, appunto gli S-400, quindi grande favore fatto da Recep Tayyip Erdoğan a Vladimir Putin. Poi, altro piacere il “turco” lo farebbe a Donald Trump, rientrando nel programma statunitense di caccia di quinta generazione, ovvero i già menzionati F-35. Ciò rafforzerebbe ulteriormente i legami con gli Stati Uniti. Quindi, l’unico ad avere ulteriori preoccupazioni sarebbe Volodymyr Zelensky, già profondamente affranto per come sta procedendo tutto il sistema guerra. L’ipotesi di riconsegna degli S-400, che rafforzerebbe l’esercito russo, è stato l’argomento di discussione trattato il 12 dicembre, ma reso noto da Bloomberg il 17, durante un incontro tar Putin e Erdoğan non casualmente in Turkmenistan nella capitale Ashgabat. Questi missili, non semplici da utilizzare e molto costosi, hanno capacità di colpire caccia e vettori balistici. Se le quattro batterie di S-400 saranno riconsegnate alla Russia, rappresenterebbero il 20 per cento di quelli disponibili dall’esercito moscovita, considerando che l’esercito ucraino si è molto concentrato nella distruzione di questi armamenti riuscendo in tal modo ad aprire brecce nel sistema di difesa-offesa russo. È probabile, visti i punti deboli della difesa russa, che tali batterie se disponibili alla Russia potrebbero essere posizionati in Crimea, a guardia del Mar Nero. Un altro macigno che peserebbe sul piatto della bilancia dalla parte della guerra.
Aggiornato il 23 dicembre 2025 alle ore 10:14
