Il pacchetto di misure a sostegno del settore automotive e il piano d’azione per contrastare la crisi abitativa figurano tra i principali dossier all’ordine del giorno del collegio dei commissari europei, riunito a Strasburgo per l’adozione dei provvedimenti. Come anticipato, l’intervento sull’industria dell’auto comprenderà una revisione del regolamento sugli standard di emissioni di CO2 dei nuovi veicoli, che di fatto attenua lo stop ai motori a combustione interna previsto per il 2035. L’obiettivo di riduzione delle emissioni viene infatti rimodulato dal 100 al 90 per cento entro il prossimo decennio, lasciando spazio sul mercato a soluzioni tecnologiche alternative, come ibride plug-in e range extender, oltre a biocarburanti ed e-fuel, sostenuti rispettivamente da Italia e Germania. Il pacchetto includerà inoltre un piano di sostegno da 1,8 miliardi di euro per la filiera europea delle batterie, un omnibus di semplificazione normativa per l’intero comparto automotive e una proposta per l’elettrificazione delle flotte aziendali. Bruxelles punta anche a creare le condizioni per lo sviluppo di una nuova generazione di piccole auto elettriche europee a basso costo, che potranno beneficiare di requisiti regolatori meno stringenti e di incentivi più consistenti.
Dalla sede di Strasburgo, la Commissione Ue presenterà anche i contenuti del piano per la casa. Secondo quanto trapela, per il prossimo anno è previsto un intervento legislativo sugli affitti brevi, con l’obiettivo di riequilibrarne gli effetti negativi e quelli ritenuti positivi. Palazzo Berlaymont dovrebbe infine adottare un pacchetto dedicato alla salute, che comprende un piano per la prevenzione cardiovascolare e un intervento di semplificazione su alimenti e mangimi. In base a una bozza provvisoria, quest’ultimo consentirebbe autorizzazioni “illimitate nel tempo” per le sostanze attive utilizzate nei pesticidi, con eccezioni per quelle che possono destare “preoccupazione per la salute umana o animale o per l’ambiente”.
La prospettiva di un rinvio dello stop ai motori a combustione nel 2035 viene accolta positivamente dalla Regione Lombardia. “È la dimostrazione che quando le Regioni si muovono anche nelle interlocuzioni con l’Europa, l’Europa ci ascolta e si rende conto dell’importanza dei temi che portiamo e ha anche la forza, forse per una delle prime volte, di fare qualche passo indietro” ha dichiarato il presidente Attilio Fontana a margine di un evento in Consiglio regionale. “Io lo dico da sempre, il livello più importante è il livello territoriale, perché noi, quando siamo stati a Bruxelles insieme a tutte le altre Regioni della cosiddetta alleanza dell’automotive, sapevamo perfettamente la gravità del problema e sapevamo dare le risposte in maniera precisa – ha aggiunto – Questa è la prova che la direzione giusta sia quella: più territori anche a livello europeo”.
Inoltre, il Parlamento europeo ha approvato con 428 voti favorevoli, 218 contrari e 17 astenuti l’intesa sulla semplificazione delle direttive relative agli obblighi di due diligence e alla rendicontazione ambientale delle imprese. Secondo le stime della Commissione, il pacchetto omnibus I consentirà una riduzione degli oneri amministrativi pari a 5,7 miliardi di euro, esentando dall’applicazione delle norme circa l’85 per cento delle aziende potenzialmente interessate. L’accordo con gli Stati membri è stato sostenuto da una maggioranza composta dal Partito popolare europeo, dai Conservatori e riformisti europei (Ecr), dai gruppi delle destre Patrioti per l’Europa ed Europa delle Nazioni sovrane e dalla maggioranza dei Liberali, mentre hanno votato contro Socialisti, Verdi e Sinistra. Il testo introduce una clausola di revisione per un’eventuale estensione futura del campo di applicazione delle direttive e rinvia di un anno, al 26 luglio 2028, il termine per il loro recepimento, che dovrà avvenire entro luglio 2029.
Gli obblighi di due diligence riguarderanno le grandi imprese con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato annuo superiore a 1,5 miliardi di euro. Tali società non saranno più obbligate a predisporre un piano di transizione climatica, ma potranno essere soggette a sanzioni pecuniarie fino al 3 per cento del fatturato netto mondiale in caso di violazioni dei requisiti ambientali e sociali. Le stesse disposizioni si applicheranno anche alle aziende extra Ue con un fatturato nell’Unione superiore alla medesima soglia. Per quanto concerne la direttiva sulla rendicontazione ambientale, l’obbligo di redigere relazioni ambientali e sociali scatterà per le imprese con più di mille dipendenti e un fatturato annuo superiore a 450 milioni di euro. Restano escluse le Piccole e medie imprese quotate e le holding finanziarie. Gli adempimenti vengono semplificati, con una maggiore enfasi su indicatori quantitativi, mentre la rendicontazione settoriale diventa facoltativa. Rispetto alla proposta iniziale, viene meno il regime di responsabilità armonizzato a livello europeo, sostituito da una clausola di revisione. L’accordo dovrà ora essere formalmente adottato anche dal Consiglio e entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Aggiornato il 16 dicembre 2025 alle ore 16:00
