Emergono nuovi dettagli sull’attacco terroristico a Bondi Beach. I due uomini che hanno aperto il fuoco sulla folla, padre e figlio, Said e Naveed Akram, avevano giurato sottomissione all’Isis già nel 2019. Nonostante questo, Naveed Akram risultava titolare di un porto d’armi regolare. A rivelarlo è l’emittente australiana Abc, che cita fonti dell’intelligence interna di Canberra, l’Australian security intelligence organisation (Asio).
Secondo quanto appreso da Abc, gli investigatori sono convinti che i due attentatori avessero giurato fedeltà allo Stato islamico: sull’auto utilizzata per l’attacco sarebbero state trovate due bandiere dell’Isis. L’Asio si era già interessata a Naveed Akram sei anni fa, dopo che la polizia aveva sventato un piano terroristico riconducibile allo Stato islamico. In quell’occasione, Akram era risultato legato a Isaak El Matari, che – scrive ancora Abc – “sta scontando sette anni di carcere per aver pianificato un’insurrezione dell’Isis in qualità di autoproclamato comandante australiano del gruppo terroristico”. Resta uno dei punti più controversi dell’intera vicenda: malgrado quel precedente, Naveed Akram, uno dei due terroristi di origine pachistana, era comunque in possesso di un porto d’armi valido. Il primo ministro Anthony Albanese ha confermato, sempre secondo Abc, che Akram era noto all’Asio dall’ottobre 2019 ed era stato monitorato per sei mesi, ma alla fine valutato come non pericoloso.
La cronaca dell’attacco è un bollettino di guerra. Almeno 50 colpi di fucile esplosi contro famiglie riunite in riva al mare per celebrare Hanukkah, la festa ebraica delle luci. Un pomeriggio di festa si è trasformato in una delle più gravi stragi antisemite al di fuori di Israele: almeno 15 morti e 29 feriti a Bondi Beach, la spiaggia simbolo di Sydney. Due uomini hanno fatto fuoco sulla folla: uno è stato ucciso, l’altro è rimasto gravemente ferito. Decisivo l’intervento della polizia, ma anche il coraggio di un passante che è riuscito a disarmare a mani nude uno degli attentatori. Il bilancio delle vittime è devastante. Tra i morti ci sarebbero il rabbino di Sydney Eli Schlanger, una bambina di 12 anni e un sopravvissuto all’Olocausto. Due agenti di polizia versano in condizioni gravissime. E la tragedia avrebbe potuto assumere dimensioni ancora maggiori: su un veicolo nei pressi del luogo dell’attacco la polizia ha rinvenuto ordigni esplosivi rudimentali.
Durissima la reazione delle istituzioni. “Un atto di malvagio antisemitismo che ha colpito al cuore la Nazione – ha commentato intanto il primo ministro Anthony Albanese – Il male che si è scatenato a Bondi Beach è incomprensibile”. All’Australia e alla comunità ebraica sono arrivati messaggi di solidarietà da tutto il mondo, inclusi quelli della comunità musulmana australiana. Israele, però, ha puntato il dito contro Canberra, accusata di aver alimentato il clima d’odio anche con il riconoscimento dello Stato palestinese. Il governo australiano “ha gettato benzina sul fuoco dell’antisemitismo – ha affermato il premier israeliano Benjamin Netanyahu – Si diffonde quando i leader rimangono in silenzio”.
Aggiornato il 15 dicembre 2025 alle ore 17:00
