Pace in Ucraina: Mosca si inserisce nella trattativa

La trattativa sul dossier ucraino registra timidi movimenti, pur senza elementi capaci di delineare una svolta. Donald Trump, parlando di un dialogo ancora fragile ma in evoluzione, ha assicurato che “i russi stanno facendo concessioni”, confermando al tempo stesso che il suo inviato speciale, Steve Witkoff, volerà a Mosca la prossima settimana per incontrare Vladimir Putin. Un segnale che coincide con una nuova, prudente apertura anche da parte del Cremlino, che ha fatto trapelare l’avvio di un “percorso serio” per tentare una soluzione politica al conflitto. Parole che potrebbero rispondere più a esigenze tattiche che a un reale cambio di postura, ma che risultano comunque rilevanti nel momento in cui la prima bozza del piano negoziale è stata ritoccata in modo più favorevole a Kiev. Rimane invece improntato alla cautela Volodymyr Zelensky, che ha rilanciato l’ennesimo appello agli alleati: “Inasprire le sanzioni finché la Russia continuerà a respingere tutti gli sforzi di pace”.

Per l’Ucraina, la novità più significativa è la correzione di rotta statunitense. Trump, infatti, ha ridimensionato il precedente ultimatum rivolto a Zelensky: la versione preliminare del piano in 28 punti, percepita come sbilanciata a favore di Mosca, è stata rielaborata e – come confermato dallo stesso presidente – “Quella era solo una mappa” successivamente adattata con la “soddisfazione di Kiev”. Inoltre, la Casa Bianca ha chiarito che non esiste alcuna scadenza imposta per la firma di un accordo, poiché “stiamo facendo progressi”. Il tycoon punta ora ad accelerare i contatti inviando due delegazioni: Witkoff a Mosca e il segretario dell’esercito, Daniel Driscoll, a conferire con i rappresentanti ucraini. Parallelamente, si registra anche un canale di contatto diretto tra gli apparati di intelligence russi e ucraini, attivati nel quadro delle consultazioni in corso ad Abu Dhabi. Secondo Mosca, gli 007 dei due Paesi si sono confrontati per “discutere questioni delicate come lo scambio di prigionieri”. Sul fronte diplomatico, il consigliere presidenziale Yuri Ushakov ha riconosciuto che “alcuni aspetti” delle proposte americane “possono essere considerati positivamente”, pur precisando che “molti altri richiedono discussioni specifiche tra gli esperti”. L’impressione del Cremlino è che il processo, pur definito “serio”, rimanga fragile: Dmitri Peskov ha ribadito che “è prematuro parlare” di un’intesa ravvicinata e che “in molti non si faranno scrupoli per far fallire questo processo”.

La posizione ucraina, riferisce alla Cnn una fonte di alto livello di Kiev, presenta ancora distanze sostanziali rispetto a quella russa su almeno tre dossier sensibili. Il primo riguarda l’eventuale cessione di territori del Donbas non ancora occupati dalle forze di Mosca: un tema su cui vengono registrati “alcuni progressi”, ma privi ancora di valore risolutivo. Il secondo nodo è la futura consistenza dell’esercito ucraino. La bozza iniziale americana — condivisa con Mosca — immaginava un ridimensionamento a 600mila effettivi; la nuova versione, approvata da Kiev nella giornata di ieri e sostenuta dagli europei, indica un minimo di 800mila. Infine, il tema più politico: la rinuncia formale all’adesione alla Nato. Kiev ritiene che questa concessione introdurrebbe un “brutto precedente”, attribuendo di fatto a Mosca “un diritto di veto su un’alleanza militare di cui non è nemmeno membro”.

A complicare ulteriormente il quadro negoziale c’è la prudenza dell’Unione europea – condivisa con Kiev – nei confronti delle reali intenzioni del Cremlino. “Al momento non abbiamo alcuna indicazione che Mosca voglia la pace. I bombardamenti indiscriminati continuano”, ha ricordato l’alto rappresentante Kaja Kallas, commentando l’ottimismo del premier olandese Mark Rutte sulla possibilità di una fine del conflitto nel 2025. E in effetti, sul terreno, nulla suggerisce un imminente passo indietro militare. Le forze russe hanno colpito ancora la città di Zaporizhzhia, provocando almeno 18 feriti e danni a sette edifici residenziali. Lo Stato maggiore di Kiev ha denunciato attacchi continui lungo quasi tutte le linee del fronte, confermando che una tregua, al momento, resta lontana.

Aggiornato il 27 novembre 2025 alle ore 15:54