Usa: chiude il Ministero di Elon Musk

Il Dipartimento per l’efficienza governativa (Doge), che ha provato a tagliare la burocrazia degli Stati Uniti, chiude i battenti. Il Ministero guidato dall’imprenditore Elon Musk, ha cessato di esistere a otto mesi dalla fine del suo mandato. L’ha dichiarato il direttore dell’Office of personnel management (Opm) Scott Kupor: “Non esiste più”, avrebbe confermato il dirigente. Lo riportano diversi media internazionali che citano Reuters. Kupor ha successivamente specificato che il Doge non è più “un’entità centralizzata”. Difatti, L’Office of personnel management ha rilevato molte delle funzioni dell’agenzia appena disciolta. Gli insider, tra le cause della chiusura preventiva, citano il fatto che il Dipartimento abbia fatto risparmiare alle casse statunitensi “solo” 214 miliardi di dollari, appena un quinto dei 1.000 promessi all’indomani dell’insediamento del tycoon alla Casa Bianca. Kupor ha aggiunto che “i principi del Doge rimangono vivi e vegeti: deregolamentazione, eliminazione di frodi, sprechi e abusi, riorganizzazione della forza lavoro federale, efficienza come priorità assoluta, eccetera”, o almeno così ha scritto su X. Ma il Big beautiful bill (la legge di bilancio Usa) racconta tutta un’altra storia.

L’uscita di scena del Doge si inserisce nel raffreddamento – prima totale, poi solamente professionale – dei rapporti tra The Donald e il patron di Tesla. Fin dai primi giorni del suo nuovo mandato, Trump aveva avviato una strategia per ridurre le dimensioni del governo federale, firmando un ordine esecutivo che istituiva il Dipartimento e affidava a Musk il compito di guidarne la trasformazione. Negli ultimi mesi, tuttavia, la distanza tra i due – più volte notata dagli osservatori – aveva alimentato l’ipotesi di una chiusura imminente. Parallelamente, anche il dipartimento dellIstruzione statunitense ha avviato il proprio smantellamento. Solo la settimana scorsa è stato annunciato un piano di delega delle competenze ad altre agenzie federali nell’ambito dell’iniziativa voluta da Trump per “smembrare la burocrazia federale” e “realizzare la promessa del presidente di restituire l’istruzione agli Stati”. Attraverso accordi con i Dipartimenti del Lavoro, degli Interni e della Salute e dei Servizi umani, la Casa Bianca punta così a ridisegnare radicalmente l’architettura amministrativa del settore educativo. La chiusura definitiva del dipartimento dell’Istruzione richiederà comunque il via libera del Congresso. Nonostante ciò, l’amministrazione insiste nel portare avanti una riforma che era stata uno dei punti cardine della campagna elettorale di Trump, deciso a ridimensionare profondamente gli ambiti di intervento del governo federale.

Aggiornato il 25 novembre 2025 alle ore 15:39