Trump accoglie bin Salman: un’alleanza peculiare

Un’alleanza a peculiare. Ma non casuale. È da tempo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump cerca di ingraziarsi le monarchie del Golfo e il loro immenso fiume di dollari. Da qui, l’intenzione dei commander-in-chief di designare l’Arabia Saudita come “il maggior alleato” degli Stati Uniti al di fuori della Nato. Una mossa che segna un ulteriore consolidamento dei rapporti strategici tra Washington e Riad. La dichiarazione è arrivata durante una cena di gala alla Casa Bianca organizzata in onore del principe ereditario Mohammed bin Salman, occasione nella quale il presidente americano ha ribadito pubblicamente la centralità del leader saudita nei nuovi equilibri diplomatici mediorientali. “Bin Salman è diventato un vero partner per la pace e la prosperità dei nostri Paesi e del mondo e per la pace in Medio Oriente, il che è stato un risultato una grande conquista per entrambi”, ha dichiarato Trump davanti a un parterre selezionato di circa 100 ospiti, tra cui Elon Musk, Cristiano Ronaldo, il presidente della Fifa Gianni Infantino, il Ceo di Apple Tim Cook e David Ellison, nuovo numero uno della Paramount.

Nel corso della serata, Trump ha inoltre confermato che il Consiglio per la pace per Gaza – l’organismo incaricato di gestire la Striscia nei prossimi due anni, secondo quanto previsto dal recente piano di pace – sarà composto dai leader di numerosi Paesi considerati strategici. Citando il Times of Israel, il presidente ha auspicato che il principe saudita possa far parte dell’organo: “Spero che sua altezza sia nel Consiglio”, ha detto, indicando che molti Stati hanno già espresso l’intenzione di aderire. “Tutti vogliono far parte del consiglio, e finirà per essere un consiglio piuttosto numeroso perché comprenderà i leader di tutti i Paesi importanti”, ha sottolineato Trump, all’indomani dell’approvazione da parte del Consiglio di sicurezza dellOnu della risoluzione che affida agli Stati Uniti un mandato esteso sulla gestione di Gaza fino alla fine del 2027. Il presidente ha anche ringraziato bin Salman per il ruolo svolto nel cessate il fuoco dello scorso mese, senza entrare nei dettagli.

La visita del leader saudita arriva in una fase politicamente delicata del secondo mandato di Trump, ma il presidente è riuscito comunque a ottenere la conferma che attendeva: gli investimenti promessi da Riad durante l’incontro di maggio verranno non solo rispettati, ma ampliati. Il principe ereditario ha infatti annunciato che l’impegno finanziario salirà da 600 a 1.000 miliardi di dollari, aprendo la strada a una serie di accordi che spaziano dalla difesa all’Intelligenza artificiale, dall’energia nucleare ai semiconduttori. Al centro delle trattative anche una vendita senza precedenti di jet F-35 all’Arabia Saudita, un dossier che sta suscitando forti perplessità al Pentagono – preoccupato per la partnership di sicurezza tra Riad e la Cina – e in Israele, unico Paese della regione autorizzato a utilizzare i velivoli di quinta generazione. L’accordo, comunque, richiederà l’approvazione del Congresso.

Diverso l’iter per il nuovo patto di sicurezza bilaterale tra Washington e Riad, modellato sull’accordo firmato da Trump con il Qatar a settembre: il testo, destinato a garantire al Regno l’accesso alle tecnologie americane più avanzate, sarà ratificato tramite decreto presidenziale. Oltre ai dossier economici e militari, nell’incontro è stata affrontata la ricostruzione di Gaza e il tema – cruciale per la Casa Bianca – della normalizzazione dei rapporti diplomatici tra Arabia Saudita e Israele. Trump ha più volte insistito sulla possibilità di giungere a un’intesa storica nel medio periodo. Da parte sua, bin Salman ha espresso apertura, dichiarandosi disponibile “il prima possibile”, ma ha ribadito una condizione imprescindibile: senza l’avvio concreto di un percorso verso la creazione di uno Stato palestinese, Riad non entrerà negli Accordi di Abramo.

Aggiornato il 19 novembre 2025 alle ore 13:25