La situazione a Pokrovsk rimane drammatica. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha riconosciuto in un’intervista a Bloomberg TV la gravità della situazione militare sul campo di battaglia, ammettendo che il quadro è “molto difficile” e che ogni decisione su un eventuale ritiro “spetta ai comandanti militari”. “Nessuno – afferma il leader ucraino – li costringe a morire per il bene delle rovine. Sosterrò i nostri soldati, soprattutto i comandanti lì, nei loro sforzi per controllare la situazione. Altrimenti, è troppo costoso per noi: la cosa più importante per noi sono i nostri soldati”. Zelensky ha spiegato che Mosca mira a ottenere una vittoria nella regione per esercitare pressioni politiche a livello internazionale. “La Russia cerca la vittoria a Pokrovsk per cercare di convincere Donald Trump che l’Ucraina deve ritirarsi dall’intero Donbass orientale, che comprende le regioni di Donetsk e Luhansk, per porre fine alla guerra”. Ma il presidente ha escluso qualsiasi cedimento territoriale. “Non possiamo abbandonare l’Ucraina orientale. Nessuno lo capirà, la gente non lo capirà. E, cosa più importante, nessuno può garantire che se conquistano questa o quella città, non avanzeranno ulteriormente. Non esiste un singolo deterrente”.
Nel frattempo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ribadito il sostegno dell’Unione a Kiev, denunciando la strategia del Cremlino. Vladimir “Putin sta nuovamente cercando di terrorizzare il popolo ucraino. Di usare l’inverno come arma. Di congelare l’Ucraina fino a sottometterla. Ancora una volta, fallirà. E l’Europa continuerà a rafforzare la resistenza dell’Ucraina”. Annunciando poi l’aiuto anche sottoforma di energia, non solo di armi: “Ripareremo i danni causati dagli attacchi russi. Stabilizzeremo la rete energetica dell’Ucraina con oltre 2 gigawatt di esportazioni di elettricità. E proteggeremo le infrastrutture critiche, con nuove attrezzature anti-drone”, ha dichiarato intervenendo alla plenaria del Parlamento europeo. Von der Leyen ha precisato che “questo inverno determinerà il futuro della guerra e la risposta deve essere all’altezza della sfida”, annunciando che Bruxelles sta valutando tre possibili vie per finanziare il sostegno a Kiev: “L’opzione uno consiste nell’utilizzare il margine di manovra del bilancio per raccogliere fondi sui mercati dei capitali. L’opzione due consiste in un accordo intergovernativo in base al quale gli Stati membri raccolgono autonomamente il capitale necessario. L’opzione tre consiste nel ricorrere a un prestito di riparazione basato sui beni russi immobilizzati. Tale prestito sarebbe basato sul saldo di cassa dei beni immobilizzati. “Noi concediamo un prestito all’Ucraina, che l’Ucraina rimborsa se la Russia paga i risarcimenti”. Una misura che, secondo la presidente, rappresenta “il modo più efficace per sostenere la difesa e l’economia dell’Ucraina. Ed è il modo più chiaro per far capire alla Russia che il tempo non gioca a suo favore”.
LA CORRUZIONE AVANZA A KIEV
L’operazione “Mida” ha scosso, nella giornata di ieri, il governo ucraino. Due ministri, quello della Giustizia e quello dell’Energia, sono stati costretti alle dimissioni dopo essere stati travolti dall’ennesimo scandalo di corruzione che coinvolge il settore energetico, proprio mentre i bombardamenti russi continuano a colpire le infrastrutture del Paese. “Se ci sono accuse, bisogna rispondere”, ha dichiarato Zelensky, chiedendo alla premier Yulia Svyrydenko di procedere con la rimozione dei ministri. Nel giro di due ore entrambi hanno lasciato l’incarico, segno della delicatezza politica della crisi. Lo scandalo nasce da un’inchiesta condotta dall’Ufficio nazionale anticorruzione (Nabu) e dalla Procura specializzata anticorruzione (Sapo), che ha portato alla scoperta di un sistema di riciclaggio e tangenti per oltre 100 milioni di dollari. Al centro dell’indagine figura l’imprenditore Timur Mindich, ritenuto vicino al presidente ucraino e accusato di aver sfruttato “rapporti amichevoli con il presidente dell’Ucraina” per influenzare il controllo dei flussi finanziari nel comparto energetico. Mindich è scomparso poche ore prima delle perquisizioni, lasciando il Paese con un tempismo a dir poco “sospetto”, secondo inquirenti.
Secondo la Sapo, l’ex ministro German Galushchenko, già titolare dell’Energia prima di passare alla Giustizia, avrebbe ricevuto “benefici personali” in cambio della gestione dei fondi pubblici. La premier ha reagito licenziando il consiglio di sorveglianza di Energoatom, uno dei principali snodi del sistema di corruzione, e sospendendo Galushchenko insieme alla ministra dell’Energia Svitlana Grynchuk, che si è difesa affermando di non aver “commesso violazioni della legge”. Zelensky, tuttavia, ha respinto qualsiasi tentativo di minimizzare l’accaduto. “Deve esserci la massima integrità nel settore energetico. Io sostengo ogni indagine condotta dai funzionari anticorruzione”, ha affermato il capo di Stato, annunciando sanzioni contro due persone coinvolte nel caso. Una presa di posizione che mira anche a rassicurare Bruxelles, dopo mesi di tensioni legate al rallentamento delle riforme. “La lotta alla corruzione è un elemento centrale per l’adesione di un Paese all’Unione”, ha ricordato un portavoce della Commissione europea, sottolineando che l’indagine dimostra come “gli organismi anticorruzione sono operativi” a Kiev.
Aggiornato il 13 novembre 2025 alle ore 15:08
