Per Mosca nessun Paese ha interrotto i test nucleari

Chi ha le armi atomiche, le prova. La triste verità che viene da dove non vorresti sentirla. “I test nucleari non si sono mai fermati in nessun Paese” dotato di armamenti atomici, ma “sono sempre stati condotti su modelli matematici con sistemi computerizzati”, ha dichiarato Sergei Shoigu, segretario del Consiglio di sicurezza russo ed ex ministro della Difesa di Mosca. Un commento per certi versi laconico, che ha seguito le recenti affermazioni del presidente statunitense Donald Trump, intenzionato a riprendere i test nucleari. “I test non si sono mai fermati nemmeno per un giorno, nemmeno per un’ora, ma si sono svolti nell’ambito dell’uso della tecnica di calcolo, non sono stati effettuati test fisici, sono stati realizzati modelli matematici”, ha precisato Shoigu, citato da Interfax. “Questi test vengono condotti perché tutto ciò richiede attenzione costante e continuo perfezionamento”, ha aggiunto il funzionario russo. Dall’altra parte dell’Atlantico, Trump ha confermato l’intenzione di autorizzare una nuova fase di sperimentazioni. “Visti i test di altri Paesi, ho incaricato il dipartimento della Guerra di iniziare a testare le nostre armi nucleari su base paritaria. Questo processo inizierà immediatamente”, ha dichiarato il presidente americano, senza specificare la natura o l’ubicazione delle operazioni.

Il commander-in-chief ha poi ribadito la necessità per gli Stati Uniti di non restare indietro rispetto alle altre superpotenze. Sottinteso: Russia e Cina. “Noi possediamo più armi nucleari di qualsiasi altro Paese. Questo obiettivo è stato raggiunto, incluso un completo ammodernamento e rinnovamento delle armi esistenti, durante il mio primo mandato”, ha scritto Trump. “A causa dell’enorme potere distruttivo, odiavo farlo, ma non avevo scelta! La Russia è seconda e la Cina è terza, a distanza ma sarà come noi entro 5 anni”, ha aggiunto. I dati forniti dal presidente non sono verificabili, poiché il numero esatto di testate nucleari resta classificato. Tuttavia, secondo la Federation of american scientists, la Russia dispone di circa 5.459 testate, mentre gli Stati Uniti ne possiedono 5.177, dunque leggermente meno. La Cina, terza potenza atomica, conta circa 600 testate, ma il Center for strategic and international studies stima che il suo arsenale potrebbe superare le mille unità entro il 2030, dopo un rapido potenziamento registrato negli ultimi cinque anni.

La decisione di Washington riapre uno dei capitoli dimenticati della storia a stelle e strisce. Pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, il 1 marzo 1954, quando gli Stati Uniti effettuarono sullatollo di Bikini il test della bomba termonucleare all’idrogeno: un ordigno mille volte più potente delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. Un errore di calcolo moltiplicò per tre la forza dell’esplosione, generando un fungo atomico che rese inabitabili quattro isole e contaminò un’area di oltre 11mila chilometri. Dopo quell’incidente, il presidente Dwight Eisenhower vietò nuovi test, una moratoria che durò fino al 1992. Nel 1996, 187 Paesi firmarono il Comprehensive nuclear test ban treaty, con l’eccezione di Stati Uniti, Cina, Iran, Israele, Corea del Nord e Russia, che in seguito ne revocò la ratifica.

La risposta di Mosca alle parole di Trump è arrivata con prudenza. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato di non ritenere che l’annuncio americano possa “innescare una nuova corsa agli armamenti”, pur precisando che la Russia si riserva di reagire “in base alla situazione”. Il megafono di Vladimir Putin ha inoltre smentito che i recenti test dei sistemi Poseidon e Burevestnik abbiano natura nucleare. Ma ormai tutti sono sull’attenti. Tra quattro mesi, a febbraio 2026, scadrà il “New Start”, l’ultimo trattato bilaterale tra Stati Uniti e Russia per la limitazione delle testate strategiche. Intanto, anche la Cina ha reagito, invitando la Casa Bianca a “rispettare scrupolosamente la moratoria globale e il loro impegno a vietare i test nucleari, intraprendano azioni concrete per salvaguardare il sistema globale di disarmo nucleare”. Infine, anche l’Onu ha messo in guardia Washington, ribadendo attraverso una nota ufficiale che i test “non devono mai essere consentiti”.

Aggiornato il 31 ottobre 2025 alle ore 14:16