Hamas: gli Usa offrono una “via d’uscita”

Washington ha proposto ad Hamas una vita d’uscita. La tregua fra i terroristi e lo Stato d’Israele rimane appesa a un filo, e quindi gli Stati Uniti hanno provato a mischiare un po’ le carte per accelerare il disarmo del movimento islamico palestinese. Gli Usa hanno avanzato ad Hamas una proposta di passaggio sicuro dalle aree di Gaza controllate da Israele a quelle sotto il dominio dei terroristi palestinesi. A riportarlo è Axios, che cita fonti informate sui negoziati. L’iniziativa americana sarebbe stata trasmessa l’altro ieri ai rappresentanti di Hamas tramite i mediatori di Egitto e Qatar, e mira a consolidare il cessate il fuoco in vigore nella Striscia. Secondo le stesse fonti, Donald Trump, pur ribadendo pubblicamente il proprio sostegno ai recenti raid israeliani, avrebbe espresso in privato “malcontento” per quella che ha definito un’azione militare “sproporzionata”.

Intanto, in un clima di forte commozione, Israele ha ricevuto i corpi di altri due ostaggi consegnati da Hamas nella serata di ieri. Ma la tregua resta precaria. Al Jazeera ha riferito di due nuovi raid aerei israeliani nel sud della Striscia, nonostante il cessate il fuoco ristabilito dopo i bombardamenti nella notte tra martedì e mercoledì, che ha lasciato sul terreno diverse vittime, tra cui civili palestinesi. Nel pomeriggio, tra dolore e rabbia, la famiglia di Ofir Tzarfati, il giovane israeliano rapito da Hamas il 7 ottobre 2023 e successivamente ucciso, ha celebrato per la terza volta la sepoltura del figlio. In una piccola scatola avvolta nella bandiera israeliana, i resti del ragazzo sono stati deposti prima che la madre, tra le lacrime, esprimesse il proprio dolore. Finché Hamas non lascerà la Striscia di Gaza, scene come queste saranno all’ordine del giorno. Da una parte, e dall’altra.

Tutto questo, mentre a Gerusalemme si alza un brusio dalle voci degli ebrei ultraortodossi. Oltre 200mila persone sono scese in piazza per protestare contro la leva militare obbligatoria anche per loro. La manifestazione, segnata da momenti di violenza, ha visto aggressioni ai danni di giornalisti con bastoni, sassi e bottiglie. Un agente è rimasto ferito, mentre un ragazzo di 15 anni ha perso la vita precipitando da un grattacielo in costruzione su cui si era arrampicato durante la protesta. La polizia sta indagando sull’accaduto, senza escludere l’ipotesi del suicidio. E il primo ministro si da da fare. Benjamin Netanyahu ha annunciato di aver incontrato alti funzionari statunitensi presso il Civil-Military Coordination Center, il Centro del comando centrale degli Stati Uniti (Centcom) incaricato di monitorare l’attuazione del cessate il fuoco e coordinare gli aiuti umanitari a Kiryat Gat, nel centro di Israele. “Stiamo lavorando insieme per raggiungere l’obiettivo concordato con il presidente Trump: disarmare Hamas e smilitarizzare Gaza, mantenendo al contempo la nostra sicurezza”, ha dichiarato Bibi durante la visita.

Secondo Axios, Washington starebbe accelerando la definizione di un piano per la creazione di una forza internazionale da dispiegare a Gaza, con una proposta ufficiale attesa nelle prossime settimane. Il progetto includerebbe la costituzione di una nuova forza di polizia palestinese, formata e valutata da Stati Uniti, Egitto e Giordania, insieme a contingenti provenienti da Paesi arabi e musulmani come Indonesia, Azerbaigian, Egitto e Turchia. Nel frattempo, le Nazioni unite hanno reso noto che oltre 24mila tonnellate di aiuti umanitari hanno raggiunto Gaza dall’inizio del cessate il fuoco, lo scorso ottobre. Un ottimo aumento dei volumi rispetto ai mesi precedenti, ma gli operatori segnalano ancora gravi carenze di fondi e difficoltà logistiche dovute alla presenza dei miliziani e dell’esercito nella zona.

“A Gaza è molto difficile rinforzare il cessate il fuoco, per fortuna dopo gli attacchi che ci sono stati di Hamas e i bombardamenti israeliani nei confronti di Hamas, adesso si è ricominciato a vivere una stagione di cessate il fuoco, speriamo che duri. C’è moltissimo lavoro da fare. Noi siamo in prima linea. Lunedì parte un’altra missione italiana per andare a Gerusalemme per studiare come poter essere parte protagonista di quel gruppo di lavoro che dovrà preoccuparsi della ricostruzione di Gaza, della pacificazione di Gaza e poi della nascita dello Stato palestinese”, ha dichiarato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani durante la trasmissione Dritto e Rovescio su Rete 4. “Noi abbiamo già inviato 4-5 militari che faranno parte di questo organismo – ha aggiunto – in più ci saranno altri due-tre diplomatici che daranno un contributo importante. Bisogna lavorare intensamente”.

Aggiornato il 31 ottobre 2025 alle ore 12:49