Seggi aperti in Olanda, in palio la guida del Paese

Geert Wilders è stato uno dei primi a votare. Il leader del Partito per la libertà, come sempre impeccabile nello stile, si è presentato nel municipio de LAia, la città dove vive e che da anni rappresenta il fulcro della sua battaglia politica. Il leader della destra olandese, volto riconoscibile della scena europea, ha votato con il consueto aplomb, salutando i giornalisti con poche parole: “Spero in un buon risultato”, ha dichiarato dopo aver depositato la scheda, aggiungendo con un sorriso stanco: “Più tardi dormirò qualche ora”. Poco dopo, su X, ha invitato i suoi sostenitori a scegliere il Pvv per fermare i rivali “Frans Timmermans e Rob Jetten”. Una dialettica tagliente e uno stile che non lo fa passare inosservato – da neerlandese Doc – Wilders è riuscito nel tempo a “spaccare in due” l’opinione pubblica. Dalle parti di Amsterdam, o lo ami o lo odi. Soprannominato “il Trump olandese”, ha costruito la propria popolarità su un linguaggio schietto e su posizioni a cui l’elettorato europeo è affezionato in questo momento storico, tra immigrazione e lotta all’islamismo radicale. Un modus operandi politico che gli ha garantito, in egual misura, consensi e condanne.

Alla vigilia del voto, i sondaggi delineano un equilibrio quasi perfetto tra cinque principali contendenti. Il Partito per la libertà (Pvv) di Wilders resta in testa ma in flessione, con una forchetta tra 24 e 28 seggi, seguito dall’alleanza laburisti-verdi guidata da Frans Timmermans, stabile a 22-26. In crescita i liberali ecologisti di Rob Jetten (D66), stimati tra 21 e 25 seggi e possibili outsider. A seguire, i centristi del Cda di Henri Bontenbal (18-22) e i liberali del Vvd di Dilan Yesilgoz (15-19), erede politica di Mark Rutte. In tutto, 27 partiti competono per i 150 seggi della Tweede Kamer, in un sistema proporzionale puro che rende necessarie le coalizioni. Con quasi il 40 per cento degli elettori ancora indecisi, la partita rimane apertissima e – come tradizione olandese impone – si giocherà ai tavoli delle trattative: nella scorsa legislatura servirono 223 giorni di negoziati per formare un governo. Dall’estero non mancano i messaggi di sostegno. “Buona fortuna a Geert Wilders e al suo Pvv alle elezioni olandesi! I patrioti di tutta Europa sono con voi”, ha scritto su X Kinga Gál, vicepresidente del gruppo dei Patrioti per lEuropa, pubblicando una foto che la ritrae insieme a Wilders, al premier ungherese Viktor Orbán e al vicepremier Matteo Salvini durante un incontro a Pontida.

Nel frattempo, Frans Timmermans, ex vicepresidente della Commissione europea e figura chiave del green deal, ha votato a Maastricht, la sua città natale, simbolo dell’Unione europea. “Ho appena votato. Oggi diventiamo il partito più grande. Andate a votare per l’unica garanzia di un governo sociale e progressista. Poi andremo avanti insieme!”, ha scritto su X poco dopo il voto. Durante l’ultimo dibattito televisivo su Nos, ha lanciato un appello: “Mettere fine all’era Wilders” e a un clima politico in cui, a suo dire, “l’odio è diventato dominante”. Wilders non ha tardato a replicare, accusandolo di aver “trascurato i propri elettori originari” e di essersi mostrato “troppo arrogante”.

Il voto nei Paesi Bassi si conferma un rito collettivo, esercitato nei luoghi più inattesi. In un Paese dove l’affluenza non è mai scesa sotto il 75 per cento per quattro elezioni consecutive, le urne compaiono in biblioteche, musei, stadi, caffè universitari, ma anche carceri e persino abitazioni. Ad Amsterdam, la Casa di Anna Frank e il Museo Van Gogh si trasformano per un giorno in seggi, insieme a luoghi di memoria come il Centro di Kamp Westerbork e l’Oranjehotel, prigione dei detenuti politici durante l’occupazione nazista. “Ricordano, a modo loro, la perdita della libertà e l’oppressione”, spiegano gli organizzatori del suffragio, sottolineando che chi voterà in questi siti potrà visitarli gratuitamente.

Nel carcere femminile di Ter Peel, nel sud del Paese, le detenute votano al Bajescafé, un bar interno aperto anche ai residenti. Per i tifosi di calcio, la democrazia si vive allo stadio: i sostenitori dei Go Ahead Eagles possono votare allo stadio De Adelaarshorst di Deventer, mentre quelli dell’Ado Den Haag trovano le urne direttamente tra le gradinate del WerkTalent Stadion. Il seggio più intimo resta quello di Marle, minuscolo villaggio di 70 abitanti, dove dal 1948 il salotto della famiglia Westhoff si trasforma, per un giorno, nel cuore della democrazia nazionale. Anche il voto notturno è ormai tradizione: a Zwolle, nel caffè studentesco Het Vliegende Paard, le urne si sono aperte allo scoccare della mezzanotte, con il sindaco in fila accanto agli studenti. Scene simili ad Arnhem, dove il primo cittadino Ahmed Marcouch ha persino fatto il dj per l’occasione. Al confine con la Germania, la stazione ferroviaria di Winterswijk ha aperto i battenti già alle cinque del mattino per accogliere i pendolari.

La chiusura dei seggi è fissata alle 21, quando gli exit poll offriranno la prima fotografia del voto olandese. Stando alle dichiarazioni, tutti i partiti avrebbero chiuso la porta in faccia a Wilders, reo di aver fatto cadere lo scorso governo. Ma la politica è un’altra cosa.

Aggiornato il 29 ottobre 2025 alle ore 13:21