
L’Amministrazione Trump ha deciso di revocare una restrizione chiave che limitava l’uso, da parte dell’Ucraina, di alcuni missili a lungo raggio forniti dagli alleati occidentali. La mossa, confermata da funzionari statunitensi, consente a Kyiv di intensificare gli attacchi contro obiettivi all’interno del territorio russo, aumentando così la pressione sul Cremlino. La decisione arriva in un momento in cui il presidente Donald Trump sta cercando di spingere Mosca verso negoziati per porre fine al conflitto, pur avendo nel frattempo rinunciato all’idea di fornire a Kyiv i missili da crociera statunitensi Tomahawk, capaci di colpire fino a oltre 1.600 chilometri di distanza. Martedì, le forze ucraine hanno utilizzato un missile da crociera britannico Storm Shadow per colpire un impianto russo a Bryansk che produceva esplosivi e carburante per razzi. L’esercito di Kyiv ha definito l’operazione “un colpo riuscito”, affermando che il missile ha superato le difese aeree russe. Il via libera americano a questo tipo di operazioni è giunto dopo che l’autorità di approvazione per gli attacchi transfrontalieri è passata dal capo del Pentagono Pete Hegseth al comandante supremo delle forze statunitensi in Europa, il generale Alexus Grynkewich, che ricopre anche il ruolo di comandante per le operazioni della Nato.
Il cambiamento di approccio segna un punto di svolta rispetto ai primi mesi dell’amministrazione Trump, che aveva introdotto una procedura di revisione per l’impiego di armi occidentali a lungo raggio contro obiettivi in Russia. In base a quel meccanismo, era il Pentagono ad avere l’ultima parola sugli attacchi; ora, invece, la decisione spetta al comando europeo, segno di una maggiore flessibilità operativa concessa all’Ucraina. Fonti americane si aspettano che Kyiv intensifichi gli attacchi con gli Storm Shadow, missili lanciati da aerei e capaci di percorrere oltre 290 chilometri, anche se il loro impatto militare è considerato limitato rispetto a quello dei Tomahawk. Tuttavia, la possibilità di colpire in profondità sul territorio russo rappresenta un importante strumento di pressione strategica. Nel frattempo, l’Ucraina continua a condurre operazioni autonome con droni e missili di produzione nazionale, colpendo infrastrutture energetiche e impianti petroliferi russi. Un portavoce della Nato, il colonnello Martin O’Donnell, ha rimarcato che Kyiv ha dimostrato “una straordinaria capacità di colpire in profondità all’interno della Russia, mirando a obiettivi militari legittimi che alimentano la guerra del Cremlino”. Trump, nei giorni scorsi, aveva ipotizzato un nuovo incontro con Vladimir Putin a Budapest per discutere una possibile fine delle ostilità, ma i contatti si sono rapidamente arenati. Il presidente americano ha poi liquidato l’idea come “una perdita di tempo”. Nel frattempo, si è invece svolto alla Casa Bianca l’incontro tra Trump e il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Il colloquio, definito “costruttivo” da entrambe le parti, si è concentrato sulla situazione in Ucraina, sul coordinamento all’interno dell’Alleanza e sugli sforzi diplomatici per una soluzione duratura del conflitto. Rutte ha espresso apprezzamento per gli sforzi di Trump per porre fine alla guerra in Ucraina, sottolineando la necessità di mantenere un fronte transatlantico saldo e compatto, capace di sostenere l’Ucraina senza incrinare l’unità politica e militare dell’Alleanza.
Degna di nota, anche la dichiarazione del senatore statunitense Angus King per il quale “l’invio dei Tomahawk rafforzerebbe la posizione di Kyiv”. Aggiungendo, tuttavia, che “gli Stati Uniti dovrebbero mantenere un certo controllo sui bersagli scelti dall’Ucraina, per garantire che vengano colpiti solo obiettivi militari”. La decisione di revocare la restrizione sull’uso degli Storm Shadow risale ai giorni precedenti l’incontro tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy a Washington, durante il quale Kyiv aveva chiesto formalmente la fornitura dei Tomahawk. Il rifiuto americano, secondo alcuni analisti, ha ridotto il potere negoziale dell’Occidente nei confronti di Mosca. Gli Stati Uniti hanno comunque approvato la vendita a Kyiv di oltre tremila missili aerei a lunga gittata Eram, capaci di raggiungere tra i 240 e i 450 chilometri. Restano invece incerti i futuri rifornimenti dei missili tattici Atacms, già forniti in parte durante l’Amministrazione Biden e attualmente non più impiegati contro obiettivi in Russia. In una dichiarazione congiunta diffusa martedì, Zelenskyy e i leader europei hanno ribadito l’impegno a “intensificare la pressione sull’economia e sull’industria bellica russa finché Putin non sarà pronto a fare la pace”.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
Aggiornato il 23 ottobre 2025 alle ore 10:20