
La scure delle sanzioni americane si abbatterà sulla Russia. L’amministrazione di Donald Trump ha annunciato un pacchetto di misure contro i giganti energetici di Mosca, Rosneft e Lukoil, accusando il Cremlino di “rifiutarsi di mettere fine a una guerra senza senso”. Dopo settimane di discussioni e indiscrezioni, il presidente statunitense ha ritenuto che “era il momento giusto” per rispondere alle pressioni di Kiev e dei suoi alleati occidentali. Il segretario al Tesoro Scott Bessent ha definito le nuove misure “tra le più ingenti che abbiamo mai imposto alla Russia”, precisando che Washington mira a “colpire al cuore” l’apparato economico che sostiene lo sforzo bellico di Vladimir Putin. Bessent ha anche accusato il leader del Cremlino di non essere stato “onesto e schietto” con Trump, invitando i Paesi del G7 e gli alleati occidentali a “unirsi” al pacchetto statunitense. Il coordinamento internazionale potrebbe concretizzarsi già oggi, con l’approvazione del 19º pacchetto di sanzioni dell’Unione europea, sbloccato dal ritiro del veto slovacco.
L’annuncio di Washington arriva in un momento di apparente riallineamento diplomatico tra Stati Uniti e Ucraina. Il presidente Volodymyr Zelensky ha infatti espresso il suo consenso alla proposta del tycoon di congelare il conflitto “sulle attuali linee del fronte”, una posizione che fino a pochi mesi fa sarebbe stata “inaccettabile” per Kiev. Tuttavia, la convergenza non basta ad avvicinare le parti a un accordo con Mosca, dove Putin rimane irremovibile sugli obiettivi della guerra. Secondo il Wall Street Journal, la rigidità del Cremlino avrebbe spinto gli Stati Uniti ad autorizzare attacchi in profondità sul territorio russo con missili a lungo raggio, tra cui i britannici Storm Shadow. Un’indiscrezione che Trump ha però bollato come “fake news”, assicurando che il Pentagono “non ha nulla a che fare con quei missili o con ciò che l’Ucraina ne fa”.
Mentre la diplomazia si muove a fatica, la realtà sul campo racconta tutt’altro. A Kharkiv, le immagini dei bambini portati in salvo dai vigili del fuoco dopo il bombardamento di un asilo restano il simbolo più tragico dell’impasse negoziale. Secondo le autorità locali, 48 bambini si trovavano nell’edificio al momento dell’attacco: tutti tratti in salvo, ma un dipendente comunale è rimasto ucciso e 10 persone sono rimaste ferite, tra cui una bambina di cinque anni. “Non c’è e non può esserci alcuna giustificazione per un attacco con drone a un asilo. È evidente che la Russia sta diventando sempre più sfacciata”, ha denunciato Volodymyr Zelensky, definendo gli ultimi raid “uno schiaffo in faccia della Russia a chiunque insista su una soluzione pacifica”. In una sola notte, 405 droni e 28 missili hanno colpito diverse regioni ucraine, inclusa Kiev, provocando sette vittime, tra cui due bambini, e blackout diffusi. Il vertice di Budapest, che avrebbe dovuto riaprire un canale di dialogo tra Washington e Mosca, è stato di fatto “cancellato” – parola dello stesso Trump – che ha spiegato di “non essere arrivato dove voleva arrivare”.
Nonostante ciò, il presidente americano ha lasciato intendere che un incontro con Putin “avverrà in futuro”, mentre il premier ungherese Viktor Orbán si è detto fiducioso che “i preparativi per il vertice di pace continuano”, pur con “una data ancora incerta”. Anche il vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov ha parlato di “processo difficile ma possibile”, evocando i parametri delineati durante l’incontro di Anchorage. Il negoziato resta però in stallo totale: Stati Uniti e Ucraina chiedono un cessate il fuoco immediato sulle linee attuali, mentre Mosca rifiuta qualsiasi ipotesi di congelamento e pretende il riconoscimento dei territori del Donbas.
Nel frattempo, Zelensky continua il suo tour europeo per rafforzare il sostegno militare e politico all’Ucraina. Dopo la tappa di Oslo, dove ha dichiarato che “Trump ha proposto: Rimanete dove siete e iniziate le trattative. Penso che sia un buon compromesso”, il presidente ucraino si è recato in Svezia, pronta a fornire 150 caccia Gripen a Kiev, e oggi partecipa al Consiglio europeo di Bruxelles, dove si discute un piano di pace in 12 punti e il destino degli asset russi congelati. Domani sarà a Londra, per un incontro della Coalizione dei volenterosi, mentre sul terreno la guerra prosegue: due villaggi sono stati conquistati dalle forze di Mosca nelle ultime 24 ore. E in un’ulteriore dimostrazione di forza, Putin ha diretto “un’esercitazione delle forze nucleari strategiche con componenti terrestri, navali e aeree”. Manovre “programmate da tempo”, ha assicurato lo Zar. Ma il messaggio politico è inequivocabile: la Russia non intende arretrare.
Aggiornato il 23 ottobre 2025 alle ore 13:19