Israele, oggi l’incontro fra Vance e Netanyahu

Se vi fosse ancora qualche dubbio sul fatto che Israele non sia “uno Stato vassallo degli Usa”, Benjamin Netanyahu ha voluto chiarirlo personalmente. In mattinata, l’ufficio del primo ministro israeliano ha diffuso un filmato che lo mostra, insieme alla moglie Sara, mentre accoglie a Gerusalemme il vicepresidente statunitense J.D. Vance e la moglie Usha. L’incontro, dal tono formale e scandito da una breve cerimonia donore con una banda di quattro elementi e la guardia delle Forze di difesa, è proseguito con un brunch privato prima dell’avvio dei colloqui ufficiali. Vance, giunto ieri in Israele con l’obiettivo di rafforzare la fragile tregua a Gaza, ha in programma una serie di incontri istituzionali: alle 10 ora locale (le 9 in Italia) il colloquio con Bibi, seguito, intorno a mezzogiorno (le 11 italiane), da un incontro con il presidente Isaac Herzog. La tabella di marcia è stata confermata da diverse testate israeliane e internazionali, fra cui il Times of Israel.

Alla vigilia della missione, il vicepresidente aveva espresso fiducia nella tenuta del cessate il fuoco, sottolineando che “reggerà” ma richiederà tempo e impegno per consolidarsi. Nella giornata di ieri, Netanyahu aveva inoltre ricevuto a Gerusalemme i due emissari del presidente Donald Trump, Steve Witkoff e Jared Kushner. Durante la conferenza stampa congiunta con il premier israeliano, Vance ha ribadito il ruolo degli Stati Uniti nel processo di stabilizzazione: “Abbiamo davanti a noi un compito molto, molto arduo: disarmare Hamas e ricostruire Gaza, migliorare la vita della popolazione di Gaza e garantire che Hamas non rappresenti più una minaccia per i nostri amici in Israele. Non è facile. Non ho mai detto che fosse facile. Ma sono ottimista sul fatto che il cessate il fuoco reggerà e che potremo effettivamente costruire un futuro migliore per l’intero Medio Oriente. Ma questo richiederà un po’ di lavoro”.

Alla domanda sul perché Washington continui a inviare emissari di alto livello nonostante la tregua sembri stabile, Vance ha risposto: “Non si tratta di monitorarlo, nel senso di monitorare un bambino piccolo. È importante che l’amministrazione si assicuri che il nostro personale continui a fare ciò che gli chiediamo”. Nel suo intervento, Netanyahu ha delineato la visione israeliana per il futuro della Striscia: “Stiamo semplicemente creando un giorno dopo incredibile con una visione completamente nuova di come avere un governo civile, di come garantire la sicurezza lì, di chi potrebbe garantire tale sicurezza lì. Non sarà facile, ma penso che sia possibile. Stiamo davvero creando un piano di pace e un’infrastruttura là dove non esisteva nulla nemmeno una settimana e un giorno fa. Ci vorrà molto lavoro. Ci vorrà molta ingegnosità”.

Rispondendo poi a una domanda dei giornalisti, il primo ministro ha respinto con fermezza l’idea che Israele agisca come un protettorato americano: la definizione di “Stato cliente”, ha detto, è una sciocchezza. “Voglio essere molto chiaro. Una settimana dicono che Israele controlla gli Stati Uniti. La settimana dopo dicono che gli Stati Uniti controllano Israele. Sono tutte sciocchezze”, ha affermato Netanyahu, ribadendo che tra i due Paesi vi è “una partnership, un’alleanza di partner” fondata su valori e obiettivi condivisi. “Possiamo discutere, possiamo avere disaccordi, ma nel complesso no, e nell’ultimo anno abbiamo raggiunto un accordo non solo sugli obiettivi, ma anche su come raggiungerli”. Il premier ha inoltre rivendicato i risultati militari e diplomatici ottenuti: Israele, ha spiegato, è riuscito a “mettere il coltello alla gola di Hamas” grazie a un’operazione militare condotta autonomamente, mentre l’amministrazione americana “ha isolato Hamas nel mondo arabo e musulmano in modo brillante”.

J.D. Vance ha affermato che “Israele, insieme ai nostri alleati arabi del Golfo, possa svolgere un ruolo di leadership molto positivo in questa regione, al punto che, francamente, agli Stati Uniti non importerà più nulla del Medio Oriente, perché i nostri alleati nella regione stanno intensificando gli sforzi, prendendo il controllo e la proprietà della loro area del mondo. Questo non significa che non abbiamo interessi qui”, ha proseguito il vice di Trump. “Non significa che non ci interessi ciò che accade qui. Ma in realtà vediamo questa come un’opportunità per costruire sulla base degli Accordi di Abramo. Credo che questo accordo di Gaza sia un elemento fondamentale per sbloccare gli Accordi ma ciò che potrebbe consentire è una struttura di alleanza in Medio Oriente che persevera, che dura, che permette alle brave persone in questa regione del mondo di farsi avanti e prendersi la responsabilità del proprio territorio”. Questo è nel migliore interesse degli Stati Uniti. E forse anche nel migliore interesse di Israele.

Aggiornato il 22 ottobre 2025 alle ore 15:05