L’Olanda si prepara al voto

Con il Pvv in calo, si aprono molteplici scenari

Potrebbe succedere di tutto. A meno di una settimana dal voto del 29 ottobre, i Paesi Bassi si preparano a un’elezione che promette di accentuare ulteriormente la frammentazione politica. Secondo gli ultimi sondaggi, ben 16 partiti sarebbero destinati a ottenere rappresentanza nella Tweede Kamer, la Camera bassa, complice una soglia di sbarramento tra le più basse d’Europa – appena lo 0,76 per cento – e un sistema elettorale proporzionale con circoscrizione unica nazionale. In testa resta il Partito della Libertà (Pvv) del conservatore Geert Wilders, che, pur in flessione rispetto ai mesi precedenti, dovrebbe conquistare almeno 30 seggi. Ma con 150 seggi complessivi e 76 necessari per la maggioranza, la possibilità di un governo guidato da Wilders appare remota: nessuna delle principali forze politiche ha manifestato disponibilità a collaborare con lui.

Una chiusura che, più che ideologica, è figlia della crisi politica dello scorso giugno, quando lo stesso Wilders provocò la caduta del governo di Dick Schoof, mettendo fine a un esperimento durato appena sei mesi. Dopo la vittoria del Pvv alle elezioni del novembre 2023, il leader conservatore era riuscito a costruire una coalizione con il Movimento contadini-cittadini (Bbb), il Nuovo contratto sociale (Nsc) e i liberal-conservatori del Vvd, il partito dell’ex premier Mark Rutte. Alla guida dell’Esecutivo, tuttavia, non andò lo stesso Wilders – giudicato “troppo divisivo” dagli alleati – bensì Schoof, ex capo dell’intelligence olandese. L’esperimento, fragile sin dall’inizio, naufragò sotto il peso delle tensioni interne. Il Pvv accusò gli alleati di ostacolare le proprie misure bandiera: dal blocco degli affitti a un programma anti-immigrazione in dieci punti, che prevedeva l’espulsione dei rifugiati siriani e il respingimento automatico dei nuovi richiedenti asilo. Oggi Wilders dichiara di voler puntare su un governo di minoranza, ma la sua scarsa propensione al compromesso rende difficile immaginare che altri partiti accettino di sostenerlo.

Lo scenario più realistico, secondo gli analisti, è quello di una coalizione centrista o di sinistra. L’alleanza tra Verdi e Laburisti (GL/Pvda), guidata dal veterano Frans Timmermans, appare in crescita e potrebbe raggiungere 27 seggi, diventando l’ago della bilancia nella formazione del nuovo governo. Recuperano terreno anche i Cristiano-democratici, mentre Bbb e Nsc risultano in forte calo. I liberal-progressisti di D66 restano solidi con circa 17 seggi, mentre gli ultraconservatori di Ja21 sono accreditati di 14. In netto arretramento, invece, il Vvd, penalizzato dalla sua virata a destra: 16 seggi contro i 24 attuali. In un quadro tanto frammentato, ogni ipotesi di maggioranza appare precaria. Ma un punto sembra ormai acquisito: Geert Wilders si ritrova a combattere contro tutti. Il nuovo baricentro, con ogni probabilità, si sposterà verso Frans Timmermans, ex commissario europeo e vecchia volpe dei corridoi di Bruxelles. Da anni la nemesi dichiarata dell’estrema destra nei Paesi Bassi e nel continente.

Aggiornato il 22 ottobre 2025 alle ore 10:24