
Ieri mattina, il Louvre è rimasto chiuso. Il più grande museo del mondo, colpito domenica da un clamoroso furto di oggetti preziosi risalenti all’epoca napoleonica, ha tenuto le porte serrate per il secondo giorno consecutivo. Le autorità francesi e la direzione del museo si muovono sotto una crescente pressione, tra accuse incrociate e polemiche sulla sicurezza. Le indagini proseguono senza sosta, ma dei quattro ladri che si sarebbero introdotti da una finestra del primo piano, servendosi di un montacarichi esterno, non è emersa alcuna traccia. Solo un gilet giallo, abbandonato da uno dei malviventi durante la fuga, rappresenta al momento l’unico indizio concreto.
La ricostruzione dei fatti resta parziale. I ladri sarebbero entrati nella galleria contenente circa 800 oggetti d’arte, portandone via nove, di cui uno – la corona dell’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III – è stato poi abbandonato nella fuga. Un reperto di valore “inestimabile”, ornato da oltre 2.000 diamanti. La direzione del Louvre, colpito da un furto degno di Arsenio Lupin, ha difeso la qualità delle teche di sicurezza della Galerie d’Apollon. “Il Museo del Louvre afferma che le teche allestite nel dicembre 2019 rappresentano un notevole progresso in termini di sicurezza”, ha dichiarato la direzione, citata dall’agenzia France presse, ricordando che l’obsolescenza delle precedenti avrebbe costretto il museo a “ritirare le opere” dall’esposizione pubblica.
Gli inquirenti continuano a battere la pista degli “stranieri”, di un colpo “su commissione”, orchestrato da una banda di “professionisti”. Alla procuratrice Laure Beccuau è stato chiesto se dietro il sospetto di “stranieri” possa celarsi addirittura una potenza estera. “No, non è questa la pista privilegiata – ha risposto la magistrata – la nostra pista è piuttosto legata al grande banditismo. La criminalità organizzata può avere due obiettivi: aver agito su commissione o aver voluto avere a disposizione pietre preziose per praticare operazioni di riciclaggio”. La polizia scientifica ha avviato l’analisi del gilet giallo da cantiere, segnalato da un passante che avrebbe assistito al momento in cui il ladro se ne è sbarazzato.
Sui principali quotidiani francesi, il furto è già stato ribattezzato “il colpo del secolo”. L’episodio ha riacceso il dibattito, da tempo acceso, sulla vulnerabilità dei musei nazionali. Stavolta, tuttavia, l’impressione è di trovarsi di fronte a un’azione pianificata nei minimi dettagli, probabilmente commissionata da esponenti di spicco della criminalità organizzata, ha sottratto alla Francia otto “gioielli della Corona”, un gesto definito dal presidente Emmanuel Macron un’offesa “alla nostra storia”. A colpire è soprattutto la modalità dell’assalto, compiuto alle 9:30 del mattino, quando il museo era già aperto al pubblico della domenica.
Il Louvre, che ogni anno accoglie circa 9 milioni di visitatori e custodisce 35mila opere su una superficie di 73mila metri quadrati, è oggi al centro dell’attenzione mondiale. La riapertura è prevista mercoledì, poiché martedì il museo osserva il consueto giorno di chiusura. Resta l’interrogativo sulle misure di sicurezza eccezionali d’emergenza che verranno adottate. La grande vulnerabilità del museo – come ammesso dal ministro dell’Interno Laurent Nuñez – desta forte preoccupazione. Tanto che una società di intelligence israeliana ha dichiarato di essere stata contattata dal Louvre per assistere nelle indagini. Un’affermazione che, a dire il vero, i vertici del museo hanno prontamente smentito. Se confermata questa notizia, sarebbe una curiosa sospensione del boicottaggio totale chiesto a gran voce da Macron. Ad maiora.
Rachida Dati, ministra della Cultura, ha ribadito che gli allarmi installati sulla finestra utilizzata dai ladri – segata con un frullino – e sulle teche contenenti i gioielli, “hanno regolarmente suonato”. Ma la Corte dei Conti, responsabile della vigilanza sui fondi pubblici, ha espresso dure critiche, sostenendo che il museo “non sia riuscito a recuperare il ritardo nella messa a disposizione di attrezzature destinate ad assicurare la protezione delle opere”. Per Gérald Darmanin la Nazione “ha fallito”. Il ministro della Giustizia ha aggiunto che i ladri sono stati “capaci di dare un’immagine davvero deplorevole della Francia”.
La ministra Dati ha inoltre annunciato, durante un intervento su M6, l’apertura di un’inchiesta amministrativa parallela a quella giudiziaria, “per ricostruire il vero svolgimento di quanto accaduto, con precisione al secondo”. Secondo il Ministero, si tratta del primo furto al Louvre dal 1998, anno della sparizione – mai risolta – di un dipinto di Jean-Baptiste Camille Corot. Gli allarmi della galleria di Apollo e delle due teche “di alta sicurezza” sarebbero scattati regolarmente, ma l’indagine dovrà chiarire se “gli agenti abbiano udito gli allarmi” e se questi abbiano suonato anche nel punto in cui i malviventi, incappucciati e travestiti da operai, segavano le vetrine con una sega circolare.
Aggiornato il 21 ottobre 2025 alle ore 13:59