
Si arriverà alla pace. “Siamo sulla strada di provare a fare un accordo. Se non lo faremo, un sacco di persone pagheranno un caro prezzo”. Un Donald Trump serio, quasi, grave, prova a ostentare un moderato ottimismo in vista del vertice di Budapest con Vladimir Putin, di cui i rispettivi ministri degli Esteri discuteranno probabilmente giovedì in un luogo ancora da definire dopo la loro cordiale telefonata lunedì. Il faccia a faccia, atteso tra fine ottobre e i primi giorni di novembre, potrebbe seguire l’incontro con Xi Jinping previsto a margine del summit Asean in Corea del Sud. Secondo molti esperti, questi due appuntamenti potrebbero ridefinire – o perlomeno ricalibrare – gli equilibri geopolitici nel Vicino e nell’Estremo oriente.
Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, che continua a imperversare, l’Occidente prova a dire la sua, compattandosi attorno a un messaggio di sostegno comune. I leader europei e Kiev si dichiarano “tutti uniti nel desiderio di una pace giusta e duratura, che il popolo ucraino merita. Sosteniamo con forza la posizione del presidente Trump secondo cui i combattimenti devono cessare immediatamente e l’attuale linea di contatto deve essere il punto di partenza dei negoziati. Rimaniamo fedeli al principio secondo cui i confini internazionali non devono essere modificati con la forza”. È quanto si legge nel joint statement firmato da Volodymyr Zelensky, i vertici Ue e i capi di governo di Gran Bretagna, Francia, Italia, Finlandia, Danimarca, Norvegia, Polonia e Germania. Il documento aggiunge: “Le tattiche dilatorie della Russia hanno dimostrato più volte che l’Ucraina è l’unica parte seriamente intenzionata a raggiungere la pace. È sotto gli occhi di tutti che Putin continua a scegliere la violenza e la distruzione. È quindi chiaro che l’Ucraina deve trovarsi nella posizione più forte possibile, prima, durante e dopo qualsiasi cessate il fuoco. Dobbiamo aumentare la pressione sull’economia russa e sulla sua industria della difesa, finché Putin non sarà pronto a fare pace. Stiamo elaborando misure per utilizzare appieno il valore dei beni sovrani russi immobilizzati, in modo che l’Ucraina disponga delle risorse di cui ha bisogno”, si legge nella dichiarazione congiunta firmata da Zelensky, Giorgia Meloni e Keir Starmer, ma anche Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Donald Tusk, Ursula von der Leyen, António Costa, Alexander Stubb e Mette Frederiksen.
Mosca, però, respinge la prospettiva di una tregua immediata. Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha dichiarato che la Russia è contraria a un cessate il fuoco in Ucraina poiché ciò significherebbe “dimenticare le cause profonde di questo conflitto”. Secondo Lavrov, una sospensione immediata dei combattimenti contraddirebbe gli “accordi raggiunti durante le lunghe trattative” tra Vladimir Putin e Donald Trump al vertice di Ferragosto in Alaska, come riportato dall’agenzia Interfax. Il commander-in-chief statunitense avrebbe proposto il congelamento del conflitto lungo l’attuale linea del fronte, una posizione condivisa da Zelensky e dai leader europei, tra cui Giorgia Meloni. Durante l’incontro alla Casa Bianca, Trump avrebbe inoltre avvertito il presidente ucraino che “non avrebbe dovuto contare di ricevere il Tomahawk in tempi rapidi”, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal. Il tycoon avrebbe ribadito che la sua priorità assoluta è “porre fine alla guerra”, senza vincolarsi a un risultato territoriale specifico. Fonti americane ed europee confermano che Trump, durante il colloquio, si sarebbe mostrato diretto e impaziente. Il presidente Usa avrebbe chiarito che “il ritorno del Donbass all’Ucraina non è una priorità”, osservando che “la Russia controlla già la maggior parte del territorio”, e ribadendo a Zelensky che intende “risolvere rapidamente il conflitto, indipendentemente dal destino della Regione”.
In parallelo, Bruxelles si prepara a nuove consultazioni. Nel corso della settimana, i vertici Ue e i leader della coalizione dei Volenterosi si riuniranno per discutere le prossime fasi del “supporto all’Ucraina”. Lo annuncia la nuova dichiarazione congiunta firmata dai leader europei e da Volodymyr Zelensky. Mentre si prepara il terreno per l’incontro di Budapest tra Stati Uniti e Russia.
Aggiornato il 21 ottobre 2025 alle ore 15:19