
Il nuovo vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin “potrebbe davvero aver luogo entro due settimane o poco dopo”. A confermarlo è stato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, precisando che “c’è un’intesa generale” e che “non bisogna rimandare nulla a lungo termine”. Secondo quanto riferito dall’agenzia Tass, la preparazione dell’incontro tra i presidenti di Russia e Stati Uniti procederà “per fasi”. E ancora: “Ci sono molte questioni: è necessario istituire team di negoziazione”, ha dichiarato il megafono di Putin, che sta preparando un piano step-by-step. “L’idea è che il ministro degli Esteri Sergej Lavrov e il segretario di Stato Usa Marco Rubio inizino a lavorare sulla questione. Prima si telefoneranno e si incontreranno, discuteranno l’intero argomento, tutte le questioni, e inizieranno a discuterne”.
In vista del possibile vertice, il presidente russo ha avuto una conversazione telefonica con il primo ministro ungherese Viktor Orbán. Lo ha reso noto lo stesso Peskov, citato dall’agenzia Interfax, spiegando che il colloquio si è concentrato sulla disponibilità di Budapest di ospitare l’incontro fra il neo Zar e il commander-in-chief statunitense, dopo quello in Alaska di agosto scorso. “Orbán ha espresso la disponibilità a garantire le condizioni per l’organizzazione a Budapest di un possibile vertice russo-americano”, ha riferito il Cremlino sul suo canale Telegram. A sua volta Putin ha “informato sui contenuti principali della conversazione con il presidente Trump, sottolineando che durante i prossimi contatti con i rappresentanti americani si prevede di discutere le modalità delle azioni future nel contesto della ricerca di vie per una risoluzione pacifica della crisi ucraina, tenendo conto anche della possibilità di un incontro russo-americano al massimo livello nella capitale ungherese”.
Il presidente de facto della Bosnia-Erzegovina Milorad Dodik ha commentato la scelta di Budapest come sede del vertice, definendola “un riconoscimento sia per Viktor Orbán che per l’Ungheria”, Paese che, a suo giudizio, incarna valori di “pace, comprensione e normalità nelle relazioni internazionali”. In un messaggio pubblicato su X, Dodik – come riportato dai media serbi – ha aggiunto che questi valori coincidono con quelli promossi dalla Republika Srpska, l’entità serbo-bosniaca da lui guidata. Il premier ungherese, secondo Dodik, non riduce la politica a violenza e imposizione, ma la concepisce come un percorso basato sul dialogo e sul “rispetto reciproco”. Budapest merita di essere “un faro in un tempo di incertezza, una città di ponti e non di muri”, ha aggiunto. Sulla stessa linea, Agnes Karandi, portavoce del gruppo dei Patrioti per l’Europa, ha accolto con favore la notizia del possibile incontro: “Accogliamo con favore l’annuncio che il presidente Trump e il presidente Putin si incontreranno a Budapest per avviare i negoziati volti a porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina. Ospitare questi colloqui segna un momento significativo per l’Ungheria e riflette il costante impegno del primo ministro Viktor Orbán per la pace. Budapest invia un messaggio chiaro: la pace si costruisce attraverso il dialogo, non attraverso le sanzioni. L’Unione europea dovrebbe prenderne atto e scegliere la diplomazia anziché l’escalation, soprattutto quando si tratta della guerra in Ucraina”.
Anche la Commissione europea ha espresso una, seppur cauta, apertura. “La presidente Ursula Von der Leyen accoglie ogni passo per una pace duratura in Ucraina. Qualsiasi incontro che muove su un processo di pace giusta e duratura per l’Ucraina è il benvenuto. Se l’incontro si terrà e andrà in questa direzione è il benvenuto”, ha dichiarato Olof Gill, portavoce della Commissione Ue. Quanto alle questioni procedurali, Bruxelles ha precisato che il presidente russo Vladimir Putin e il ministro degli Esteri Sergej Lavrov sono soggetti a “sanzioni sul congelamento dei beni, ma non specificamente su divieti di viaggio. L’incontro non è stato confermato e non commenteremo gli scenari ipotetici, ma se dovesse accadere di fatto, non ci sono divieti di viaggio di per sé”, ha aggiunto la portavoce Anitta Hipper. In merito al mandato di arresto della Corte penale internazionale, ha poi ricordato che esistono “potenziali deroghe che gli Stati membri possono concedere, ma tali deroghe devono essere emesse dagli Stati membri individualmente”.
Una fonte diplomatica europea, citata da vari media, ha tuttavia commentato ironicamente: “Sono felice di non avere nulla a che fare con i suoi piani di viaggio”. Secondo le informazioni disponibili, il vertice non avrà luogo nei prossimi 14 giorni, dal momento che i funzionari russi e americani devono ancora definire i dettagli dell’agenda. Per Bruxelles, la prospettiva di un incontro Putin-Trump in territorio europeo resta “una questione problematica”, destinata a sollevare diversi “interrogativi politici”, pur nella consapevolezza che nessuno si attende che Budapest “applichi il mandato di arresto della Cpi”.
Aggiornato il 17 ottobre 2025 alle ore 14:35