
Perché il gruppo islamista-terroristico di Hamas, se non verrà annichilito, non deporrà mai le armi? La risposta può anche essere semplice, come è semplice rispondere alla domanda: perché dopo quasi 80 anni il “famoso” Stato della Palestina, superando le enfasi propagandistiche, non si è creato? Per ciò che riguarda Hamas, la realtà è che questo gruppo terroristico, nato nel 1987 e rafforzatosi nel tempo, ha potuto trasformarsi prima in un movimento politico armato, poi in una banda di islamisti terroristi, grazie alle deboli e corrotte organizzazioni/istituzioni che in teoria avrebbero dovuto gestire il territorio palestinese, ovvero l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp, 1964) – con la sua proiezione paramilitare al-Fatah – e l’Anp (Autorità nazionale palestinese), creata nel 1994 a seguito degli Accordi di Oslo del 1993. “Autorità”, per modo di dire, incapace di creare un reale Stato, considerando che la struttura che in teoria governa questo territorio burocraticamente, sia per le istituzioni che per il numero di funzionari e impiegati assunti, se funzionasse, potrebbe gestire un Paese con un numero di abitanti molto superiore ai circa cinque milioni che affollano attualmente il territorio palestinese.
Ricordo brevemente che l’Anp agisce come fosse una repubblica semipresidenziale e pluripartitica, con un Consiglio legislativo palestinese (Plc), o Parlamento palestinese, composto da 132 deputati eletti ogni cinque anni, un presidente esecutivo e un primo ministro. Quindi, questa struttura statale (legislativa e esecutiva) ha organi legislativi con sovranità di poteri. Ha anche una sede costruita, con fondi internazionali, per questo scopo a Ramallah, e i membri del parlamento sono eletti a suffragio universale. Dotata quindi di cariche elettive che innegabilmente la rendono in condizione di configurarsi, di fatto, uno Stato. Quindi il presidente e capo del Governo, o primo ministro, hanno il potere esecutivo, e il Parlamento potere legislativo. Ma tutto questo sistema si articola, come di “prassi” in ministeri, con relativi ministri, vice ministri, sotto segretari, dipendenti, eccetera, uffici della burocrazia, varie strutture impegnate nel controllo sia centrale che periferico dello “Stato fantasma”. Possiede anche organi di polizia, poco armati e con semplici poteri di ordine pubblico. Queste strutture sono dirette da uomini legati alla politica nel quadro dell’Anp, e profumatamente stipendiati. Inoltre la Palestina, dal novembre 2012 è “Stato osservatore”, non membro, delle Nazioni unite.
Semplificando, la differenza con uno Stato convenzionale è che L’Anp non ha un esercito – a questo per la sua parte di territorio ha pensato il gruppo politico-islamista di Hamas – e non produce effetti negoziali in politica estera (escludendo pseudo accordi con Israele). Insomma, uno Stato che non ha una produzione economica propria, non ha risorse particolari da commerciare, ma vive come se le avesse, finanziato da molti Paesi arabi, dall’Unione europea, dagli Stati Uniti e altri, per somme, anche reperibili – ma in realtà difficilmente computabili – comunque adeguate a mantenere in piedi la burocrazia e l’economia di un ectoplasma di Stato. Hamas nasce dalla debolezza di questo “sistema palestinese”, collocandosi in una regione, la Striscia di Gaza, governando in modo crudele, e da anni sostenuto finanziariamente con circa 30 milioni di dollari al mese dal Qatar. Quindi perché Hamas non intende disarmarsi? Perché i suoi leader non intendono rinunciare alle immani ricchezze accumulate, non intendono rinunciare a fare studiare i propri figli all’estero, non intendono rinunciare a jet privati, a trascorrere periodi in lussuose ville dislocate nella penisola araba, e inoltre non saprebbero come contenere i membri del gruppo militare della Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas, senza uno stipendio.
È soprattutto la questione degli almeno 25/30mila miliziani che rende necessario ad Hamas mantenere potere politico e governativo. Anche per il semplice fatto che questi “impiegati del terrorismo” potrebbero, se sofferenti, procedere alla ribellione contro i propri “datori di lavoro”. Comunque la situazione in atto potrebbe per i palestinesi essere l’occasione per abbandonare definitivamente la coabitazione con Hamas sul territorio. Tuttavia, come vediamo in queste ore, nonostante il movimento islamico abbia accettato molti punti del piano di pace di Donald Trump, come la questione ostaggi e salme, gestendo la situazione con modalità sobrie e autorevoli, non si prefigurano chiare condivisioni circa la presenza militare straniera nella Striscia di Gaza e la supervisione di un organismo internazionale.
Inoltre, altro punto che avvallerebbe la volontà degli islamisti di permanere è la richiesta di partecipare ai negoziati sul futuro della Striscia e sull’immane business della ricostruzione di Gaza. Tutto ciò non è previsto dall’accordo di pace, ma la “logica terroristica” non coincide con la “logica politica”. Quindi, riprendendo le parole di The Donald, riferite alla Russia, un disarmo di Hamas renderebbe il gruppo islamista una “tigre di carta”. Un disarmo al momento difficilmente realizzabile senza una nuova azione militare da parte di Israele, che se accadesse, questa volta potrebbe essere anche supportata da altre forze armate.
Aggiornato il 17 ottobre 2025 alle ore 09:46