
Volodymyr Zelensky, atteso domani a Washington per un incontro con Donald Trump, avrà una fitta agenda di colloqui riservati con i rappresentanti delle principali aziende statunitensi dei settori difesa ed energia, oltre a una serie di incontri con membri del Congresso. Lo riporta la televisione ucraina. La missione, preparata dal primo ministro Julija Svyrydenko – che guida la delegazione di Kiev negli Stati Uniti – è iniziata con un vertice con il segretario al Tesoro americano Scott Bessent, durante il quale si è discusso del “rafforzamento del partenariato e della garanzia di una pace a lungo termine”. Nel corso della visita, il presidente ucraino terrà negoziati separati con diverse imprese della difesa statunitense, che potrebbero essere incluse nel cosiddetto Mega Deal: un pacchetto di contratti per la fornitura di sistemi di difesa aerea, artiglieria ad alta precisione e missili Atacms. Zelensky incontrerà inoltre i principali legislatori americani che influenzano la politica di Washington nei confronti dell’Ucraina, in un momento in cui l’alleanza occidentale è attraversata da tensioni crescenti.
Alla Nato, infatti, da settimane si moltiplicano le lamentele di diversi alleati – in particolare dei Paesi baltici, Polonia, Germania e Olanda – per l’insufficiente “condivisione del peso” nei contributi militari a Kiev. Come dimostrato anche dopo il lancio dell’iniziativa Purl (Prioritised Ukraine requirements list) lo scorso luglio, promossa dal segretario generale Mark Rutte per coordinare gli acquisti di armi dagli Stati Uniti, il peso economico dell’assistenza resta concentrato nelle mani di pochi Paesi. Le critiche sono giunte fino a Washington, dove il segretario della Difesa Pete Hegseth ha risposto in modo diretto: “Purl è un meccanismo fondamentale per raggiungere la pace in Ucraina e tutti i Paesi seduti a questo tavolo devono contribuire, senza scrocconi”. Parole che hanno trovato eco nelle dichiarazioni di Rutte, secondo cui “oggi abbiamo concordato d’intensificare ulteriormente il rafforzamento della nostra capacità di agire sugli impegni assunti per investire maggiormente nella difesa”, ha spiegato il segretario dell’Alleanza nel meeting di ieri tra i ministri della Difesa.
Gli appelli sembrano aver sortito effetto. Se all’apertura della ministeriale Nato i Paesi aderenti a Purl erano soltanto sei, al termine dei lavori – come riferito da Rutte – sono saliti a 16. Restano però da definire nuove risorse e impegni, con Finlandia ed Estonia già pronte a collaborare con altri partner del Nord per un nuovo pacchetto congiunto. Imbarazzo, invece, per il Regno Unito. Il ministro della Difesa John Healey, che presiede insieme al tedesco Boris Pistorius il Gruppo di contatto per l’Ucraina, ha ammesso in conferenza stampa che Londra non ha ancora aderito a Purl, spiegando: “Stiamo valutando con attenzione se partecipare, con altri partner europei e non, ma voglio ricordare che quest’anno forniremo la cifra più alta di sempre, in termini di aiuti a Kiev, e certe cose che facciamo le facciamo solo noi”.
Sul fronte europeo, Francia, Italia e Spagna restano per ora defilate. La Germania, invece, ha anticipato le mosse versando già ad agosto un contributo da 500 milioni di euro e ha confermato l’impegno di 9 miliardi annui fino al 2026. Pistorius ha inoltre annunciato che Berlino sarà “nazione guida” del progetto prioritario dell’Unione europea European air shield. La Commissione europea, dal canto suo, si prepara a presentare la nuova roadmap sulla difesa, che prevede quattro progetti strategici (“European drone defence initiative”, “Eastern flank watch”, “European air shield” e “Defence space shield”). Nel documento, Bruxelles stabilisce che gli Stati membri “colmino collettivamente le loro carenze militari entro il 2030”, formando “coalizioni di capacità” e designando “Paesi capofila e co-capofila” con piani operativi da completare “entro il primo trimestre del 2026”. Inoltre, la roadmap dispone che “almeno il 40 per cento degli appalti nel settore della difesa” siano “congiunti entro la fine del 2027”.
Il ministro della Difesa ucraino Denys Shmyhal ha ringraziato i partner ma ha ribadito l’urgenza di un sostegno più ampio, auspicando che il maggior numero possibile di Paesi partecipi a Purl, destinato – secondo Kiev – a trasformarsi nel prossimo anno in uno strumento per siglare “mega accordi”. Nessun commento ufficiale, invece, sulla possibile fornitura dei missili Tomahawk, tema che sarà discusso nel colloquio di domani tra Zelensky e Trump alla Casa Bianca. Ma la posizione americana è chiara. “Se non ci sarà alcuna via verso la pace nel breve termine, allora gli Stati Uniti, insieme agli alleati, adotteranno le misure necessarie per imporre alla Russia dei costi per la sua continua aggressione”, ha affermato Hegseth, aggiungendo: “E se dovremo compiere questo passo, il Dipartimento della Guerra è pronto a fare la sua parte in modi che solo gli Stati Uniti possono fare”.
Aggiornato il 16 ottobre 2025 alle ore 15:42