Il valore dei corpi: ostaggi d’oro

Per che cosa ha finora combattuto, dunque, Israele? Per liberare gli ostaggi o per sconfiggere un nemico mortale? Quando una Nazione è aggredita, non si diventa forse tutti “combattenti”, civili e militari, con e senza stellette? Allora, viene da chiedersi la ragione per cui si possono sacrificare per la libertà e la sicurezza del proprio popolo migliaia di vite di giovani soldati (corpi in divisa), mentre tutti gli altri che sono presi in ostaggio dal nemico valgono addirittura una pace o una tregua. Praticamente, una resa, in questo caso, se si fosse dato subito ascolto alla spinta delle piazze dentro e fuori Israele, che ha comunque ottenuto oggi lo scambio impari di poche decine di ostaggi, con centinaia di ergastolani e altre migliaia di prigionieri palestinesi. Qualcuno, cioè, dovrebbe spiegare al mondo il perché, da un lato, gli stessi corpi valgono oro, mentre gli altri pur loro concittadini possono cadere a migliaia senza contropartite di sorta sui diversi fronti di guerra. Cos’è, dunque questo doppiopesismo, avvalorato sia dal mainstream mediatico, sia da piazze oceaniche prive di un cervello collettivo, capace prima dell’azione di generare la necessaria riflessione? Proviamo a ragionare, infatti, sul significato che ha l’avvalorare eticamente, e poi fattualmente, uno scambio del tutto impari di “corpi” (ostaggi/prigionieri). È di tutta evidenza come ciò significhi dare un enorme peso morale e materiale, e quindi potere non militare da esercitare sulla parte avversa, a chi come Hamas, pur avendo molti meno prigionieri “nemici” (corpi) da scambiare, si avvantaggia nel cambio di uno straordinario moltiplicatore morale che lega le mani al suo avversario, per la liberazione (praticamente “uno contro molti”) di un gran numero dei propri miliziani e simpatizzanti nelle mani del nemico israeliano.

Quindi, dal punto di vista della mancata rimozione (manu militari) della minaccia esistenziale rappresentata da un nemico mortale, come il terrorismo di Hamas, questa soluzione dello scambio impari di “corpi rappresenta una doppia sconfitta, pratica e morale, per il Governo israeliano. Vincono cioè, per il semplice fatto che continuano a esistere, coloro che, come Hamas e l’Iran, vogliono una sola Palestina araba “dal fiume al mare”, senza ebrei di sorta, confermando nei loro statuti il genocidio dichiarato e programmato degli ebrei stessi. Di conseguenza, poiché la comunità (del diritto) internazionale non ha mai dichiarato di essere pronta, in ogni momento, a combattere in armi una simile misura autenticamente hitleriana, questo significa che per le Nazioni aderenti all’Onu, ad esempio, i corpi di milioni di ebrei che abitano Israele valgono meno della vita di un proprio soldato! Tanto è vero che una clamorosa violazione dei diritti umani, come quello contenuto negli statuti di Teheran, avrebbe da tempo meritato l’espulsione dell’Iran dall’Assemblea dell’Onu, mentre al contrario agli ayatollah, che opprimono e torturano la loro “meglio gioventù”, è stata addirittura concessa la presidenza di turno della commissione Onu sul rispetto dei diritti umani! E si fa ancora peggio di così riconoscendo addirittura un fantomatico “Stato di Palestina” che, senza un governo legittimo (che riconosca il diritto a esistere di Israele), lascia all’Hamas genocidiario il controllo politico-militare sulla Striscia di Gaza.

Un vero orrore giuridico: tutto il contrario del beau geste di un riconoscimento della Palestina basato sul nulla, dato che non viene spiegato come difendere con un’azione militare legittima, da parte della comunità internazionale, questo presunto diritto del popolo palestinese ad avere un proprio Stato, combattendo per di più lo stesso Hamas che non lo vuole! E questo perché mai nulla e nessuno si è preso la briga di fare un’attenta disamina, comunicandola a tutte le piazze incendiarie del mondo, di come non sia “mai” esistita una Palestina araba autonoma. Questo aspetto dirimente, infatti, non fu minimamente preso in considerazione storicamente dalle grandi potenze coloniali, come Francia e Inghilterra, che con i loro scellerati accordi Sykes-Picot del 1916 disegnarono sulla carta interi Stati mediorientali ex novo, tra i quali venne spartita artificialmente la regione palestinese. E un anno dopo quella data fece ancora peggio la famigerata Lettera di Intenti di Balfour che, su sollecitazione del sionista Lord Jacob Rothschild, rassicurava il richiedente in merito alla creazione un focolare ebraico (quindi, equivalente al più a un’amministrazione autonoma di un territorio ben individuato e ristretto) nell’area sotto controllo internazionale di Gerusalemme e Haifa. A questa soluzione si dichiararono non favorevoli sia Sigmund Freud (che negli anni Trenta si rifiutò di avallare e sostenere il progetto sionista del Grande Israele), sia la stessa Inghilterra che, addirittura, si astenne dal votare la famosa Risoluzione Onu n. 181/47 sui Due Stati, sostenendo che “non poteva funzionare”! E, malgrado ciò, dopo il 1945 Londra non intervenne con proprie truppe stanziate sul posto, per impedire alle bande organizzate sioniste di impadronirsi di territori arabi sotto il suo controllo, fattore scatenante quest’ultimo della prima guerra araboisraeliana nel 1948.

Dall’altro lato, questa forte asimmetria e ineguaglianza dei corpi, non solo privilegia la supremazia delle milizie politiche o fondamentaliste, ma rende di fatto impossibile la convivenza di due comunità che, reciprocamente, si ritengono l’una superiore all’altra, per cui una vita vale molto di più (o molto di meno, vedi i corpi-bomba della Jihad) dell’altra! In futuro, l’avvenuta riconciliazione di questi due Popoli del Libro coinciderà con la piena affermazione dell’Uno-vale-Uno, per cui eticamente la vita di un palestinese varrà quanto quella di un ebreo. Hic sunt leones, e basta per cortesia con le affabulazioni! Poi, se proprio non si vuole credere alla “Peace by Force”, almeno si prenda atto che il giochino del poliziotto buono e di quello cattivo (rispettivamente, Donald Trump e Bibi Netanyahu, perfetti nel ruolo!) ha funzionato benissimo, proprio nel caso del bombardamento israeliano su Doha, lacerando la maschera ipocrita di chi ospita la più grande base americana del Medio Oriente, mentre finanzia con decine di miliardi di dollari i Fratelli Musulmani di Hamas, sostenendo la propaganda dei terroristi attraverso la corazzata mediatica qatarina di Al Jazeera.

Così, Trump ha avuto modo di stendere il suo velo protettivo sull’emiro qatariota, Tamim bin Hamad Al Thani, in cambio della liberazione di tutti gli ostaggi e della convergenza con i maggiori Stati arabi della regione sul Piano Trump-Blair di 20 punti, per mettere fine alla guerra a Gaza e disarmare Hamas. Tuttavia, con ogni probabilità, il disarmo del gruppo terrorista non avverrà proprio per colpa del cuore bianco degli stessi arabi, che invece dovrebbero costituire il nucleo essenziale della forza internazionale di interposizione (Isf, o International Stability Force), che richiederà tempi non brevi per la definizione dei suoi protocolli di ingaggio. Ad esempio: l’Isf potrà, o non potrà fare ricorso alle armi per costringere i terroristi a disarmare? Non vorrebbero gli ardimentosi ProPal di tutto il mondo sperimentarsi in prima persona in questa missione armata di peacekeeping? Parole, parole, sempre parole, non è vero? Piuttosto, questa sorta di analfabeti funzionali, come i Ras mediatici de “La7”, non potrebbero fare un po’ più di attenzione a quanto ha suggerito un nostro bravissimo ex Ambasciatore? Tipo: “Questi (Hamas) non ci mettono niente a indossare il doppiopetto e ad abbandonare la faccia truce da miliziani, esattamente come hanno fatto i fondamentalisti siriani di Abū Muḥammad al-Jawlānī, oggi al potere a Damasco!”. E se tutto ciò fosse già contenuto nel segreto della stretta di mano tra Hamas e gli emissari di Trump, Steve Witkoff e Jared Kushner? Tutto evolverebbe in positivo, come accadde con l’Olp di Yasser Arafat un’era fa, che abbandonò il terrorismo per la politica. Queste cose i pro-Pal dovrebbero sviluppare, non le loro sciocchezze sesquipedali, a proposito di “From the River to the Sea”, ignorando persino quale sia il “fiume” e quale il “mare”!

Aggiornato il 15 ottobre 2025 alle ore 12:04