Kubilius: “Il Cremlino sta discutendo di un attacco alla Nato”

Il Commissario europeo per la Difesa ed ex Primo ministro della Lituania, Andrius Kubilius, è stato intervistato dalla testata polacca Wyborcza e, in una conversazione che tocca capacità militari, industria bellica, cooperazione europea e minacce emergenti, lancia un monito chiaro e netto: “Mi fido dei Servizi di Intelligence: i colleghi tedeschi dicono di avere prove che il Cremlino stia discutendo di un attacco alla Nato. E se ne parlano, vuol dire che lo stanno prendendo in considerazione, forse anche pianificando”, dice Kubilius, sottolineando più volte che segnali del genere vanno presi con la massima serietà e che l’Europa deve prepararsi a ogni evenienza.

Per Kubilius la Russia sta “mettendo alla prova” l’Europa e mostrando i suoi punti deboli, ma la buona notizia è che queste fragilità sono state identificate e che si può agire: dopo un incontro a Helsinki con dieci ministri della Difesa, dice che si è deciso di costruire “un muro europeo contro i droni” perché le nostre capacità di rilevamento per questi velivoli lenti e a bassa quota sono insufficienti. Racconta come gli ucraini abbiano sviluppato soluzioni efficaci sul campo — radar speciali, sensori acustici, sistemi di guerra elettronica, droni intercettori e formazioni mobili con mitragliatrici — e insiste: “Dobbiamo imparare questo dagli ucraini”, perché l’Ucraina ha creato un ecosistema dinamico in cui produttori, ingegneri, operatori e analisti collaborano per osservare, migliorare e rendere operativa la tecnologia in tempo reale.

Il Commissario evidenzia anche la sproporzione dei costi: usare missili aria-aria Amraam — sofisticati ordigni a medio raggio dal costo di circa un milione di dollari ciascuno — per abbattere droni da 20–50mila dollari non è sostenibile, così come non lo sarebbe pensare di risolvere il problema acquistando solo migliaia di sistemi anti-drone; occorre un concetto di difesa integrato, condiviso, aggiornabile e rapido nell’implementazione. Kubilius sottolinea che l’industria ucraina, basata molto su startup e partnership operative, è un modello di flessibilità e innovazione che l’Europa dovrebbe imitare: “Il modo in cui gli ucraini si sono liberati dalle strutture burocratiche di fronte all’attacco russo è impressionante”.

Sulla produzione di munizioni e sulla catena di approvvigionamento, Kubilius è altrettanto esplicito: la nitrocellulosa — una sostanza chimica fondamentale per la fabbricazione dei propellenti delle polveri da sparo — è oggi in larga parte dipendente dalla Cina e bisogna riavviare capacità produttive in Europa; inoltre, l’industria bellica europea è frammentata e richiede integrazione e standardizzazione, a cominciare dalla compatibilità dei calibri di artiglieria. Non manca la prospettiva strategica: “Se arrivasse il giorno X e Putin ordinasse un attacco contro i Paesi della Nato, ci troveremmo di fronte a un esercito russo temprato e con esperienza di combattimento, molto più forte di quello del 2022”, avverte, ricordando che la Russia è in grado di adattarsi alla trasformazione tecnologica e di produrre armi e munizioni su larga scala; per questo è necessario intensificare produzione, incentivi e strumenti finanziari come lo Strumento per il rafforzamento della sicurezza europea, e rafforzare la prontezza istituzionale oltre che gli arsenali.

Kubilius non ignora le difficoltà politiche interne all’Unione: la difesa resta una questione di sovranità per molti Stati membri, ma i maggiori prestiti Safe — lo Strumento per il Rafforzamento della Sicurezza europea, che finanzia investimenti nell’industria bellica fino a 150 miliardi di euro — non sono stati concessi solo ai Paesi di frontiera; persino Ungheria, Francia, Italia e Romania hanno richiesto finanziamenti, e Budapest ha partecipato alle discussioni sul muro dei droni. Sul rapporto con gli Stati Uniti, Kubilius invita alla lucidità: Washington sta riprioritizzando la sua attenzione verso il Pacifico e questo richiederà che l’Europa assuma maggiori responsabilità per la propria difesa, ma senza drammi — “dobbiamo raggiungere un accordo con gli americani e stabilire quanto tempo ci serve per sviluppare le nostre capacità”.

Infine, sul sostegno all’Ucraina, Kubilius non si tira indietro: il successo di Kyiv è anche la nostra sicurezza; “Il potere del regime di Putin può essere indebolito solo dal successo dell’Ucraina”, afferma, spiegando che la vittoria ucraina e i colpi inflitti in profondità nel territorio russo possono generare domande difficili per il regime di Mosca. In conclusione, l’appello dell’ex Primo ministro è pragmatico e sostanziale: rafforzare capacità di difesa contro i droni e in mare, consolidare la produzione di munizioni e le filiere dei materiali, integrare le industrie della difesa europee e costruire un ecosistema operativo con l’assistenza di Kyiv — perché, ripete Kubilius, se il Cremlino sta discutendo di un attacco alla Nato, l’Europa non può più permettersi di essere sorpresa.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza

Aggiornato il 07 ottobre 2025 alle ore 15:02