
Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, febbraio 2022, gli Stati europei hanno stanziato oltre 170 miliardi di euro per sostenere Kiev nel tentativo di frenare l’avanzata dell’esercito russo. Secondo quanto reso noto, le nazioni europee dovrebbero avere la possibilità di soddisfare le esigenze della difesa ucraina per altri 5/6 mesi. Ma non potendo prevedere la fine del conflitto resta il dubbio su come agire per il futuro. Comunque i Ventisette sembra che abbiano già raschiato il fondo delle riserve del bilancio comunitario, la cui programmazione resta in vigore fino alla fine del 2027.
Va inoltre ricordato che buona parte degli Stati membri, anche di “peso” rilevante come l’Italia e – anche se in fase politica barcollante – come la Francia, non hanno molto margine come manovre di bilancio a livello nazionale, e comunque non sembra che il governo italiano voglia imporre sacrifici alla Nazione per le necessità dell’Ucraina. Alla luce di questo scenario avvolto dalle incertezze, la Commissione europea sta valutando di attingere ai beni russi congelati in Europa al fine di trovare ulteriori fonti di finanziamento per sostenere l’Ucraina. E questa operazione fu annunciata già il 10 settembre di quest’anno dalla presidente Ursula von der Leyen, che dichiarò di volere far pagare la Russia per la complessa situazione creata.
Ricordo che i beni russi congelati in Europa sono considerevoli, di questi oltre 200 miliardi di euro sono bloccati presso l’istituto finanziario belga Euroclear. Già nel 2023 un gruppo di “esperti” europei avevano lanciato la possibilità di confiscare una cospicua parte dei depositi russi presenti nell’Ue. Tuttavia Christine Lagarde, Presidente della Bce, Banca centrale europea, ad aprile 2024, contestò tale proposta a causa dei danni che avrebbe causato il sequestro di queste somme. Secondo Lagarde i rischi erano molteplici, come la perdita di fiducia nell’Unione europea da parte di Paesi terzi, nel quadro di un possibile crollo dell’ordine internazionale. Tale avvertimento fu sostenuto dal governo italiano, ma anche dalla Germania e dalla Francia. Argomentazioni che portarono all’accantonamento del progetto.
Ieri, a Copenaghen, al vertice informale dei capi di Stato e di governo dell’Ue, sono tornati a valutare la necessità di reperire fondi per l’Ucraina, tramite piani alternativi. L’orientamento è quello, già valutato precedentemente, di prendere in prestito dai fondi russi congelati in Europa e custoditi dalla società belga di servizi finanziari Euroclear, almeno 140 miliardi di euro. Di questi, una notevole quantità degli asset russi, ovvero risorse economiche russe, è disponibile in contanti. Tali somme sarebbero poi prestate a Kiev in più tranche nei prossimi due anni. Questo prestito prelevato dall’istituto Euroclear sarebbe garantito dagli Stati membri o dal bilancio dell’Unione, il che eliminerebbe il rischio di insolvenza verso l’istituzione belga e quindi le relative variabili sfavorevoli legate alle articolate dinamiche finanziarie inserite in una operazione geostrategica che potrebbe destabilizzare l’euro.
Ma al vertice formale di oggi in Danimarca saranno affrontate anche le provocazioni di Vladimir Putin, rappresentate dall’utilizzo di droni che hanno solcato i cieli dell’Unione europea. Inoltre, con la Russia che sta incrementando attacchi all’Ucraina, non risparmiando nessuna struttura civile, la prospettiva di un cessate il fuoco è sempre più lontana. Considerando che gli Stati Uniti di Donald Trump stanno gradatamente allentando il loro impegno circa gli aiuti a Kiev. Da ciò è evidente che i 27 non hanno scelta: le decisioni da prendere per sostenere Kiev sono urgenti e temporeggiare è deleterio. Mette Frederiksen, primo ministro danese, ha espresso forti preoccupazioni per la situazione attuale, affermando che l’Europa sta attraversando la situazione più difficile e pericolosa dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Ha inoltre chiesto una “risposta molto forte” da parte dell’Ue alla guerra ibrida della Russia.
Infine, molti segnali danno per realistica un’azione eclatante russa non solo su Kiev. Nel mese di ottobre potrebbe essere giocata da Putin una carta finalizzata all’uscita dal pantano ucraino, tramite l’allargamento del panorama dei “nemici diretti”, quindi del campo di battaglia. Tale notizia oltreché intuibile per i continui sconfinamenti di droni russi segnalati sui celi di Polonia, Estonia, Lituania, Lettonia, Danimarca, Norvegia, Romania, Germania e Francia, è percepita anche in Russia. Inoltre la ricerca di ulteriori finanziamenti da parte dell’Unione europea destinati ad approvvigionare Kiev con maggiori e più potenti armamenti, non fa presagire che questo conflitto sia in esaurimento. L’escalation in orizzontale, quindi un allargamento ad altri Paesi, è probabilmente la prossima mossa, forse l’ultima, di un Putin che sta utilizzando l’azzardo come arma strategica.
Aggiornato il 02 ottobre 2025 alle ore 10:40