
Hamas valuta attentamente il piano statunitense per la fine dell’assedio israeliano di Gaza. Il programma della Casa Bianca “pende da una parte e crea ingiustizia” e serve gli interessi israeliani più di quelli palestinesi ma verrà comunque esaminato “positivamente”. È quanto sottolineano fonti di Hamas al quotidiano saudita Asharq Al-Awsat. Le fonti aggiungono che non è stata fissata una data precisa per la risposta di Hamas al piano, risposta che i mediatori hanno chiesto di fornire in pochi giorni. Le fonti affermano che, sebbene i punti del piano siano delineati in modo dettagliato, non contengono garanzie concrete per l’attuazione dei termini dell’accordo. Il movimento islamista avverte poi che potrebbe essere necessario apportare modifiche alla tempistica per il rilascio degli ostaggi, compresi quelli deceduti, poiché sarebbe necessario del tempo per individuare i luoghi di sepoltura dei prigionieri morti nel territorio della Striscia di Gaza.
Il piano americano prevede che Hamas rilasci tutti gli ostaggi entro 72 ore. Le fonti hanno poi spiegato che, in un colloquio con i capi del gruppo all’estero, i funzionari di Hamas a Gaza hanno sottolineato l’importanza di rispondere positivamente al piano per porre fine alla guerra, un approccio che sarebbe condiviso anche dall’ala militare. In vista dell’intensificarsi dei combattimenti a Gaza City in quelli che potrebbero essere gli ultimi giorni di guerra se Hamas accetterà il piano di Donald Trump, l’Idf ha avvisato la popolazione che la strada costiera Rashid sarà chiusa in direzione nord verso la città a partire da mezzogiorno (le 11 in Italia). Mentre gli spostamenti verso sud saranno consentiti e continueranno senza l’ispezione dell’esercito. L’esercito si aspetta che in questi giorni Hamas aumenti gli attacchi alle truppe. Secondo le stime israeliane, oltre 800mila persone hanno già lasciato Gaza City dopo i numerosi avvisi di evacuazione. Come sottolinea la tivù qatariota Al Jazeera, sarebbero almeno 17 le persone uccise dall’alba negli attacchi avvenuti nella Striscia di Gaza, secondo fonti degli ospedali di Gaza.
Intanto, Assaf Gavron, in una intervista alla Stampa, esprime i propri dubbi sul piano di Trump per Gaza. “Sono molto scettico”, dice lo scrittore israeliano. “Penso che Benjamin Netanyahu non avesse altra scelta se non dire di accettare. Ma ora spera che Hamas dica di no. E se invece dirà di sì, troverà un modo per uscirne”. Secondo Gavron, “le intenzioni del piano sono buone. Credo che Trump voglia risolvere la questione. Ma ci sono troppe lacune. Non c’è un programma, non ci sono posizioni geografiche precise. È tutto molto generico. Se tutti fossero davvero intenzionati a raggiungere l’obiettivo, allora sarebbe possibile. Ma non è così. Quindi sarà facile per Netanyahu tornare in Israele e negare questo e quello, mentire su questo e quello. Questa è la mia sensazione”. Riguardo le tensioni all’interno della formazione di Governo israeliana spiega che “sarà tutto come prima. Netanyahu lo sa. Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich diranno di non accettare il piano e lui, in privato, prometterà loro qualcosa e concorderà cosa dire ai media e agli americani”. Sul riconoscimento sempre maggiore, nel mondo, dello Stato palestinese afferma: “I palestinesi devono avere uno Stato. Non credo che si creerà nei prossimi anni. Non senza un accordo adeguato. Il significato è simbolico ma comunque importante. Questa pressione è positiva. E vorrei che più persone in Israele ne facessero parte”.
Aggiornato il 01 ottobre 2025 alle ore 11:36