Meloni all’Onu, per un “nuovo modello di cooperazione”

Nel suo intervento all’80ª Assemblea generale delle Nazioni unite a New York, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha delineato le priorità della politica estera italiana, soffermandosi sui due principali conflitti che segnano l’attualità internazionale: la guerra in Ucraina e la crisi israelo-palestinese. Un discorso che, richiamando anche le parole di Papa Leone XIV, ha evocato lo spettro di una “terza guerra mondiale” condotta “a pezzi”, scenario che rende – secondo Meloni – sempre più urgente una riforma strutturale dell’Onu, a partire dal Consiglio di sicurezza.

Sul dossier mediorientale, la premier ha ribadito che l’Italia mantiene la sua “storica posizione” a favore della soluzione dei due Stati, ma solo a precise condizioni. Ha chiarito che Israele “non ha il diritto di impedire che domani nasca uno Stato palestinese, né di costruire nuovi insediamenti in Cisgiordania”, aggiungendo tuttavia che il riconoscimento della Palestina resta legato a due “precondizioni irrinunciabili”: la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani e la rinuncia di Hamas a qualunque ruolo di governo. L’organizzazione islamista è stata accusata dalla premier di aver “scatenato la guerra” e di “voler prosperare sulla sofferenza del popolo che dice di rappresentare”. Pur denunciando che Tel Aviv ha “superato il limite della proporzionalità nella sua reazione” colpendo la popolazione civile, Meloni ha esortato Israele a “uscire dalla trappola di questa guerra”. La pace, ha concluso, non può essere il frutto di “appelli o proclami ideologici”, ma deve fondarsi su “soluzioni concrete”.

Passando al fronte ucraino, la premier ha condannato la “ferita profonda inferta al diritto internazionale” dalla Federazione russa, accusata di aver “deliberatamente calpestato l’articolo 2 dello Statuto dell’Onu”. Mosca, ha rimarcato, “ancora oggi non si mostra disponibile ad accogliere seriamente alcun invito a sedersi al tavolo della pace”, con una guerra che continua a produrre “effetti destabilizzanti molto oltre i confini nei quali si consuma”. Per Meloni, il conflitto in Ucraina dimostra l’inadeguatezza delle Nazioni unite, che si sono “ulteriormente disunite”. Da qui la richiesta di una “riforma non ideologica, ma pragmatica, realista” che renda l’organizzazione più efficiente e snella, “senza nuove gerarchie e senza nuovi seggi permanenti”. Una linea che riflette la proposta del gruppo “Uniting for Consensus”, orientata a “rappresentare meglio tutti” e non a “rappresentare di più alcuni”.

Infine, la premier ha rivolto un appello comune agli Stati membri sul tema della migrazione e dello sfruttamento criminale. La comunità internazionale, ha affermato, “deve unirsi nel contrastare il fenomeno del traffico di esseri umani. Le Nazioni unite, al pari di altre istituzioni internazionali come l’Unione europea, non possono voltarsi dall’altra parte o finire per tutelare i criminali nel nome di presunti diritti civili”. Ha denunciato inoltre l’ipocrisia di un sistema che “considera alcuni diritti umani meno meritevoli di essere tutelati rispetto ad altri”, richiamando in particolare la libertà religiosa, “negata a decine di milioni di persone in tutto il mondo, in larga parte cristiane”. Una comunità, ha sottolineato, perseguitata proprio a causa della sua fede. Di fronte a queste violazioni, secondo Meloni, “si rendono necessario un nuovo modello di cooperazione tra le Nazioni”, fondato “con umiltà, consapevolezza, e fiducia nell’interlocutore che si ha di fronte”.

Aggiornato il 25 settembre 2025 alle ore 10:19