
Si fanno più insistenti, seppur ancora in una prospettiva di medio termine, i segnali di contestazione interna al partito laburista britannico contro la linea – più che moderata – di Keir Starmer. A riaccendere le tensioni sono stati gli scandali che hanno costretto il premier a sacrificare dapprima la vicepremier Angela Rayner e, successivamente, lord Peter Mandelson, ambasciatore politico a Washington travolto dal presunto coinvolgimento nel caso Epstein. La stampa britannica evidenzia come la gestione incerta di queste vicende abbia offerto terreno ai dissidenti, tra cui Richard Burgon, deputato e figura di riferimento della sinistra laburista, tornato a farsi sentire. In un’intervista alla Bbc ha persino ipotizzato che Starmer possa perdere la guida del partito e del Governo “già entro un anno”, qualora la tornata amministrativa del maggio 2026 si concludesse con una sconfitta. Scenario che si aggraverebbe, ha aggiunto, se i risultati economici rimanessero deludenti, la promessa di una stretta sull’immigrazione continuasse a restare lettera morta e i laburisti non riuscissero a colmare il distacco, oggi stimato in circa dieci punti, da Reform Uk, la formazione – nata antipolitica ma cresciuta in Parlamento – di Nigel Farage in costante ascesa.
Voci dal coro del premier hanno bollato queste suggestioni come mere congetture, ricordando che Burgon “non ha mai sostenuto” Sir. Keir. Tuttavia, indiscrezioni di stampa parlano di riunioni febbrili a Downing Street, una sorta di cellula di crisi incaricata di “salvare” Starmer. Nel frattempo, il primo ministro prova a spostare l’attenzione sui temi economici, puntando sulle intese e sugli investimenti che spera di ottenere dal presidente americano Donald Trump durante la visita di Stato nel Regno Unito, che culminerà giovedì con l’incontro fra i due. Per arrivare a una sfiducia interna, sarebbe comunque necessaria una sfida formale alla leadership. Una manovra che l’ala ribelle, già in frizione con Starmer sui tagli alle spese sociali, non sembra ancora pronta a lanciare. L’ipotesi più accreditata, secondo diversi media, resta la candidatura di Andy Burnham, popolare sindaco della Grande Manchester e volto progressista del Labour, critico verso alcune politiche del premier. Per candidarsi, Burnham dovrebbe tuttavia rientrare alla Camera dei comuni, possibilità che potrebbe concretizzarsi sfruttando nei prossimi mesi eventuali elezioni suppletive.
La crisi di leadership è accentuata da ulteriori defezioni tra i collaboratori più stretti di Starmer. Dopo l’uscita di scena di Rayner e Mandelson, è arrivata anche la rinuncia di Paul Ovenden, consigliere senior e responsabile della strategia politica. Ovenden si è dimesso dopo la pubblicazione di messaggi offensivi a sfondo sessuale contro la deputata Diane Abbott, figura storica della sinistra laburista e prima parlamentare nera eletta nella storia britannica. I messaggi, risalenti al 2017 quando Ovenden era addetto stampa del partito all’opposizione, sono stati resi pubblici soltanto ora. L’episodio riflette il clima di tensione e resa dei conti dentro il Labour. E nessuno nega, al momento, che questa fuga di messaggi sia frutto di un inside job. Ovenden era considerato vicino a Morgan McSweeney, capo di gabinetto del premier e uomo di fiducia della destra laburista, accusato a sua volta di aver spinto Starmer nella nomina di Mandelson come ambasciatore.
FARAGE E REFORM UK: L’ALTERNATIVA
“Il partito conservatore è finito”. Con queste parole Nigel Farage ha accolto l’ingresso in Reform Uk di Danny Kruger, deputato cinquantenne dell’East Wiltshire ed ex viceministro ombra, proveniente dai banchi dei Tory. Una defezione che rappresenta un ulteriore colpo alla leadership di Kemi Badenoch, costretta a liquidare l’episodio come un semplice “incidente di percorso”. Farage, invece, ha annunciato che Kruger entrerà a far parte della sua squadra di governo in vista delle elezioni del 2029, forte di sondaggi che da mesi premiano Reform con un margine crescente rispetto al Labour in crisi di consensi. Il passaggio di Kruger porta a cinque i deputati di Reform alla Camera dei comuni. Una crescita alimentata da una serie di defezioni conservatrici: tra le più recenti quella di Nadine Dorries, ex ministra vicina a Boris Johnson, seguita dalla consigliera municipale Sarah Pochin – diventata deputata alle suppletive di maggio scorso – e da Andrea Jenkyns, eletta sindaco dell’autorità locale del Greater Lincolnshire.
Aggiornato il 16 settembre 2025 alle ore 15:20