Israele ha appena colpito Hamas in Qatar: la Turchia potrebbe essere la prossima

Se la Turchia agisce da proxy del terrore, e Hamas di fatto lo è, allora la Turchia ha sostanzialmente sparato per prima e Israele ha ragione a rispondere

Dopo il Qatar, chi sarà il prossimo? La Nato non proteggerà la Turchia da un attacco israeliano

L’Aeronautica militare israeliana ha attaccato obiettivi di Hamas in Qatar, un emirato del Golfo Persico che ha finanziato il movimento islamico radicale palestinese e incitato al terrorismo contro Israele e gli Stati Uniti. I leader di Hamas hanno eletto Doha a loro sede, convinti che il ruolo di mediatore del Qatar avrebbe protetto i leader terroristi dalla responsabilità delle loro azioni.

Si sbagliavano. Non solo sembra che le Forze di Difesa Israeliane abbiano condotto attacchi aerei anziché operazioni segrete più facili da negare, ma alcune voci provenienti da Washington dicono che abbiano altresì coordinato le operazioni con la Casa Bianca.

Molti diplomatici americani hanno a lungo considerato Hamas un ostacolo ai loro sforzi per portare avanti il processo di pace. Troppo spesso, i diplomatici europei (e l’ex segretario di Stato John Kerry) hanno visto Hamas come un potenziale partner. Israele è consapevole che il movimento islamista rappresenta una minaccia esistenziale e ha agito di conseguenza.

Tenuto conto del giudizio formulato da Israele riguardo a Hamas, è logico che lo Stato ebraico continuerà a prendere di mira il gruppo ovunque esso cerchi rifugio.

Oltre a Hamas? La Turchia potrebbe essere la prossima

E Hamas non è l’unico. In seguito al massacro perpetrato alle Olimpiadi di Monaco del 1972, Israele diede la caccia ai responsabili in tutta Europa e in Medio Oriente. Dopo che l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) uccise tre israeliani a Cipro, i jet israeliani percorsero 1.280 miglia per bombardare il quartier generale dell’Olp in Tunisia, che, come il Qatar, aveva un piede in entrambi gli schieramenti, pur non avendo come l’Emirato relazioni formali con Israele.

I leader di Hamas ora  si rendono conto che non solo  Gaza non è un rifugio sicuro, ma che nemmeno Teheran e Doha offrono riparo.

Il loro ultimo rifugio è la Turchia. Hamas ha aperto da tempo uffici a Istanbul non solo per coordinarsi con la Turchia, ma anche per riciclare denaro sporco e pianificare attacchi.

La Nato non li salverà

Sia Hamas che Ankara potrebbero credere che l’adesione della Turchia alla Nato offra un’immunità che Gaza, l’Iran e il Qatar non possono garantire. Il Qatar può essere un importante alleato, ma non fa parte dell’Alleanza atlantica.

Pertanto, non si può invocare l’articolo V del Trattato Nato, che stabilisce che un attacco armato contro un Paese membro è considerato un attacco a tutti.

La Turchia e Hamas dovrebbero però prestare attenzione. La  Nato è un’organizzazione basata sul consenso unanime di tutti i membri e raramente le decisioni  sono scontate. La Svezia e la Finlandia sono risentite per l’estorsione e il ricatto turchi che hanno accompagnato la loro adesione all’alleanza difensiva, quando Ankara le ha umiliate chiedendo loro di limitare le libertà civili dei dissidenti turchi e della minoranza curda e, nel caso della Svezia, persino di estradare un attivista curdo. Un veto da parte di Stoccolma o Helsinki è un’opzione plausibile.

Lo stesso vale per il veto di Washington, nonostante gli stretti legami personali e commerciali del presidente Donald Trump con il suo omologo turco Recep Tayyip Erdoğan. Le disposizioni di autodifesa non si applicano a un aggressore. Se Ankara agisce da proxy del terrore, e Hamas di fatto lo è, allora la Turchia ha sostanzialmente sparato per prima e Israele ha ragione a rispondere.

I polacchi fanno una battuta. Se costretti a sparare a un tedesco e a un russo, chi prenderebbero di mira per primo? La risposta: il tedesco. Il motivo: prima il dovere, poi il piacere. Poiché Erdoğan intensifica la sua retorica anti-israeliana e antisemita e trasforma la Turchia in uno Stato sponsor del terrorismo, la stessa battuta potrebbe applicarsi a Israele, ma con Qatar e Iran al posto della Germania, e la Turchia che veste i panni dell’Iran.

Se i turchi fossero saggi, espellerebbero subito Hamas oppure, per la loro stessa sicurezza, manterrebbero una distanza di almeno 45 metri da qualsiasi struttura che ospiti il gruppo militante palestinese.

(*) Tratto dal Middle East Forum

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 15 settembre 2025 alle ore 10:24