Caos in Nepal: scatta il coprifuoco

Il Nepal vive ore di estrema tensione. Da oltre 24 ore l’esercito ha imposto misure di sicurezza straordinarie in tutto il Paese, accompagnate da un coprifuoco che scatta ogni sera alle 17. Un comunicato ufficiale precisa che qualsiasi forma di protesta, atto vandalico, incendio o aggressione a persone e proprietà sarà trattata come attività criminale. Secondo i vertici militari “queste misure sono necessarie per evitare gli incidenti causati dalle agitazioni. Ci sono anche seri rischi di stupri e di attacchi violenti agli individui”. Fino a nuova disposizione, la circolazione è consentita solo ai mezzi dedicati ai servizi essenziali.

Il provvedimento segue le violenze di ieri a Kathmandu, dove manifestanti hanno assaltato edifici pubblici e abitazioni private. Tra le vittime anche la moglie di un ex primo ministro, morta nell’incendio della sua casa. In serata, l’esercito ha annunciato di assumere il controllo diretto dellordine pubblico. Le rivolte hanno avuto conseguenze drammatiche. Oltre 13.500 detenuti sono evasi dalle carceri del Paese, ha riferito il portavoce della polizia Binod Ghimire: “Tre agenti di polizia sono stati uccisi e oltre 13.500 detenuti sono evasi dalle carceri del Paese”. La capitale è stata rimessa sotto il controllo delle forze armate, che hanno imposto il coprifuoco e avviato colloqui con i leader delle proteste, nel tentativo di contenere le peggiori violenze degli ultimi ventanni.

Il generale Ashok Raj Sigdel, comandante dellesercito, ha confermato di aver avviato “consultazioni con le parti interessate e ha tenuto un incontro con i rappresentanti della Generazione Z”, termine usato per indicare i giovani alla guida della rivolta. Nessun dettaglio è trapelato sui contenuti dell’incontro. In un contesto di instabilità crescente, l’ex presidente della Corte Suprema, Sushila Karki, 73 anni, è stata indicata come possibile figura di transizione. “Gli esperti devono unirsi per trovare la strada da seguire”, ha dichiarato, aggiungendo che “il parlamento è ancora in piedi”. Una fonte vicina ai colloqui con i militari ha rivelato all’Afp che “mentre parlo, il nome di Sushila Karki è in cima alla lista di coloro che vengono presi in considerazione per guidare il governo ad interim”, in attesa della decisione ufficiale del presidente.

Nel caos più totale, sono finiti con tutte le scarpe anche degli italiani, arrivati in Nepal come volontari. Aiutare in una scuola di orfani, era questo l’obbiettivo di Filippo Reggiani, la figlia 11enne Matilde e i genitori Cinzia e Maurizio, che non avevano idea di cosa sarebbe successo di lì a poco. “L’hotel in cui ci eravamo rifugiati è andato a fuoco, ci siamo calati dal quarto piano con una corda di lenzuola e una fune che ci ha gettato un gruppo di nepalesi, dopo aver sistemato alcuni materassi a terra”, racconta Filippo. È stato lui a scendere per primo, per verificare la tenuta della corda improvvisata. Poi la moglie Cinzia, la figlia e infine Maurizio, che però è caduto fratturandosi una gamba e il naso. “Ora è ricoverato in ospedale”, conclude.

Aggiornato il 11 settembre 2025 alle ore 15:41