
I media occidentali sono riusciti a far passare il messaggio che Benjamin Netanyahu voglia continuare la guerra nella Striscia di Gaza per la sua sopravvivenza politica e per evitare il processo penale che lo vede imputato per presunta corruzione e frode. Non rileva, per costoro, l’esigenza vitale per lo Stato di Israele che lo stesso primo ministro, possa lottare per difendere l’esistenza stessa dello Stato ebraico dal terrorismo di Hamas, degli Hezbollah e degli Houthi. L’ennesimo attentato terroristico, subito dai cittadini israeliani, ieri su un autobus a Gerusalemme, che ha causato 6 morti e il ferimento di almeno altre 10 persone, alcune delle quali in gravi condizioni, sarà presto dimenticato e comunque sarà considerato come effetto della “risposta sproporzionata” di Israele al eccidio del 7 ottobre 2023. A Volodymyr Zelensky, l’eroe senza macchia e senza paura, è tutto consentito in quanto viene considerato l’argine democratico all’autarca russo e alla sua presunta volontà di invadere altri Paesi dell’Europa. Israele non è più considerata l’unica democrazia del Medio Oriente? La nazione ebraica non rappresenta più i valori della democrazia occidentale? In Israele, nonostante la guerra in corso, i missili e i droni continuano a colpire il suo territorio e la popolazione, è consentito l’esercizio democratico delle manifestazioni contro il Governo.
Può, l’Unione europea, prevedere un percorso privilegiato per l’Ucraina come Paese membro, quando in quel Paese è vietato, anche per i diplomatici, andare all’estero? È giustificabile una norma così restrittiva motivata dal fatto che chi viaggia all’estero potrebbe evitare di combattere contro l’invasore russo? Ho da sempre affermato che non riconoscevo a Volodymyr Zelensky il ruolo di difensore della democrazia e dei valori europei. Sapremo, forse, di più del ruolo del presidente ucraino, in prorogatio, quando, si spera presto, la guerra sarà finita. È un’esigenza politica per alcuni leader europei sostenere Zelensky, l’eroe della resistenza Ucraina. Ne hanno bisogno: il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro britannico Keir Starmer, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e la stessa presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Non è un caso che il nucleo promotore dell’alleanza dei cosiddetti “volenterosi” si trovi in grave difficoltà di consensi. È, quindi, provvidenziale dal punto di vista politico il perfetto nemico esterno incarnato nella figura del despota russo Vladimir Putin. Gli Stati Uniti, ma soprattutto l’Europa, devono prendere atto del fatto che Putin non riconosce la legittimazione politica del presidente Zelensky nella trattativa per una soluzione negoziata della guerra tra la Federazione Russa e l’Ucraina. La motivazione addotta dallo “zar” russo – strumentale o meno – è legata al fatto che Zelensky è rimasto in carica dopo la scadenza naturale del suo mandato presidenziale. Il presidente ucraino, dal canto suo, ha reiteratamente affermato che non si possono tenere regolari elezioni in un contesto di guerra. Entrambe le tesi hanno un fondamento. A tal proposito, sarebbe opportuna una proposta di cessate il fuoco tra le parti, funzionale a consentire regolari elezioni presidenziali in Ucraina. Tale proposta, toglierebbe l’alibi all’autarca russo sulla sua reale intenzione di trovare una via diplomatica alla guerra in corso. Ho il timore, che gli sforzi del presidente Donald Trump di cercare un percorso di pace, siano ostacolati dagli stessi “volenterosi” e da un’Unione europea che crede di costringere il Cremlino a desistere dai propri obiettivi in Ucraina irrogando per la diciottesima volta sanzioni alla Russia.
Aggiornato il 09 settembre 2025 alle ore 10:28