La sicurezza dell’Europa passa da Kyiv

L’Europa discute da tempo su come garantire la sicurezza dell’Ucraina e, di riflesso, quella dell’intero continente. La guerra di aggressione lanciata dalla Russia ha dimostrato che la stabilità europea non può più basarsi sulle illusioni di dialoghi diplomatici o sulla fiducia in accordi firmati da Mosca e sistematicamente traditi. È chiaro che la vera partita si gioca sul terreno della difesa, e che senza un’Ucraina forte e ben equipaggiata, l’Europa stessa resterà vulnerabile. Sul tavolo ci sono diverse ipotesi: dalla presenza stabile di truppe alleate, pronte a svolgere un ruolo di deterrenza o di rassicurazione, alla creazione di un sistema integrato di difesa aerea capace di contrastare missili e droni, fino a un flusso regolare di forniture militari e a meccanismi credibili per monitorare e far rispettare eventuali tregue. Il presidente Zelenskyy insiste su un punto cruciale: le garanzie devono essere vincolanti, non semplici dichiarazioni di intenti. In altre parole, impegni concreti sul modello dell’articolo 5 della Nato, sostenuti da decisioni parlamentari nazionali che rendano impossibile voltarsi dall’altra parte nel momento del bisogno.

È un approccio ambizioso, che però divide le capitali europee. Francia e Regno Unito si sono detti disponibili a guidare una forza multinazionale di rassicurazione, trovando l’appoggio di Paesi come Svezia, Danimarca, Belgio e Lituania. Polonia, Italia, Spagna e Repubblica Ceca si oppongono, temendo un coinvolgimento diretto nel conflitto, mentre la Germania mantiene un atteggiamento prudente, se non apertamente scettico. Intanto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha parlato di un piano “abbastanza preciso” per l’invio di truppe, ma diversi leader hanno subito frenato, sottolineando che un passo simile rischierebbe di aprire scenari estremamente pericolosi. Più praticabile appare il rafforzamento della difesa aerea: pattugliamenti regolari, sistemi missilistici avanzati, radar e contromisure anti-drone rappresentano strumenti più realistici e meno divisivi, che permetterebbero di ridurre l’impatto delle offensive russe senza rischiare escalation incontrollate. Anche il Mar Nero si conferma un fronte decisivo. Gli attacchi ucraini con droni e missili hanno già ridotto in modo significativo le capacità della flotta russa, aprendo nuove prospettive per una cooperazione internazionale nella protezione delle rotte commerciali.

Paesi come la Turchia potrebbero avere un ruolo chiave, insieme agli alleati europei, nel garantire la libertà di navigazione e nel rafforzare l’economia ucraina, che dipende fortemente dall’export di cereali e prodotti agricoli. Ma al di là di questi interventi esterni, la vera garanzia di sicurezza resta una sola: l’Ucraina stessa. La capacità di Kyiv di difendersi e di infliggere perdite all’esercito russo è ciò che finora ha impedito a Mosca di avanzare più in profondità e di minacciare direttamente i confini della Nato. Per questo è indispensabile garantire un flusso costante di armi moderne, potenziare le capacità di intelligence e di guerra elettronica, investire nello sviluppo dell’industria bellica nazionale e favorire l’integrazione dell’Ucraina nei sistemi militari europei. Negli ultimi anni, Kyiv ha dimostrato di essere un laboratorio di innovazione bellica: basti pensare alla guerra con i droni, dove l’Ucraina è diventata un punto di riferimento mondiale, combinando creatività tecnologica e pragmatismo operativo.

Queste capacità non sono solo un vantaggio per la difesa ucraina, ma rappresentano un contributo diretto alla sicurezza europea. Sottovalutare questo patrimonio significherebbe lasciare scoperto il fianco orientale dell’Europa e ignorare una realtà ormai evidente: il confine ucraino è il nuovo confine della libertà europea. Per l’Occidente, sostenere la forza dell’Ucraina non è più soltanto un atto di solidarietà o un dovere morale verso un Paese aggredito. È un investimento strategico nella propria difesa, la scelta più concreta e lungimirante per garantire che la Russia non possa mai più destabilizzare l’Europa con la forza delle armi. Un’Ucraina salda, armata e integrata è la miglior polizza di sicurezza che l’Europa possa sottoscrivere: non un costo, ma un’assicurazione sulla sopravvivenza stessa dell’ordine europeo.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza

Aggiornato il 04 settembre 2025 alle ore 11:26