Yemen: Israele decima il governo Houthi

Lo Yemen sta attraversando una crisi umanitaria dalle caratteristiche devastanti, una carestia (non come quella che impropriamente viene attribuita a Gaza che ha altro “profilo” e non può essere definita “carestia”), che, anche se endemica, ha accentuato il suo peso da quando è iniziata la guerra civile tra sciiti appoggiati dall’Iran e sunniti supportati dall’Arabia Saudita. Ma questa doppia guerra di matrice Houthi che tratteggia da oltre un decennio questa regione definita dai romani (II-III secolo), Arabia felix, che oltre ad essere civile è anche inserita nello scenario del conflitto contro Israele, quale sviluppi potrà avere?

Brevemente, la crisi in Yemen è iniziata nei primi anni Novanta, acquisendo la notorietà nel 2014 quando il movimento antigovernativo Ansar Allah – ovvero sostenitori di Allah, nome con cui gli Houthi sono noti negli ambienti dove la massa è più suggestionata dal fanatismo religioso – si è ribellato al governo dello Yemen costringendolo alle dimissioni e innescando una guerra civile e conseguente crisi umanitaria dalle proporzioni ciclopiche, ma di cui troppo poco se ne parla, contrariamente alla questione della Striscia di Gaza, non di peso maggiore sulla bilancia del dramma umanitario. Gli Houthi sciiti hanno tratto sostentamento ideologico e materiale all’ombra della “mezza luna sciita”, la cui testa, l’Iran, è oggi mutilata dalla perdita della Siria, ex anello strategico sciita. La guerra che si è innescata con il supporto militare iraniano era lanciata contro il nemico sunnita, l’Arabia Saudita, sostenitrice della fazione sunnita yemenita.

Comunque, la popolazione yemenita dall’inizio della decennale guerra civile, si sostiene con sistematici finanziamenti internazionali, distribuiti con grande difficoltà, ma povertà e carestia stramazzano la quasi totalità della popolazione. Senza dubbio, la sua collocazione strategica nel Golfo di Aden rende il Paese soggetto a un piratesco sistema economico. Nonostante la grave situazione economica generale, l’élite politica Houthi, come i carnefici di Hamas, ai quali sono collegati, è dotata di una alta tecnologia militare. Un parallelismo quello tra Houthi e Hamas che rispecchia il contrasto tra la povertà e la sofferenza della popolazione e l’agio di chi gestisce cinicamente la sorte del Paese.

È in questa crescente criticità che gli Houthi riescono ancora a farsi sentire militarmente contro Israele, sia lanciando qualche missile di fornitura iraniana, sia esercitando oppressioni verso le istituzioni internazionali presenti nel Paese. L’ultimo attacco yemenita di domenica contro una petroliera nel Mar Rosso, la Scarlet Ray, battente bandiera liberiana e di proprietà israeliana, è avvenuto tre giorni dopo i raid degli aerei israeliani sullo Yemen che hanno ucciso il capo del governo houthi Ahmed Ghaleb al-Rahawi, nove ministri e altri alti funzionari. Abdel-Malik al-Houthi, capo degli Houthi, ha definito le vittime martiri di tutto lo Yemen, accusando Israele di ferocia contro i civili. Lunedì 12 bare sono state esposte in una moschea di Sana’a, controllata dagli Houthi filo-iraniani dal 2014. Comunque, secondo l’agenzia United kingdom maritime trade operations (Ukmto), che controlla il traffico marittimo nella regione, il missile non ha centrato la nave. L’attacco è l’ultimo di una serie di operazioni Houthi nel Mar Rosso. A luglio, il gruppo filo-iraniano ha colpito due petroliere, puntando soprattutto sulle navi legate a Israele. Tanto è che nell’ultimo attacco hanno sventolato mediaticamente il loro sostegno ai palestinesi e la condanna a quello che ritengono, impropriamente, il genocidio israeliano a Gaza.

Domenica le tensioni sono ulteriormente aumentate quando i miliziani Houthi hanno fatto irruzione negli uffici delle Nazioni unite arrestando almeno 11 membri dello staff con l’accusa di spionaggio. L’Onu ha richiesto l’immediato rilascio ma al momento pare la situazione sia in stallo. Ricordo che gli Houthi hanno già esercitato tale modalità già dal 2021, trattenendo 23 dipendenti delle Nazioni unite, poi gradualmente rilasciati. L’Oman, a maggio, aveva tentato una mediazione tra gli Washington e Sana’a al fine di interrompere la “quotidianacampagna di bombardamenti americani in Yemen. Ma tale mediazione oltre ad avere avuto la solita blanda applicazione, non è riconosciuta da parte del capo dei negoziatori Houthi, Mohammed Abdulsalam, che ha dichiarato che l’eventuale accordo esclude le azioni contro Israele. Da parte sua il primo ministro Benjamin Netanyahu ha garantito che gli Houthi pagheranno un caro prezzo per gli attacchi al territorio e alle navi israeliane. Gli Houthi, che controllano la maggior parte dello Yemen settentrionale, da ottobre 2024 hanno intensificato i lanci di missili e droni contro Israele e i suoi alleati, interrompendo più volte il commercio internazionale attraverso il Mar Rosso.

Oggi gli Houthi sopravvivono militarmente anche con un ridotto aiuto iraniano per la strategica posizione geografica che detengono sul Mar Rosso. L’incontro di Shangai del ScoShanghai cooperation organization, dove Teheran ha rafforzando la sua posizione, pone nuovi punti di osservazione nel quadro del nuovo potere mondiale su baseoriente”, aprendo ulteriori canali di cooperazione antioccidentale nel suo complesso quindi anche antisraeliana. Comunque, la realtà è che oggi la romana Arabia felix è probabilmente la regione più infelice del Pianeta, una regressione che ha nei conflitti tra musulmani e nella oppressione endemica le sue strutture portanti.

Aggiornato il 04 settembre 2025 alle ore 10:00