
Donald Trump guarda e prende appunti. Quando si riuniscono i comunisti del pianeta, gli Stati Uniti devono obbligatoriamente chinarsi sul quadernino e studiare. E così ha fatto il tycoon. “Ho seguito la situazione, l’ho vista e ne ho parlato con il presidente Vladimir Putin e il presidente Volodymyr Zelensky. Qualcosa accadrà, ma non sono ancora pronti. Ma qualcosa succederà. Ce la faremo”. Così il commander-in-chief americano, intervistato dalla Cbs e ripreso poi su Truth Social, alla vigilia della riunione dei Volenterosi con Volodymyr Zelensky a Parigi. Perfino Mosca riconosce la disponibilità americana. “Evidenziamo gli sforzi di mediazione della parte americana. Ci auguriamo che le dinamiche positive emerse dopo l’incontro tra il presidente russo Putin e il presidente degli Stati Uniti ad Anchorage il 15 agosto di quest’anno vengano mantenute”: ha dichiarato il vice ministro degli Esteri russo, Mikhail Galuzin, in un’intervista a Novye Reghioni Rossii.
Il Cremlino intanto rilancia un messaggio ambiguo. Putin sostiene di intravedere “una luce in fondo al tunnel” e che “se prevarrà il buonsenso sarà possibile” chiudere il conflitto. Ma subito dopo precisa che, in assenza di un accordo, l’esercito russo continuerà a combattere per “risolvere tutti i compiti militarmente”. Aggiunge che, “se è pronto”, Zelensky “può venire a Mosca” per un incontro diretto, affermando di non aver “mai escluso la possibilità” di un faccia a faccia. Una proposta che però appare tutt’altro che neutrale: Kiev l’ha subito respinta definendola “inaccettabile”. Dal suo viaggio in Cina, dove ha presenziato a una parata militare al fianco di Xi Jinping e incontrato Kim Jong-un, Putin ribadisce la sua linea. Da un lato elogia Trump, riconoscendogli “un sincero desiderio di trovare una soluzione”, dall’altro sottolinea che le forze russe starebbero “avanzando in tutte le direzioni”. Parallelamente, il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, intervistato dal quotidiano indonesiano Kompas, precisa che “affinché la pace sia duratura, devono essere riconosciute” quelle che definisce “le nuove realtà territoriali”: le regioni ucraine annesse da Mosca, benché in palese violazione del diritto internazionale e in parte ancora occupate.
Un messaggio che sembra sfidare il capo di Kiev, da tempo disponibile a un incontro ma solo in sede neutrale. Zelensky, infatti, denuncia l’ennesima tattica di Putin: “Putin continua a giocare con tutti avanzando proposte palesemente inaccettabili”, afferma la diplomazia ucraina, ricordando che diversi Paesi – tra cui Austria, Vaticano, Svizzera, Turchia e tre Paesi del Golfo – hanno già offerto la loro disponibilità a ospitare colloqui. Eppure, nelle sue dichiarazioni, Putin evita lo scontro diretto con Trump: “Il presidente degli Stati Uniti non è privo di umorismo”, dice, minimizzando sul riferimento del tycoon alla “cospirazione” di Russia, Cina e Corea del Nord. Trump, dal canto suo, ribadisce che la guerra “deve essere risolta in un modo o nell’altro” e annuncia un nuovo colloquio con il leader del Cremlino “nei prossimi giorni”. Intanto, in vista del vertice dei “volenterosi” a Parigi, l’inquilino della Casa Bianca torna a evocare la minaccia di nuove sanzioni: “se saremo scontenti vedrete accadere delle cose”, avverte.
Aggiornato il 04 settembre 2025 alle ore 11:59