
Spenti i riflettori del cerimoniale, arrotolato il tappeto rosso e rientrato in hangar il bombardiere B-2, resta un’amara constatazione: il vertice Trump-Putin in Alaska, ad agosto, non ha prodotto alcun progresso verso la pace. Al contrario, ha innescato una nuova ondata di violenza russa in Ucraina. In risposta agli appelli per il cessate il fuoco, Vladimir Putin ha scelto ancora una volta la strada del sangue. Donald Trump era arrivato in Alaska promettendo “gravi conseguenze” se il Cremlino non avesse accettato un cessate il fuoco. Ma subito dopo l’incontro, Putin ha scatenato centinaia di attacchi con droni e missili contro infrastrutture civili e città lontane dal fronte, causando decine di vittime. Pochi giorni più tardi, il 21 agosto, un raid russo ha distrutto una fabbrica statunitense di elettronica e elettrodomestici in Ucraina occidentale, vicino al confine con l’Ungheria. Un gesto deliberato e sprezzante. Il giorno successivo, Trump si è detto “non contento” e ha minacciato sanzioni se non fossero arrivati passi concreti verso la pace entro due settimane. Quel termine è ormai vicino alla scadenza, ma Putin non ha mantenuto gli impegni, rinunciando anche all’incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy. Come ha dichiarato il cancelliere tedesco Friedrich Merz, è ormai chiaro che quell’incontro non ci sarà.
Subito dopo il vertice, Zelenskyy si è recato alla Casa Bianca insieme a sette leader europei, con un obiettivo comune: fermare le ambizioni espansionistiche di Putin. Nel frattempo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha spiegato che la “Coalizione dei volenterosi” guidata da Francia e Regno Unito ha elaborato piani dettagliati per garantire la sicurezza dell’Ucraina nel dopo-conflitto, con il sostegno degli Stati Uniti. Trump ora si trova davanti a una scelta netta: subire i continui affronti di Putin o reagire con la massima pressione. Un approccio che in passato ha già utilizzato contro l’Iran, quando ordinò bombardamenti dopo il rifiuto di Teheran a negoziare. Non è necessario colpire la Russia militarmente: basta sfruttare il peso economico congiunto di Stati Uniti ed Europa, venticinque volte superiore al Pil russo. Il primo passo è approvare il Sanctioning Russia Act del 2025 (S. 1241), sostenuto da oltre 80 senatori statunitensi. La legge prevede dazi fino al 500 per cento sui prodotti russi e su quelli dei Paesi che acquistano energia da Mosca, oltre al blocco degli investimenti nel settore energetico russo e al congelamento dei beni delle istituzioni finanziarie. Per ora, l’amministrazione Trump si è limitata a colpire l’India per l’acquisto di petrolio russo, ma questo non basta: serve colpire duramente Mosca e il suo principale partner, la Cina.
In particolare, occorrono sanzioni secondarie sul petrolio, ancora vitale per le finanze del Cremlino. Parallelamente, Trump deve rafforzare le garanzie di sicurezza all’Ucraina, insieme agli alleati europei, passando dalle dichiarazioni ai fatti: supporto in intelligence, munizioni e difesa aerea condivisa. La Nato ha già definito i ruoli: l’Europa fornirà la maggior parte delle risorse, gli Stati Uniti la leva strategica. Ora è il momento di agire. Un altro passo decisivo riguarda l’uso delle armi a lungo raggio americane. Londra e Parigi hanno già autorizzato Kyiv a colpire basi, aeroporti e hub logistici in Russia. Trump ha criticato Joe Biden per non aver dato la stessa possibilità, ma il suo Pentagono ha mantenuto quelle restrizioni. Segnali recenti, però, indicano un cambio di rotta: l’ambasciatore Usa presso la Nato, Matt Whitaker, ha confermato che gli ucraini presto riceveranno capacità di attacco più profonde. Mettere fine alla guerra richiede una combinazione di sanzioni severe, truppe europee, garanzie statunitensi e possibilità per l’Ucraina di colpire in profondità. Solo così sarà possibile assicurare la pace e la libertà del Paese. Dopo l’Alaska, Trump sa con chiarezza chi ha di fronte. L’Ucraina rappresenta la sua sfida geopolitica più grande: è il momento di dimostrare che i tempi in cui Putin lo ingannava sono finiti.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
Aggiornato il 03 settembre 2025 alle ore 10:26