
Quasi clickbait, ma ci può stare. Il titolo scelto dal Financial Times, The Dutch are quietly shifting towards a four-day work week (Gli olandesi stanno silenziosamente passando alla settimana lavorativa di quattro giorni) non racconta proprio la verità, soprattutto in un’epoca in cui il traffico web viene in larga parte assorbito da strumenti come ChatGpt. In realtà, non esiste alcun provvedimento governativo nei Paesi Bassi che sancisca il passaggio da cinque a quattro giorni lavorativi. Eppure, la settimana corta è già una consuetudine diffusa tra gli olandesi, resa possibile grazie all’impiego part-time.
La testata londinese ha così acceso i riflettori su un fenomeno tutt’altro che nuovo: i Paesi Bassi guidano da anni la classifica Ocse per quota di occupati con contratti a tempo parziale. Una peculiarità che affonda le radici in tradizioni consolidate e in una forte tutela del tempo libero, sostenuta da un’elevata produttività, da un mercato del lavoro flessibile e da un livello retributivo che permette questa scelta. Basti pensare che nel 2025 il salario minimo supera i 2.300 euro netti al mese, rendendo più agevole rispetto ad altri Stati il ricorso al part-time. Secondo Eurostat, l’orario settimanale medio di un lavoratore olandese si attesta poco sopra le 32 ore: il più basso dell’Unione europea. In pratica, una settimana lavorativa di quattro giorni, costruita con l’autoriduzione dell’orario. E il dato sorprendente è che, nonostante ciò – o forse proprio per questo – l’Olanda figura tra le economie più solide del continente, con uno dei più alti livelli di Pil pro capite e un rating “tripla A” che la pone persino davanti alla vicina Germania sotto diversi parametri macroeconomici. A rafforzare questo quadro vi è la presenza di un campione tecnologico di rilevanza globale come Asml, leader indiscusso nel settore della litografia per microchip.
A questa si affianca inoltre un tasso di occupazione tra i più alti al mondo: secondo l’Ocse, nel 2024 l’82 per cento della popolazione olandese in età lavorativa è attiva. Una percentuale che distanzia nettamente gli Stati Uniti (72 per cento), la Francia (69 per cento) e l’Italia (62,9 per cento), quest’ultima tra i Paesi Ue con la più breve durata media della vita lavorativa, davanti soltanto alla Romania. A confermare il quadro di sostenibilità del sistema olandese è anche l’età effettiva di pensionamento, tra le più alte in Europa: 66,6 anni secondo le stime Ocse del 2022, un dato superato soltanto dalla Danimarca (67 anni). Seguono Irlanda (66 anni), Germania (65,8 anni), Spagna (65 anni) e Italia, ferma a 64 anni.
Aggiornato il 28 agosto 2025 alle ore 11:33