Il controllo del Cremlino sulle comunicazioni interne

Donald Trump ha mostrato la sua azione pacificatoria intervenendo sul palcoscenico delle guerre in atto più appariscenti con modalità apparentemente non terminali, ma “puntellando”, con la sua presenza, una certa “garanzia” alle parti in conflitto. L’avere fatto cessare, forse precocemente, la guerra dei 12 giorni tra Israele e Iran, come la pace probabilmente più consistente tra Armenia e Azerbaigian, conflitto dalle ampie caratteristiche geopolitiche, ha rafforzato la percezione che in qualche modo alcune criticità si possono provvisoriamente regolare. Tuttavia, dietro lo show di Trump a Washington, in realtà non si ravvisano concreti progressi utili a porre fine a un conflitto dove Vladimir Putin sta guadagnando in credibilità e dove i suoi propositi sull’Ucraina non sono per ora negoziabili. Quindi, dopo l’ultimo colloquio ufficiale tra Trump e Volodymyr Zelensky, dove il capo della Casa Bianca ha esaltato l’evento, e nonostante la “simbologia” rappresentata e gli annunci altisonanti, il dossier sulla pace non sembra abbia fatto grandi progressi.

Indubbiamente la presenza dei leader europei a fianco del presidente ucraino ha riaffermato il loro chiaro sostegno a Kiev, e questo dovrebbe apparire come la certezza che sul piatto della bilancia l’Europa è ancora in larghe linee posizionata in opposizione alla Russia, e questo è un bene soprattutto per non far crescere ulteriormente la credibilità putiniana a livello planetario, in quanto non pare ne abbia bisogno, soprattutto ora che la sua posizione sovietista è chiaramente palesata. Così, mentre come spesso accade quando il presidente americano suggella mediaticamente successi, gli annunci fanno più rumore che cambiare qualcosa, in Russia, nonostante le velate critiche interne sulle ragioni sostenute da Putin per la sua “operazione speciale”, e i colloqui pseudo diplomatici preceduti da opinabili “tappeti rossi”, si restringe ogni forma di libertà anche quella più complessa come la comunicazioni via etere. Infatti, dal 14 agosto scorso le autorità preposte russe hanno bloccato WhatsApp e Telegram in tutto il Paese. Tale blocco impedisce ora di effettuare chiamate audio tramite queste applicazioni che vengono utilizzate in modo quasi globale dai russi, sconvolgendo la quotidianità sia delle comunicazioni personali, ma anche delle attività lavorative ad esse legate. 

Quindi le videoconferenze necessarie per mettere in contatto fornitori e clienti, come conversazioni telefoniche tra i soldati al fronte e le proprie famiglie, o le chiamate o videochiamate tra familiari, sono adesso quasi impossibili tramite WhatsApp e Telegram. Ma quale motivazione ha dato Roskomnadzor, ovvero l’autorità federale di regolamentazione dei media e di internet a tale decisione aggressiva verso la popolazione russa? Come è di prassi nei regimi autoritari, ma sempre più spesso anche in quelli ritenuti utopisticamente democratici, la motivazione ufficiale è che il blocco di WhatsApp e Telegram, che al momento risulta parziale in quanto i messaggi scritti funzionano ancora, è stato necessario per salvaguardare gli utenti dalle truffe commerciali che anche in Russia hanno grande e capillare diffusione.

Con questo blocco i cittadini saranno protetti dal rischio di essere truffati da “criminali e terroristi”, come narra la propaganda del Cremlino. Ma la realtà è che ora lo Stato russo segna una ulteriore acquisizione del controllo del Paese tramite una rete internet totalmente controllata dal Governo di Mosca. Un blocco parziale propedeutico alla creazione di un internet isolato a livello mondiale sul modello cinese, con una contestuale “esortazione obbligatoria” finalizzata a incoraggiare/costringere i russi a utilizzare il nuovo servizio di messaggistica totalmente russo chiamato Max, sviluppato dal colosso nazionale social network VKontakte. Max ha le stesse caratteristiche di servizi di Telegram e WhatsApp, ricalca non casualmente la super app cinese WeChat o Weixin che ha oltre un miliardo di utenti, e rappresenta la più grande app mobile del Pianeta; può chiamare, scrivere, registrare messaggi, e inviare immagini. È stato comunicato che è ancora in fase sperimentale. VKontakte ha informato che dal momento del lancio di Max avvenuto a marzo di questo anno, già quasi 20 milioni di utenti si sono iscritti.

Per contro un delegato di WhatsApp ha affermato che l’app Max rappresenta la violazione governativa del diritto degli utenti di avere una comunicazione sicura, e il governo russo sta cercando di bloccare questa applicazione a oltre 100 milioni di russi. Al momento, la sovietizzazione delle reti di messaggistica continua, sebbene è ancora possibile aggirare le restrizioni utilizzando servizi Vpn, rete privata virtuale, anche se questi vengono regolarmente bloccati.

Un sistema di accresciuto controllo del Paese da parte del Cremlino che ricalca a perfezione la politica estera tesa ad un controllo degli ex territori sovietici, effettuato sia con la guerra tradizionale che con la guerra mediatica e con pressioni politico-commerciali.

Aggiornato il 26 agosto 2025 alle ore 10:08