
Il ritmo dei cambiamenti geopolitici è drammatico e il mondo è diventato più pericoloso. La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, l’attacco missilistico dell’Iran contro Israele e l’attacco terroristico di Hamas sponsorizzato dall’Iran contro Israele illustrano la crescente instabilità globale. I cambiamenti tettonici nel panorama geopolitico e della sicurezza minacciano il nostro mondo occidentale e i nostri valori. Gli attori autoritari, come la Russia e la Cina, stanno perseguendo una politica estera sempre più aggressiva per portare avanti i loro interessi a livello mondiale, con mezzi politici ed economici, ma anche con mezzi militari. Ciò include anche l’uso mirato della disinformazione, nonché attacchi cibernetici e ibridi, con l’obiettivo di minare la stabilità delle nostre società democratiche. Inoltre, l’influenza maligna dei regimi autoritari destabilizza e tenta di far deragliare il percorso europeo dei Paesi candidati, come nel caso dei Balcani occidentali.
I conflitti globali stanno approfondendo le linee di faglia geopolitiche, mettendo contemporaneamente alla prova i nostri partenariati nel mondo. Oltre al nostro vicinato orientale, la stabilità regionale nel Mediterraneo, nel continente africano e in Medio Oriente si sta deteriorando. Inoltre, l’importanza strategica militare della regione artica è aumentata esponenzialmente negli ultimi anni. Infine, il terrorismo islamico internazionale e il radicalismo religioso continuano a rappresentare una grave minaccia per la sicurezza interna ed esterna. Tutto ciò richiede un approccio globale a 360 gradi e una valutazione congiunta delle minacce. Negli ultimi dieci anni, Mosca e Pechino hanno aumentato i loro bilanci per la difesa rispettivamente del 300 per cento e del 600 per cento. Gli Stati membri dell’Ue, invece, hanno aumentato la spesa per la difesa solo del 20 per cento.
Ancora oggi, non tutti gli alleati europei della Nato hanno raggiunto l’obiettivo del 2 per cento di spesa per la difesa sul Pil. Molti di quelli che lo hanno raggiunto lo hanno fatto solo di recente. È evidente che le strette relazioni transatlantiche e la cooperazione con gli Stati Uniti nel quadro della Nato rimangano la pietra angolare della nostra sicurezza. Questo, tuttavia, non esime i Paesi europei dall’obbligo di essere in grado di difendere i propri interessi, costruendo le proprie capacità di difesa complementari e interoperabili, evitando inutili duplicazioni rispetto al quadro della Nato. Un vero partenariato significa responsabilità condivisa, sforzi congiunti ed equa ripartizione degli oneri. Gli esperti avvertono che entro i prossimi cinque anni la Russia sarà in grado di lanciare un attacco su larga scala contro l’Ue e la Nato. Pertanto, l’Europa deve finalmente prendere in mano la propria sicurezza e diventare capace e disposta a difendere se stessa e i propri interessi. In quest’ottica, è necessario un vero partenariato strategico tra l’Ue e la Nato. Solo insieme possiamo garantire la nostra sicurezza e la prosperità a lungo termine.
Dobbiamo accettare che il tempo del dividendo della pace è finito e che è necessario adottare misure coraggiose per garantire la sicurezza dell’Unione europea e dei suoi cittadini. Il primo passo, quindi, dovrebbe essere quello di aggiornare e implementare la bussola strategica dell’Ue per riflettere sulla portata della minaccia. Occorre promuovere una forte posizione di difesa in Europa, al fine di proteggere i cittadini europei dalle numerose minacce che stiamo affrontando. L’Europa deve essere in grado di difendersi da sola, sostenendo al contempo coloro che lottano per l’Europa e per i nostri valori fondamentali. Ecco perché occorre essere saldamente al fianco dell’Ucraina che combatte coraggiosamente per il nostro stile di vita europeo. È sui campi di battaglia ucraini che si decide il futuro dell’Europa.
Dobbiamo aumentare significativamente i nostri investimenti nelle tecnologie emergenti e dirompenti nel settore della difesa, tra cui la cyberdifesa, lo spazio esterno, i nuovi materiali e la produzione, l’intelligenza artificiale, il calcolo quantistico, il cloud computing, l’Internet degli oggetti (IoT), la robotica, la biotecnologia e la nanotecnologia. Dobbiamo analizzare gli sviluppi attuali e trarre insegnamento dalla guerra in Ucraina per capire quali nuove tecnologie, come i droni, saranno necessarie per il futuro della difesa europea e sviluppare capacità industriali per queste tecnologie. Dobbiamo ridurre la burocrazia e promuovere il coinvolgimento delle Pmi, rafforzare i partenariati pubblico-privato e consentire l’emergere di campioni europei sfruttando l’intero potenziale innovativo dell’Edtib (European Defence Technology Industrial Base). Dobbiamo inoltre attuare misure per garantire che le Pmi del settore della difesa rimangano in Europa e continuino a prosperare. È urgente rafforzare la politica industriale dell’Unione e incrementare il sostegno al settore della difesa, che è più che mai cruciale per proteggere la sovranità e l’integrità degli Stati membri dell’Ue.
Investimenti e spese comuni a livello europeo, creando economie di scala, porteranno risparmi agli Stati membri e contribuiranno all’armonizzazione del settore della difesa. I partenariati pubblico-privati sono essenziali per finanziare gli investimenti nel settore della difesa. Sulla scena globale, l’Europa deve migliorare e approfondire in modo significativo le sue relazioni strategiche e la cooperazione in materia di difesa con partner affini come Stati Uniti, Regno Unito, Norvegia, Repubblica di Corea, Canada, Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Attraverso questi partenariati, deve fare di più per aumentare la sicurezza delle catene di approvvigionamento della difesa, che è fondamentale per le forze armate dei Paesi membri. L’Europa deve anche accelerare la sua capacità di prendere decisioni in materia di politica estera e di sicurezza. Parlare con una sola voce è l’unico modo per difendere davvero gli interessi europei — ma raggiungere questa unità richiede uno sforzo politico difficile e condiviso, che passa anche dall’emarginazione di chi si schiera, apertamente o meno, con i nemici dei nostri valori.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
Aggiornato il 07 agosto 2025 alle ore 13:09