Global Gaza: l’islamo-nazismo

Nessuno che, finora, si sia soffermato dal punto di vista socio-politico sulla realtà di Gaza, nel periodo che va dal 2006 al 6 Ottobre 2023. Per quasi 20 anni, quella Striscia di terra è stata un feudo totalitario, dominato da un sorta di neo dittaturaislamo-nazista”. Del resto che cos’altro ha voluto essere Hamas, se non esattamente questo, dopo la sua vittoria alle elezioni democratiche del 2006, dove si presentava con il Giano Bifronte della sua ala militarista e di quella “politica”, per modo di dire? Dalla presa del potere nel 2006, Hamas ha dato vita a una dittatura senza se e senza ma, come fece Adolf Hitler nel 1933, senza mantenere nessuna delle promesse elettorali fatte al popolo gazawi. Il suo capo spietato, Yahya Sinwar, ha governato l’enclave come un moderno führer, uccidendo a piacimento oppositori e presunti collaborazionisti. Il tutto, senza nemmeno la farsa di un processo né civile, né islamico, laddove quest’ultimo fu persino assicurato ai propri nemici dai feroci paladini di Allah dello Stato islamico e di Al-Qaeda. Ora, possibile che dal 2011 (anno in cui si sarebbero dovute rinnovare le cariche elettive di Gaza) al 2023 nessuno abbia mai chiesto conto e ragione ai Fratelli musulmani di Sinwar di come avessero sperperato decine di miliardi di finanziamenti e di aiuti internazionali dei Paesi petroliferi del Golfo e dell’Union europea? Altra questione: perché mai la vita dei gazawi è sempre dipesa dalla carità internazionale per i propri fabbisogni primari, senza che mai i loro amministratori (dittatori) pro-tempore ne abbiano fatto decollare l’economia, favorendo un minimo di sviluppo industriale e di agricoltura di sussistenza?

I fatti ci dicono come quella montagna di denari siano serviti esclusivamente per acquistare armi; costruire centinaia di chilometri di tunnel, che correvano sotto abitazioni e insediamenti civili, come scuole e ospedali; pagare gli stipendi dei miliziani e a finanziare le opere di carità necessarie a sussidiare le famiglie indigenti (praticamente tutte!) di Gaza. In questo, le Ong sono state le principali complici del misfatto, inflazionando ed espandendo senza sosta sia la richiesta di finanziamenti internazionali, sia i propri organici, per dare occupazione ai miliziani e ai loro familiari. Bene, la domanda sorge spontanea: quali campus e movimenti pro-Palestina hanno denunciato nel corso degli ultimi 20 anni le malefatte del regime islamo-nazista di Hamas contro il proprio popolo, tiranneggiato in dispregio a tutte quelle libertà così tanto care all’Occidente? Per non parlare poi dell’alleanza contro natura che i sunniti Fratelli musulmani di Gaza avevano sottoscritto con il regime sciita di Teheran! Sodalizio politico religioso, quest’ultimo, mirato ad attuare un vero e proprio genocidiostatutario” (perché contenuto nello Statuto di Hamas e nella Costituzione iraniana) degli ebrei di Israele e del loro Stato, che avrebbero dovuto essere cancellati con la forza dalla faccia della terra e dalle mappe mediorientali. Chi, dove, come e quando ha denunciato i fatti accaduti a Gaza in questi ultimi 20 anni? Ciò detto, rimane in sospeso la risposta alla domanda incombente seguente: “la reazione israeliana è paragonabile a una volontà di genocidio della popolazione palestinese”? Malgrado la risposta affermativa di tante anime belle, comprese alcune tra le più illustri figure dell’intellighenzia e della cultura israeliana, giuridicamente e sostanzialmente il termine continua a risultare del tutto fuori misura, favorendo per giunta l’emersione nel mondo di una fortissima vena antisemita.

Allora, sarà bene, prima di discutere di questa “reductio ad Hitlerum” del Governo di Israele, chiederci “perché” dal 1973 nessuno degli Stati arabi sia più intervenuto a sostegno dell’irredentismo armato palestinese, dominato dalla fratellanza musulmana. Dicendo in premessa, e ribadendolo per l’ennesima volta che, a partire dall’8 Ottobre 2023, decine di milioni di cittadini del libero Occidente avrebbero dovuto sfilare nella pubblica piazza per chiedere ai terroristi di Hamas di consegnare armi, tunnel e ostaggi, abbandonando di conseguenza Gaza come fece l’Olp dapprima in Giordania (che li ha massacrati, per ottenere il loro allontanamento forzato a seguito del Settembre Nero) e dopo in Libano, che seguì la stessa procedura del regno hascemita, con il massacro di Sabra e Shatila. Sarà bene, in merito, rileggersi i fatti storici e le cronache dell’epoca, che descrivono compiutamente il clima di guerra civile e insurrezionale, creato dalla presenza destabilizzante delle milizie armate palestinesi sia in Giordania che in Libano. L’accusa di islamo-nazismo si spiega con il fatto che Hamas (per ammissione stessa del suo capo guerriero Sinwar) ha fatto come Hitler, chiedendo al popolo gazawi di sacrificarsi fino all’ultimo bambino per la distruzione di Israele. Pertanto, ab origine, l’idea del genocidio è in primis addebitabile storicamente proprio alle leadership fondamentaliste della Palestina, dato che loro stessi e gli Stati arabi alleati, pur di impedire la creazione dello Stato di Israele, erano prontissimi, fin dal 1947, ad attuare un Olocausto 2.0. Si veda in merito la posizione tenuta all’epoca dell’egiziano Gamal Nasser, che nel 1954 definì Israele un avamposto straniero e una minaccia per il mondo arabo.

Così, dopo il 1967 e la Guerra dei sei giorni combattuta per la sicurezza dei propri confini, è arrivata l’ossessione dei governi di Tel Aviv per un “resettlementdi massa dei palestinesi: la guerra di Gaza mira a questo, ovvero a una Nabka 2.0, e non a un genocidio. E, da questo punto di vista, le perdite civili palestinesi sono il frutto di una guerra spietata contro un nemico mortale, che si fa cinicamente scudo della sua stessa popolazione. Allora, come osserva Le Figaro, che cos’è in pratica questo ricorso sbrigativo al concetto di “reductio ad Hitlerum” se non un segno dell’incultura storica e di un’imperdonabile pigrizia intellettuale, in un’epoca priva di un progetto collettivo strutturante? Davvero la storia è una raccolta di figurine che si possono spostare a piacimento per riempire i vuoti di una realtà incomprensibile? Questa convocazione tragica del passato serve davvero a spiegare l’inspiegabile del presente, dato che ci si rifiuta di ricordare che cosa successo nel 1940-1945, quando per vincere la guerra contro una dittatura spietata vennero rase al suolo intere città abitate da milioni di civili tedeschi e giapponesi, quest’ultimi annientati con la prima sperimentazione sul campo dell’arma nucleare? Fu un atto di genocidio anche in quel caso, o legge di guerra?

Sarà bene ricordare, a questo punto, che nel 1948 la più che delegittimata destra collaborazionista francese del regime di Vichy accusò Israele di “genocidio contro gli arabi” (sic!), copiando letteralmente dal passato stalinista le gesta antisemite della propaganda sovietica. Queste ultime ebbero il loro apice nel finto processo Slansky del 1952 a Praga, dove 9 dei 12 accusati (tutti ebrei) dovevano rispondere di sionismo cosmopolita. Per non parlare del così detto “Complotto dei Camici Bianchi” organizzato dai Servizi segreti di Mosca, nel 1952-1953, in cui medici sovietici ebrei furono accusati falsamente di aver assassinato due dirigenti comunisti. All’epoca, furono diffusi milioni di volantini multilingue, in cui si equiparava il “sionismo di Tel Aviv a una mera prosecuzione del nazismo”. Sì, è vero: i drammi della storia diventano farsa quando si ripetono, come nel caso dell’accusa di genocidio mossa oggi a Israele!

Aggiornato il 07 agosto 2025 alle ore 09:33