L’Europa incoraggia una nuova era di terrorismo

Il 29 luglio scorso, il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato che il Regno Unito avrebbe riconosciuto unilateralmente lo Stato di Palestina, a meno che Israele e Hamas non raggiungano un cessate il fuoco entro il prossimo settembre. Se il terrorismo è un incendio, Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron, che il 24 luglio ha annunciato che anche la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina, hanno preferito gettare benzina sul fuoco, anziché acqua. Ma a prescindere dalla confusione reale di Starmer, è Hamas, non Israele, a rifiutare sia il cessate il fuoco che il rilascio degli ostaggi israeliani che ha sequestrato il 7 ottobre 2023, durante un precedente cessate il fuoco. Le immagini di pazienti affetti da paralisi cerebrale, e di yemeniti e siriani, non equivalgono alla fame a Gaza, né una popolazione in crescita indica che è in atto un genocidio. Ciò che Starmer e Macron hanno fatto sia per dare prova di virtù morale che per compiacere la crescente base islamista e i radicali di sinistra dei loro Paesi è stato non solo premiare Hamas per il suo terrorismo, ma anche consentirgli di accantonare la sconfitta e diventare il modello per la politica palestinese, soprattutto perché regnerà il caos dopo la morte del 92enne presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas.

Creare uno Stato palestinese non porterà la pace. Garantirà la guerra. Hamas e molti palestinesi comuni adottano un approccio massimalista: non vogliono una soluzione dei due Stati, con uno Stato palestinese indipendente formato sulla base delle linee dell’armistizio del 1949 tra Israele da un lato e l’Egitto e la Giordania, rispettivamente potenze occupanti a Gaza e in Cisgiordania, dall’altro. Mentre la disputa continua, l’Europa ha dimostrato ai palestinesi che possono usare la violenza e il latente antisemitismo europeo per promuovere i propri interessi in modo più efficace della diplomazia e del compromesso.

Ma perché i palestinesi dovrebbero essere gli unici beneficiari di una simile strategia? Molti popoli aspirano ad avere un proprio Stato: la popolazione del Somaliland, il Movimento sud in Yemen, i canachi in Nuova Caledonia, i catalani in Spagna, i biafrani nel sudest della Nigeria, i tigrini in Etiopia e gli anglofoni in Camerun. I curdi in Turchia continuano a desiderare la libertà e probabilmente riprenderanno le armi se il governo turco non approfitterà dell’offerta di cessate il fuoco per negoziare davvero. I tibetani, gli uiguri e i mongoli della Mongolia interna anelano tutti la libertà dalla Cina. Sia il Regno Unito che la Francia devono fronteggiare minacce separatiste latenti in Scozia e in Corsica.

Con il mondo che ignora i movimenti pacifici in Somaliland e nello Yemen del Sud, ma dà priorità alla Palestina a causa del terrorismo di Hamas e degli spettacoli mediatici di “Pallywood”, i futuri aspiranti alla libertà concluderanno che il modo migliore per ottenerla è seguire il modello palestinese. Lo stesso vale per il Biafra, l’Ambazonia e i curdi, dove rispettivamente finlandesi, norvegesi e svedesi hanno agito come agenti della Nigeria, del Camerun e della Turchia per punire i leader della società civile che appartenevano ai movimenti indipendentisti nei loro Paesi d’origine. È vero, ognuno di questi movimenti conduce una rivolta locale, ma potrebbero presto concludere che la strada da seguire è quella di uccidere gli europei, non di fidarsi di loro. Proprio come i palestinesi hanno catturato l’attenzione mondiale assaltando scuole, dirottando aerei e persino attaccando le Olimpiadi, nuovi aspiranti possono ora studiare il caso di Hamas, e la risposta di Parigi e Londra al terrorismo, per cercare di ottenere il sostegno internazionale prendendo di mira le compagnie aeree del Vecchio continente e prendendo in ostaggio cittadini europei. L’Europa reagirà con ripugnanza (come è giusto che sia), ma Macron e Starmer dimostrano che, col tempo, l’equivalenza morale, se non addirittura il contrario, avrà la meglio.

Il processo non sarà nemmeno organico. Hamas sopravvive grazie ai finanziamenti dell’Iran, della Turchia e delle Nazioni unite. Gli sponsor statali e le organizzazioni internazionali hanno un ruolo importante. L’India dovrebbe aspettarsi che il denaro islamista affluisca ai terroristi del Kashmir; il denaro russo potrebbe finanziare il separatismo scozzese, catalano o del Quebec. In ogni caso, militanti ed estremisti potrebbero deviare quelli che oggi sono movimenti pacifici. Una leadership priva di principi, alimentata dall’antisemitismo, forse dai fondi del Qatar e dal desiderio di compiacere gli elettori, può avere effetti profondi sulla sicurezza internazionale. Ciò che accade a Gaza non rimane circoscritto a Gaza. Convalidando le scelte di Hamas, i leader europei oggi lo promuovono come modello. Alla fine, a pagarne il prezzo saranno le strade di Parigi e Londra, non Gaza e Ramallah.

(*) Tratto dal Washington Examiner

Aggiornato il 06 agosto 2025 alle ore 10:28