Israele: Hamas vuole piegarci con la “propaganda dell’orrore”

Benjamin Netanyahu vuole raggiungere gli obbiettivi di guerra. In settimana convocherà il Governo e verranno date ulteriori indicazioni all’esercito. “Dobbiamo continuare a essere uniti e a lottare insieme per raggiungere” i traguardi stabiliti, ha detto il premier dello Stato ebraico. Uno degli obiettivi di guerra di Israele riguarda il rilascio di tutti gli ostaggi, ancora in vita e deceduti. “Hamas non vuole un accordo. Vuole piegarci con la propaganda dell’orrore. Ma noi siamo ancora più determinati ad eliminare i terroristi perché Gaza non costituisca più una minaccia per Israele”, aveva dichiarato precedentemente il primo ministro di Gerusalemme.

Tutto ciò, mentre il ministro degli Esteri Gideon Saar volerà alla volta di New York, dove domani si terrà una sessione straordinaria del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite, convocata su iniziativa israeliana. Al centro dell’incontro, la vicenda degli ostaggi ancora detenuti nella Striscia di Gaza. “Ringrazio gli Stati Uniti e Panama per aver accolto il nostro appello e per aver aiutato a convocare questa riunione importante e urgente. Per questo ho contattato i miei colleghi e ho chiesto loro di mettere urgentemente la questione degli ostaggi al centro dell’agenda globale”, ha dichiarato Sa’ar in conferenza stampa da Gerusalemme. Secondo il ministro dello Stato ebraico, Hamas e Jihad islamica “stanno usando la fame e la tortura degli ostaggi come parte di una campagna propagandistica sadica, deliberata e ben pianificata”, aggiungendo che le due organizzazioni avrebbero congiuntamente orchestrato quella che definisce “la campagna della bugia della fame”. “La quantità di aiuti che entra dimostra che si tratta di una campagna di propaganda falsa”, ha sottolineato.

Tra le domande dei giornalisti, il titolare della diplomazia israeliana ha rivolto un duro attacco ai principali media internazionali, accusati di distorcere la narrazione del conflitto. “L’agenda sbilanciata e distorta di una grande parte dei media internazionali contro Israele è stata ancora una volta messa a nudo. Così come non vi è alcun riconoscimento degli sforzi umanitari di Israele nella Striscia di Gaza – e Israele sta facendo molto – le immagini terribili degli ostaggi sono tragicamente assenti dalle prime pagine del New York Times, del Washington Post e della maggior parte dei media globali. È vergognoso”, ha dichiarato. Per Sa’ar, anche la comunità internazionale è corresponsabile di una narrazione che alimenta confusione e disinformazione. “L’ipocrisia internazionale deve essere smascherata. Alcuni Paesi e leader cercano di creare una simmetria tra le due parti: tra ostaggi e assassini. Ma questa è una distorsione, non c’è simmetria”, ha affermato. “Avete sentito cosa ha detto il presidente della Francia: ostaggi da entrambe le parti. Ma non è così: da un lato ci sono ostaggi, brutalmente rapiti dalle loro case il 7 ottobre. Torturati e tenuti prigionieri in condizioni crudeli da quasi due anni da Hamas. Dall’altro lato ci sono assassini malvagi che stanno scontando l’ergastolo. La verità è semplice: Da un lato ci sono ostaggi. Dall’altro terroristi”. Il ministro ha poi criticato duramente le misure adottate da alcune cancellerie occidentali, tra cui Francia, Regno Unito e Canada, definite “un vero premio per il terrorismo. Un grande regalo per Hamas”, mostrando un video in cui un leader del gruppo islamista afferma che “il 7 ottobre ha dato i suoi frutti”.

Mentre cresce l’attesa per la riunione alle Nazioni unite, a Gerusalemme si acuisce la frattura tra leadership politica e vertici militari. Secondo alcune fonti citate dall’Ansa, all’interno dell’esecutivo israeliano sarebbe in corso un acceso confronto sulla prosecuzione dell’offensiva terrestre nel centro della Striscia di Gaza. Il punto critico riguarda l’equilibrio tra l’intensificazione dell’operazione e il rischio concreto per la vita degli ostaggi ancora in mano a Hamas. Il capo di Stato maggiore Eyal Zamir avrebbe messo in guardia il Governo: una manovra espansiva in quell’area, densamente popolata e ancora sotto il controllo dell’organizzazione islamista, potrebbe compromettere ogni possibilità di salvataggio. Zamir avrebbe proposto un approccio più contenuto: mantenere il controllo delle zone già conquistate, limitando le operazioni offensive a blitz mirati contro cellule armate di Hamas, in particolare nella zona di Gaza City e nelle aree centrali, dove secondo l’Intelligence sarebbero detenuti diversi ostaggi. L’obbiettivo – secondo fonti militari israelite – sarebbe quello di esercitare pressione psicologica attraverso un’intensa attività di fuoco, senza esporre truppe in maniera massiccia. Tuttavia, Tel Aviv non ha ancora assunto una linea definitiva. Le posizioni più rigide provengono dai ministri della destra conservatrice, che spingono per un’estensione delle operazioni su larga scala. Una linea che, al momento, si scontra con le valutazioni strategiche delle Forze di difesa israeliane.

Aggiornato il 04 agosto 2025 alle ore 16:42